Hanno lasciato una traccia – Nicola Calipari

ttscout160 (23)Recitando la promessa ogni guida ed esploratore si impegnano a compiere il proprio dovere “verso il proprio paese” o “patria”, un termine sempre meno usato e di cui abbiamo ormai perso il significato sostituendolo semplicemente con “stato”. La risposta a quale sia pragmaticamente il dovere verso la patria non è univoca, nel bene o nel male. Durante la Grande Guerra risultò naturale armare i giovani esploratori del CNGEI ed addestrarli al combattimento, così come durante la rivolta di Varsavia gli scout polacchi del ZHP imbracciarono le armi contro i nazisti. Allo stesso tempo, invece, le Aquile Randagie avevano deciso che il loro dovere verso il proprio paese fosse quello di opporsi al fascismo con la resistenza non violenta.

Quando non esistono regole certe e non si riesce a dare una definizione completa ci si richiama a degli esempi. Quello che abbiamo scelto oggi non è forse uno dei più noti ma il suo nome forse riaffiorerà alla mente dei più grandicelli.

Nicola Calipari nacque a Reggio Calabria il 23 giugno 1953 ed entrò a far parte dell’Associazione Scouts Cattolici Italiani nel 1965. Il reparto era l’Aspromonte del Reggio Calabria 1. Nel 1973 è capo dell’AGESCI Reggio Calabria 1 e 3. Sul sito Giunglasilente leggiamo: “Era il ragazzo più disponibile quando si doveva lavorare”, ricorda il professor Teofilo Maione, docente in pensione, capo scout a Reggio per molti anni. “Della sua squadriglia – dice ancora – era sempre quello che stava accanto ai più piccoli. Di lui ricordo anche le grandi capacità tecniche: era bravo nell’orientamento, nell’osservazione, nel costruire ponti, nella cucina; e nelle riunioni era una miniera di idee”. Per il professore Maione, “Nicola ha saputo tradurre la sua disponibilità al servizio da scout, anche nella sua attività professionale […] È difficile in un momento come questo frugare nella memoria per cercare tra i tanti momenti condivisi, ma non può non raccontare, tra lacrime di commozione, la disavventura vissuta con Nicola nel 1976. Eravamo diventati capi e ci avevano affidato un gruppo di ragazzi più piccoli durante un’escursione in Aspromonte; ci siamo persi in una zona impervia dove siamo stati costretti a pernottare. Nicola dava coraggio e forza a tutti, fino a quando l’indomani siamo riusciti a ritrovare il sentiero “. […]” Nel 1976 organizzammo in Calabria un raduno di scout che aveva per obiettivo lottare per restare in Calabria e per costruire una Calabria diversa. Il gruppo di Nicola, quello della Candelora, era il più numeroso, a dimostrazione della sua dedizione totale nel fare ogni cosa”.

Laureatosi in giurisprudenza, nel 1979, si arruola in Polizia e diventa funzionario. Dapprima dirige squadre mobili, poi collabora in una missione internazionale nel 1988 con la National Crime Authority australiana. Lavora ad alto livello in Questura e nella Polizia Criminale. Diventato Vice Consigliere Ministeriale riceve riconoscimenti per le operazioni di polizia giudiziaria portate a termine con successo relative, in particolare, ad operazioni antidroga e di contrasto al traffico internazionale di armi.

Nel 2002 entra nel Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI) e viene assegnato alle operazioni in Iraq. Conduce le trattative per la liberazione delle operatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Non si riesce invece a riportare a casa Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni.

Il 4 febbraio 2005 l’Organizazione del Jihad Islamico rapisce la giornalista de “Il manifesto” Giuliana Sgrena a Baghdad. Seguono giorni di incertezza, tensione, ultimatum e minacce. A spendersi in prima linea per salvare la giornalista “scomoda”, che aveva mostrato al mondo i bambini colpiti dalle bombe a grappolo statunitensi, è Calipari.

Il 4 marzo la mediazione dei servizi segreti militari italiani dà i suoi frutti e Giuliana viene liberata e portata in macchina verso l’aeroporto. I posti di blocco americani si susseguono senza problemi quando all’improvviso una fitta pioggia di proiettili si abbatte sulla vettura. Calipari si getta su Giuliana per proteggerla e viene raggiunto da un colpo alla testa che lo uccide. Aveva promesso che l’avrebbe riportata in Italia viva e così fu.

Le ricostruzioni dell’incidente da parte americana e italiana differiscono e per anni i processi tentarono di fare luce sull’accaduto. Caliparì fu insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Gli erano già state conferite le onorificenze di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2004 e di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1999.

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