Archivio mensile:novembre 2017

Generazione X – So long, and thanks for all the friendship

Benvenuti cari amici ed amiche ancora una volta sulle pagine di generazione X.
Le storie di fantasia, spesso, hanno degli inizi molto bizzarri e spettacolari: astronavi che si inseguono, esploratori che scappano da macigni giganteschi, l’intero viaggio di un proiettile dalla fabbrica fin nella testa di un uomo, spie che ci sparano contro molto altro ancora. Ovviamente la funzione principale di questi espedienti è di catturare il prima possibile la nostra attenzione (e non farci accorgere che stiamo semplicemente assistendo ai titoli di testa) ma ciò non toglie che, quando sono fatti bene, essi diventano una parte integrante della storia, nella quale noi quindi entriamo “in media res” cioè quando la vicenda è già iniziata. La storia che noi viviamo di giorno in giorno, invece, inizia insindacabilmente coi monotoni e sonnacchiosi primi giorni dopo il parto.
Ma è davvero così?
Per molti potrebbe sembrare naturale pensare alla nascita come all’inizio della propria vita, e sono sicuro che per molti dei lettori più giovani il contrario non sia nemmeno da considerare eppure capita spesso, nella vita degli uomini, di arrivare ad un punto in cui dentro scatta qualcosa. Un incontro, una scelta, che inevitabilmente finirà per essere uno spartiacque della propria esistenza. Un esempio tanto estremo quanto significativo, in tal senso, può essere la vita di san Francesco. Sappiamo tutti come lui iniziò la propria esistenza come il figlio di un ricco mercante, amante delle armi e dei romanzi di cavalieri tipici dell’epoca, per poi cambiare completamente il proprio stile di vita e dedicarsi alla vita di chiesa. È difficile pensare che San Francesco pensasse a quei giorni di ricco ozio come una parte integrante di chi era, e non piuttosto come un trampolino che lo aveva preparato al grande salto verso la fede.
Molte volte, insomma, capita che quello che possa essere inizialmente concepito come l’inizio, non sia altro che una preparazione, un trampolino, e che il vero succo del cambiamento e della progressione stia piuttosto nei finali. Ad esempio per molti, oggi, si conclude un percorso nei castori, nei lupetti, in reparto o addirittura in Clan, solo per incominciarne un altro in una branca differente dove le avventure che si vivranno saranno ancora più varie ed emozionanti.
Ed è con in mente un’idea del genere che, dopo tanti anni, ho finalmente deciso che voglio provare a chiudere un capitolo della mia esistenza ed aprirne un altro, chiudendo questa piccola rubrica.
La nostra cara “Generazione X” era nata (tra l’altro, non per mia iniziativa) come un luogo dove un giovane scout potesse esprimere il suo punto di vista sull’associazione degli scout e come il suo stile di vita ne venisse influenzato, ed io questo ho provato a fare da quando la rubrica mi fu consegnata, all’inizio della mia vita di repartista.
Non dirò esplicitamente che sento il bisogno di chiudere la rubrica perché non sono più giovane; un po’ perché già solo nell’associazione c’è chi merita l’appellativo di “vecchio” ben più di me, un po’ perché sento di non meritare ancora quella supposizione di esperienza e saggezza che il titolo comporta, però sento, questo sì, di non essere più la persona ideale per rispecchiare quello che i membri più giovani del gruppo pensano e credono.
Questi motivi, quindi, mi spingono a lasciare queste pagine, nella speranza di trovare qualcuno, giovane ed amante della scrittura, che vorrà riprendere il prima possibile il mio posto.
Purtroppo per voi, questo non vuol dire che vi siate finalmente sbarazzati di me; sfogliando questo stesso numero troverete il mio nome sotto ad altri articoli, e così sarà ancora per spero molto, molto tempo. Quindi, anziché sentirci delusi per il passato che si è appena compiuto suggerisco, piuttosto, di essere felici per il futuro che è appena iniziato.

Tricheco Birbante

Hanno lasciato una traccia – Nicola Calipari

ttscout160 (23)Recitando la promessa ogni guida ed esploratore si impegnano a compiere il proprio dovere “verso il proprio paese” o “patria”, un termine sempre meno usato e di cui abbiamo ormai perso il significato sostituendolo semplicemente con “stato”. La risposta a quale sia pragmaticamente il dovere verso la patria non è univoca, nel bene o nel male. Durante la Grande Guerra risultò naturale armare i giovani esploratori del CNGEI ed addestrarli al combattimento, così come durante la rivolta di Varsavia gli scout polacchi del ZHP imbracciarono le armi contro i nazisti. Allo stesso tempo, invece, le Aquile Randagie avevano deciso che il loro dovere verso il proprio paese fosse quello di opporsi al fascismo con la resistenza non violenta.

Quando non esistono regole certe e non si riesce a dare una definizione completa ci si richiama a degli esempi. Quello che abbiamo scelto oggi non è forse uno dei più noti ma il suo nome forse riaffiorerà alla mente dei più grandicelli.

