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Un fine settimana in canoa

Oggi vi racconterò la mia esperienza al campetto di specialità di canoista.
Dopo un lungo viaggio in auto sono arrivata nella base scout di Colico. Ci hanno diviso in continenti, come delle squadriglie, io ero nel continente Oceania. Dopo ci hanno fatto mettere il costume, salire sulle canoe con un capo e fatto arrivare su un’altra sponda dove c’era un capo ad aspettarci. L’unico problema che abbiamo affrontato durante il tragitto è che non sapevamo girare! Quando siamo arrivati dopo aver messo le nostre cose nella tenda abbiamo inventato il nostro urlo di squadriglia. Come prima cosa dovevamo trovare un nome che c’entrasse con il nostro continente. In poche parole il nostro urlo dopo miliardi di tentativi era: “Meduse! Sempre attive noi siamo, state attenti o vi pungiamo!” dopo di che si era fatta ora di cena e quale prelibatezza poteva essere la più adatta per questo campetto? ovviamente del pesce! Che abbiamo cucinato noi sul fuoco. Dopo questa gustosa cenetta e dopo la messa abbiamo fatto un bivacco tutto cantato. La mattina seguente dopo una ricca colazione abbiamo fatto il gioco finale: la squadriglia divisa in due gruppi doveva superare delle prove. La prima metà della squadriglia doveva superare le prove in canoa e l’altra metà doveva cercare dei punti ben precisi nella base scout con l’aiuto di una cartina e poi viceversa. Il gioco durò fino all’ora di pranzo. La giornata finì con la premiazione. Noi siamo arrivate seconde per solo qualche punto dai primi. È stata un’esperienza fantastica e mi sono divertita un sacco!
Sara Carobene

Quali fonti e quale acqua

A chi capita di andare in montagna, succede di trovare lungo il cammino diverse fonti d’acqua. Io diffido sempre da quelle facilmente accessibili: più sono in alto, più mi sento sicuro nell’abbeverarmi. Non sappiamo cosa potrebbe aver inquinato la fonte che ci troviamo dinnanzi: un animale morto poco più sopra potrebbe aver imputridito l’acqua; magari l’acqua ci pare limpida, ma qualche batterio invisibile la contamina.
Più in alto della sorgente non c’è nulla: il rischio di avvelenarsi si riduce.
Ecco, per un giovane capo (o meglio, “adulto in formazione” per l’AGESCI) la possibilità di dissetarsi con acqua non buona nei momenti di “sete educativa” non è così remota.
Anzitutto ci sono i nostri ricordi ed esperienze: in mancanza d’altro, ciò che viene più spontaneo è offrire ai ragazzi quanto noi abbiamo vissuto, nell’illusione che “se è servito a me, servirà anche a loro”; i ragazzi di oggi, tuttavia, non sono i ragazzi di ieri e non saranno quelli di domani. Ad ogni anno i propri strumenti e le proprie attività, nella continuità del metodo.
Poi ci sono i “maestri di oggi” che ti vendono qualche strana pozione etichettata “risultato garantito”. Verrebbe da dire con B.-P.: “cucù e ciarlatani”!
Infine ci siamo noi: con le nostre idee e profonde convinzioni; pensiamo, a volte, di essere gli unici con quella trovata geniale che salverà il branco dalla noia, il reparto dall’incompetenza, il clan dall’indifferenza e ci dimentichiamo che non possiamo darci da bere da soli; l’episodio di Gesù e la samaritana al pozzo (Gv 4,7-26) ci ricorda questa verità: la misericordia di Cristo ci attende per dissetarci con acqua pura che zampilla.
Come placare la nostra “sete metodologica”, allora? La strada, ancora una volta, ci è indicata dal caro don Andrea Ghetti nel piccolo ma penetrante libro “Al ritmo dei passi” (p. 121): “AD FONTES!”, andare alla fonte! Dice Baden: “Noi preferiamo le acque fresche e sorgive: noi seguiamo una traccia, quella di un uomo scopritore in modo eccezionale e magistrale del cuore e dei bisogni dei giovani”. Si potranno realizzare molte cose, rispettabilissime, ma non si fa Scoutismo se non si seguono le fondamentali direttive del fondatore.
Per questo conoscere i testi di B.-P. è di vitale importanza per il capo e per lo Scoutismo: “vitale” nel senso proprio di legato alla vita; alla vita dello Scoutismo, perché rimanga integra, perché non abbia deviazioni; alla vita del servizio attivo del capo -mediamente troppo corta- perché non perda la freschezza e la passione.
Mi si perdoni se il mio sguardo è limitato alla nostra Associazione, ma in AGESCI è lo stesso Patto Associativo (cui ogni capo deve aderire) a rinviare agli “scritti e alle realizzazioni pedagogiche di Baden-Powell”. Lo stesso B.-P. rileggeva “Scoutismo per ragazzi” una volta all’anno: ci crediamo migliori di lui? Fuggiamo, dunque, pozze e stagni e domandiamoci sempre (in particolar modo durante quest’anno santo): quali fonti e quale acqua?
Carlo Maria

Canzone per la “Nota d’oro”

