Pronto: sono il Papa

Questa volta è difficile rendere con uno scatto fotografico le sensazioni provate nel “Campo del futuro”, l’arena di S. Rossore, quando colpiti da raggi di sole simili a ferri roventi, abbiamo partecipato alla S. Messa che ha concluso la Route Nazionale.
Ci sparavano addosso l’acqua con degli idranti, tanto faceva caldo. Ci si attrezzava come si poteva per coprirsi la testa dal sole: si sono verificate molte conversioni all’induismo nel corso della celebrazione (turbanti di magliette a go-go!); forse sono aumentati anche i fedeli buddisti, ricordo molti RS in stato di profonda, molto profonda, meditazione. C’era anche, tuttavia, uno sparuto gruppo di cattolici svegli che si sono occupati dell’ordinaria amministrazione: rispondere al telefono (al Papa, che ci ha fatto uno squillo per ricordarci di non farci rubare la speranza sotto il naso) e ascoltare l’omelia del Card. Bagnasco; quest’ultima è stata particolarmente ricca di spunti: bisognerebbe tenerla sempre sott’occhio perché mi pare abbia un forte valore programmatico, diversi punti meriterebbero una verifica da parte dei capi circa la testimonianza di fede che questi sono chiamati a dare.
Sia per ristrettezze di tempo e sia perché siamo in Quaresima (e quindi cerco di astenermi in generale dal troppo, nello specifico anche dalle troppe parole), mi limito a pubblicare alcuni stralci dell’omelia utili alla attenta riflessione di tutti.

Il coraggio di essere liberi
Si parla molto di libertà, ma non si vedono molti uomini liberi. Siete voi persone libere? Un popolo libero? Com’è facile credersi liberi e com’è difficile esserlo veramente! Ci viene predicato che ognuno deve essere legislatore di se stesso, che dobbiamo essere “slegati” (da legami, valori, norme, tradizioni, istituzioni…). Si vive un nichilismo allegro che fa il tiro a segno con ogni principio e valore usando l’arma della scelta individuale, poiché – si dice – è la scelta che rende buono o cattivo il nostro comportamento, giusto o ingiusto. Ma in realtà, così facendo, non siamo liberi ma sfondati, perché senza fondamento nella nostra vita: laddove tutto è possibile, nulla esiste! (Gerard Schmit, “L’epoca delle passioni tristi”). Com’è vero! Se tutto si equivale nella vita – ogni comportamento, valore, principio… basta che sia stato scelto da ciascuno – allora perché sacrificarsi per qualcosa, a volte fino a dare la vita? […]

Il coraggio di essere cristiani
Seguire Gesù è il coraggio più grande: esso comporta e compie anche il coraggio di essere liberi e di amare. Gesù è la Libertà, l’Amore, la Vita. È paradossale, ma da tempo il nostro vecchio occidente ha paura di dirsi cristiano, e rappresenta il cristianesimo come una favola per paurosi, una consolazione per perdenti, la negazione della libertà, la mortificazione della gioia, un pericolo per la società. E non di rado si alimenta la denigrazione, inforcando supponenti e infastiditi gli occhiali della prova scientifica. Come reagiamo noi a questa rappresentazione? Ci lasciamo intimidire? Forse ci dichiariamo cristiani ma non troppo, quasi per attutire l’impatto e le possibili conseguenze?
[…]
Affidarsi a Gesù significa accogliere il giogo della sua parola, dei suoi comandamenti: giogo dolce non perché non chieda impegno, ma perché è un giogo d’amore. E chi ama fatica, ma non si affatica. Credere a Cristo significa accoglierlo intero, Lui il Capo e la Chiesa le sue membra. Abbiamo il coraggio di accoglierLo intero? Di non prostrarci a quanti dicono: Cristo sì, Chiesa no?

Carlo Maria