Nicola Calipari nacque a Reggio Calabria il 23 giugno 1953 ed entrò a far parte dell’Associazione Scouts Cattolici Italiani nel 1965. Il reparto era l’Aspromonte del Reggio Calabria 1. Nel 1973 è capo dell’AGESCI Reggio Calabria 1 e 3. Sul sito Giunglasilente leggiamo: “Era il ragazzo più disponibile quando si doveva lavorare”, ricorda il professor Teofilo Maione, docente in pensione, capo scout a Reggio per molti anni. “Della sua squadriglia – dice ancora – era sempre quello che stava accanto ai più piccoli. Di lui ricordo anche le grandi capacità tecniche: era bravo nell’orientamento, nell’osservazione, nel costruire ponti, nella cucina; e nelle riunioni era una miniera di idee”. Per il professore Maione, “Nicola ha saputo tradurre la sua disponibilità al servizio da scout, anche nella sua attività professionale […] È difficile in un momento come questo frugare nella memoria per cercare tra i tanti momenti condivisi, ma non può non raccontare, tra lacrime di commozione, la disavventura vissuta con Nicola nel 1976. Eravamo diventati capi e ci avevano affidato un gruppo di ragazzi più piccoli durante un’escursione in Aspromonte; ci siamo persi in una zona impervia dove siamo stati costretti a pernottare. Nicola dava coraggio e forza a tutti, fino a quando l’indomani siamo riusciti a ritrovare il sentiero “. […]” Nel 1976 organizzammo in Calabria un raduno di scout che aveva per obiettivo lottare per restare in Calabria e per costruire una Calabria diversa. Il gruppo di Nicola, quello della Candelora, era il più numeroso, a dimostrazione della sua dedizione totale nel fare ogni cosa”.

Laureatosi in giurisprudenza, nel 1979, si arruola in Polizia e diventa funzionario. Dapprima dirige squadre mobili, poi collabora in una missione internazionale nel 1988 con la National Crime Authority australiana. Lavora ad alto livello in Questura e nella Polizia Criminale. Diventato Vice Consigliere Ministeriale riceve riconoscimenti per le operazioni di polizia giudiziaria portate a termine con successo relative, in particolare, ad operazioni antidroga e di contrasto al traffico internazionale di armi.

Nel 2002 entra nel Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare (SISMI) e viene assegnato alle operazioni in Iraq. Conduce le trattative per la liberazione delle operatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta e dei tre addetti alla sicurezza Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio. Non si riesce invece a riportare a casa Fabrizio Quattrocchi ed Enzo Baldoni.

Il 4 febbraio 2005 l’Organizazione del Jihad Islamico rapisce la giornalista de “Il manifesto” Giuliana Sgrena a Baghdad. Seguono giorni di incertezza, tensione, ultimatum e minacce. A spendersi in prima linea per salvare la giornalista “scomoda”, che aveva mostrato al mondo i bambini colpiti dalle bombe a grappolo statunitensi, è Calipari.

Il 4 marzo la mediazione dei servizi segreti militari italiani dà i suoi frutti e Giuliana viene liberata e portata in macchina verso l’aeroporto. I posti di blocco americani si susseguono senza problemi quando all’improvviso una fitta pioggia di proiettili si abbatte sulla vettura. Calipari si getta su Giuliana per proteggerla e viene raggiunto da un colpo alla testa che lo uccide. Aveva promesso che l’avrebbe riportata in Italia viva e così fu.

Le ricostruzioni dell’incidente da parte americana e italiana differiscono e per anni i processi tentarono di fare luce sull’accaduto. Caliparì fu insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Gli erano già state conferite le onorificenze di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2004 e di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 1999.

Approfondimento

Telegrammi da Balmuccia

Come primo campo estivo credo sia andato piuttosto bene, secondo me -STOP-

Il campo si è svolto a Balmuccia in provincia di Vercelli, ovunque essa sia -STOP-

Il territorio era abbastanza simpatico, anche se ho perso una torcia, ma sono dettagli.

In genere io ero sempre addormentato, ma di buon umore -STOP-

Abbiamo fatto molte attività come gite, giochi e il fantastico rafting -STOP-

Ovviamente ci sono state anche alcune attività che non sono state il massimo, ma chi sono io per giudicare? -STOP-

Come ogni campo estivo si fa l’hike, quei due giorni massacranti dove devi solamente camminare per ore, noi durante il percorso abbiamo trovato delle difficoltà, ma siamo riusciti a superarle e ad andare avanti -STOP-

Dato che non so come andare avanti, credo che questa scarsa pagina possa andare bene quindi credo di poter chiudere qui -STOP-

Francesco Cacciagrano

Un campo all’Indiana Jones

E così è passato anche il mio secondo anno… il mio secondo campo… un campo pieno di sorprese, sfide… e camminate! Infatti siamo partiti dalla sede e abbiamo viaggiato in macchina fino a Balmuccia, la cittadina dove ci siamo fermati per poi continuare il nostro cammino a piedi lungo un sentiero di campagna “apparentemente” infinito, ma che, (fortunatamente!) terminò con la visuale di una carrucola, che abbiamo da subito usato per trasportare il materiale di reparto e di squadriglia. Poi abbiamo montato le tende e, FINALMENTE (!), ci siamo goduti un meritato e gustoso pranzo condiviso. Ma questo è stato solo il primo giorno, perché poi il campo ci ha riservato mille e mille sorprese spettacolari e uniche.