Volano i punti
quando prendi un passaggio all’hike
sembra che, non interessino
a chi vuole solamente riposar
eccoci attorno al fuoco
a cantare la nostra realtà
eccoci siam tutti uniti, ehi
passano tutti passano
ma quando salgono il ponte tremerà
sembrano esplosioni inutili
ma in certi cuori qualche cosa resterà
non si sa come si creano
queste atmosfere di felicità
vivono con la speranza di cambiare questa società

Siamo solo stasera davanti a chi
ci trasmette ancora ingenuità
e san sorridere, ci fan sorridere
li riconosci han gli occhi pieni di spazi
siamo ancora stasera davanti a chi
ha iniziato il sentiero prima di noi
non sanno perdere li noti subito
li riconosci, han le menti piene di sogni
la voglia di nuovi passi, il cuore colmo di battiti e gli occhi pieni di sé

Crescono, talenti crescono
e danno tutto quel che hanno in libertà
donano, non si interessano di ricompense e tutto quello che verrà
brilla, il cavallo brilla
ci guida nelle notti di magia
cantano, i grilli cantano
ascoltali creando l’armonia

Siamo solo stasera davanti a chi
ci ha dato la giusta energia
per partire, e per giocare
li riconosci, han i piedi pieni di passi
siamo ancora stasera davanti a voi
che ci avete dato l’opportunità
sapete prenderci, proprio da subito
li riconosci, hanno le tasche piene di sassi
i volti soddisfatti
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di sé

Noemi, Giorgia, Giulia

Il campo (f)estivo

È difficile scrivere
un articolo in rima
ma sono stati giorni da vivere
come poesia.
Sette giorni son pochi
come campo estivo
ma se son pieni di giochi
e divertimento attivo
sarà come nell’anno
un giorno festivo.
Poca strada dal pullman
certe cose rubate
il vigile sordo
per terra dalle risate.
Matilde sei mitica!
Sta in ascensore
con il solito uomo
che vuol vender le rose.
Con il lago alle spalle,
le gambe in salita
comunque sia la strada
non sarà mai infinita.
Tuffi dal molo
anche per Mister Campo:
“Non darmi la spinta!”
“preferisco il salto”.
E tra amori rappati
per capi rasati,
alcuni impiccati
altri dall’albero cadono.
C’è chi ha paura dell’acqua,
chi delle api
tanti dolci
per compleanni festeggiati.
E poi le cose che fan piangere
“se non fossi scout”
“con gli occhi pieni di sè”.
Per noi secondini
ci sono anche i Totem
nelle tende, vicini
ad aspettare.
Al ritorno si dorme
si scattano foto,
un po’ di occhi aperti
o stravaccati sugli altri.

Questo campo mi ha fatto capire che, comunque sia la strada, qualsiasi fatica da sopportare, ogni tuffo da fare, sarò sempre con qualcuno che avrà sempre la forza di farmi sorridere.
Grazie per le bellissime esperienze, saluto anche il nostro quarto anno che purtroppo tra poco passerà.

Ghiandaia Estrosa  (Irene Pendin)

Passaggi 2015: un nuovo inizio – Lettera al reparto


Caro reparto,
è giunto il giorno anche per noi di passare in noviziato, quello che speravamo non arrivasse mai.
Siamo spaventati per quello che ci aspetterà oltre quel ponte, il nostro megasuperextrafighissimo ponte, ma anche elettrizzati per le nuove avventure che ci aspetteranno da domani in poi.
Siamo orgogliosi di questi quattro anni spesi in questo magnifico reparto, il Signor reparto Orione, che è un reparto che spacca.
Spacca il nostro urlo, che tutti i più piccoli urlano quando noi lo urliamo con tutta la voce che abbiamo.
Spacca la nostra staff, che si è rinnovata negli anni, ma che è sempre stata al top.
Spacca la gente che c’è stata e che c’è in questo reparto, perché, senza di voi, noi non saremmo diventati quello che siamo ora.
Siamo cambiati tanto negli anni, sia fisicamente che mentalmente, siamo passati dall’essere i mocciosetti rompiscatole del primo anno, all’essere i più grandi.
Questi quattro anni sono stati meravigliosi, pieni di sogni, avventure, pernotti e campi che nessuno di noi potrà mai dimenticare.
Sono stati quattro anni stupendi che purtroppo (come tutte le cose belle) sono passati in un baleno.
Ci sembra ieri di essere passati su quel ponte, ci sembra ieri la notte della promessa e ci sembra ieri che questo anno iniziava.
In questi anni abbiamo realizzato tanti sogni chiamate imprese (alcune riuscite ed altre no): il film, al nostro primo anno; il soft air, la casetta sull’albero, il parco avventura, il forno per le pizze alla chiusura, la lezione con il macellaio ed il pernotto all’estero che purtroppo è fallito.
Non smettete mai di sognare, fate imprese degne di questo nome, puntate in alto e non arrendetevi mai.
Siate uniti, sorridete sempre e fate gli idioti che è quello che, a quanto pare, ci riesce meglio.
Siate seri quando dovete, divertitevi e godetevi questi anni che saranno i migliori e che purtroppo voleranno.
Date un calcio all’impossibile, perché questa parola non esiste.
Siate orgogliosi di voi stessi e del nostro reparto, perché noi lo siamo e lo saremo sempre.
Questo non è un addio, ma solo un ciao.
Vi aspettiamo dall’altra parte!

Il vostro (ormai ex) quarto anno
Tigre energica – Riccio vivace – Foca briosa – Quokka rilassato – Grillo frale