Ospiti a cena

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Ciao, sono Vera e vi voglio parlare di una attività che ho vissuto con il Branco Albero del Dhak il 27 gennaio. Appena arrivati in sede, abbiamo svolto dei giochi a tappe con cui abbiamo imparato a riconoscere e capire come utilizzare i cibi e anche a scegliere quelli che fanno bene alla salute. Poi i capi ci hanno rivelato alcuni ingredienti per cucinare, perché quella sera avremmo avuto… ospiti!
Allora siamo andati a piedi al supermercato a fare la spesa perché c’era tutta la cena da preparare, abbiamo comprato alcuni alimenti stando attenti ai prezzi e ai pesi e siamo tornati in sede, dove ci attendevano già gli ospiti: erano quattro signori di origine africana, con una signora italiana di nome Maria Teresa che li accompagnava. Ci siamo messi in cerchio e abbiamo chiesto i loro nomi, da dove venivano e da quanti anni erano in Italia.
Del loro racconto mi ha colpito quando hanno detto che attendevano i loro documenti per poter viaggiare liberamente… mi ha colpito perché… noi possiamo viaggiare come e quando vogliamo e loro invece, purtroppo, non possono.05
Dopo questo racconto, siamo andati nel salone e, dopo esserci lavati le mani, abbiamo iniziato a cucinare.
Terminato di cucinare, io e alcuni dei miei compagni siamo andati a scrivere dei biglietti sui quali c’era scritto “Grazie per essere venuti”. Finito il lavoro dei biglietti, siamo tornati nel salone dove abbiamo apparecchiato la tavola e, dopo aver recitato la nostra preghiera, l’hanno recitata anche i nostri amici, in africano.
Finalmente i capi ci hanno servito l’antipasto: bastoncini con mozzarella, pomodori, olive e würstel, poi la pasta al sugo, il pollo al limone e infine le polpette alla ricotta e cacao.
Siamo andati, quindi, a prendere i biglietti e li abbiamo donati agli ospiti per dimostrare loro la nostra gratitudine. A fine serata, sono tornati a casa loro e poi sono arrivati i nostri genitori e noi siamo tornati a casa. A me è piaciuta moltissimo questa attività… spero che sia piaciuta persino a voi anche se non l’avete vissuta realmente ma so che, anche solo attraverso un racconto, potete immaginarla e fingere di viverla.

-Vera Quintana