Ma ora non sto qui a scrivere per filo e per segno ogni singolo dettaglio, ma vi dirò velocemente che in tutto il campo abbiamo conosciuto Indiana Jones e lo abbiamo aiutato a recuperare il suo taccuino e la tavoletta che gli era stata rubata.

Nel frattempo i capi ci hanno introdotto “Mister Campo”, per farmi capire da eventuali lupetti che stanno leggendo questo articolo, una specie di San Scemo, solo che al posto dei balletti ci sono delle sfide, ma non voglio anticiparvi troppo, visto che lo saprete meglio quando sarete in reparto.

Quindi, come spero abbiate capito, è stato un campo fantastico, ma stancante; pieno di sfide, ma anche di sorprese; pieno di lavori, ma anche di giochi; pieno di silenzi, ma anche di MUSICA! Infatti il nostro carissimo Alessandro Baraldi, che ha sempre a portata di mano la sua chitarra ed i suoi canzonieri, ci ha rallegrato i bivacchi e le sieste.

Finisco con una dedica ai quarto anno, che mancherà moltissimo a tutti noi; anche a tutti i lupetti che fra poco passeranno, che dovranno cominciare un nuovo percorso anche loro; e anche a tutti coloro che stanno per cominciare un nuovo cammino, che sia un passaggio scout, l’inizio di una nuova scuola o un trasferimento…

“il sasso: la persona distratta vi è inciampata; quella violenta l’ha usato come proiettile; l’imprenditore l’ha usato per costruire; il contadino stanco invece come sedia; per i bambini è un giocattolo; Davide uccise Golia e Michelangelo ne fece la più bella scultura. In ogni caso, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo. Non esiste sasso sul tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua propria crescita.”

Spero che questa frase vi possa essere utile nel percorso che state per cominciare e che voi, miei carissimi quarto anno, non vi dimenticherete mai di noi, così come noi non ci scorderemo mai di voi!

Ecco che, come al mio solito, mi sono dilungata troppo! Spero di non avervi annoiato e vi rivolgo un sincero saluto scout:

Buona strada!

Canarino Stravagante

Carmela Scida

 

Curiose avventure nella località sperduta di Bosco Valtravaglia

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Cari lettori rieccoci, siamo la farfalla e la tigre, le vostre racconta storie preferite, e vogliamo narrarvi di quella settimana che si svolge nei mesi estivi, nella quale ti lavi e mangi poco, corri come un dannato e non dimagrisci neanche di un chilo, chiamata anche comunemente campo estivo. Fra corse alle chiese, lezioni di erbologia (approfondiremo più avanti), calcio saponato in principio, divenuto in seguito rugby (la situazione è sfuggita di mano), e momenti strappalacrime dovuti all’ultima sera, il campo estivo a Bosco Valtravaglia è stato memorabile.

Visto che sappiamo che non state più nella pelle di sapere tutti i particolari vediamo di accontentarvi…

Vi siete mai sentiti un tutt’uno con la natura? Avete mai pensato di preparare un’insalata a base di erbe di prato? Lo sapevate che le piante hanno poteri curativi e magici? Ebbene se aveste fatto parte del Reparto Pegaso, ora le risposte vi sarebbero chiare, ma visto che non ne fate parte e siamo particolarmente gentili, risponderemo noi per voi a queste domande. Verso la metà del campo, tre esperte sono venute dove campeggiavamo per farci comprendere il mondo delle piante. L’esperienza ci è servita particolarmente poiché ci ha fatto capire che ogni pianta ha una propria caratteristica che spazia anche nell’inverosimile ad esempio: sei preoccupato che la prof ti interroghi poiché non hai aperto libro? Nessun problema: cospargiti di felce e diventerai invisibile! Però oltre a farci fare due risate e fantasticare, l’attività ci è servita per farci conoscere i benefici di alcune piante che in futuro trovandoci in determinate circostanze potrebbero servirci. Un’altra attività che speriamo diventi una tradizione sono stati i giochi d’acqua, in particolare calcio saponato. L’attività ha dato modo a tutti (soprattutto ai maschi) di svagarsi muniti solo di un telo di plastica del sapone e di una palla. Ecco perché dicono che gli scout si divertono anche con poco! Ovviamente non sono mancati le risate e le canzoni intorno al fuoco, gli estenuanti gioconi notturni senza le torce, incidenti vari per i quali sono state fatte corse sfrenate all’ospedale (ma senza conseguenze, per fortuna!) e le prove di “Mister Campo” che abbiamo deciso di non rivelare per evitare traumi ai lettori più giovani. Volevamo inoltre riservare una parte di questo articolo per un saluto speciale ad una persona che per 3 anni ci ha fatto sorridere, riflettere e, per la maggior parte, far girare i nervi; alla quale però dobbiamo molto e senza il quale oggi non saremmo quello che siamo… chi ha orecchie per intendere intenda.

Un saluto caloroso

Farfalla visionaria,

Tigre meticolosa