Che il coraggio non sia una virtù cieca ce l’hanno insegnato in molti: il coraggio, ci dicono, non è quando non hai paura ma quando affronti la paura. La domanda è: cosa ci fa’ capaci di affrontare le nostre paure?

Nel Vangelo la parola CORAGGIO non compare spesso: le poche volte che compare segna in maniera inequivocabile l’opera di Dio che si fa incontro alla fede dell’uomo. Gesù lo dice cinque volte: dice coraggio ai discepoli impauriti che lo vedono camminare sulle acque, al paralitico, alla donna emorroissa, ai discepoli durante l’ultima cena e ancora ai discepoli che lo incontrano risorto. Vorrei parlarvi di tutte queste scene ma scriverei troppo e allora, se vi fidate, vi dico soltanto che quando Gesù dice CORAGGIO intende “conta su di me, abbi fede in me”.

Può dire “coraggio”, ci può fare “coraggio” solo chi decide di sostenerci, di accompagnarci nella nostra fatica: ed è vero in entrambi i sensi. Mi spiego: uno scout è coraggioso? Certo, mi sembra di sentirvi rispondere. Giusto! Uno scout è coraggioso! Nel senso che si fida, si affida, e nel senso che è degno di fiducia, sostiene gli altri anche a costo di pagare di persona. Questo è il coraggio.

Vorrei dirvi però una parola in più: capita di sentirsi soli, di non avere nessuno a cui affidarsi e questo ci fa’ perdere il coraggio, ci fa vincere dalla paura. E’ capitato anche a Gesù: la notte del giovedì santo Gesù ha il cuore colmo di tristezza, la tristezza che viene dalla paura, la paura del fallimento e della morte.  E’ solo: i discepoli, che poco dopo fuggiranno per salvarsi la vita, lo hanno già abbandonato: dormono mentre lui affronta le paure più terribili. In quel momento Gesù compie il gesto più grande della sua vita: si affida al Padre, gli confida le sue paure più terribili, gli chiede di essere salvato ma alla fine dice “sia fatta la tua, non la mia, volontà”.

(Questo è il coraggioso: non colui che si butta a testa bassa contro le difficoltà ma colui che si affida fino alla fine.)

Gesù si fida di Dio, si affida al Padre e la sua fiducia non è mal riposta: quel Padre che lo chiama all’amore custodisce la sua vita non dalla morte ma nella morte, lo rialza e gli dona una vita che non ha fine, la vita del Risorto. E’ la Pasqua del Signore!

Caro amico scout, se c’è qualcosa che ti fa paura, se ti senti solo, stanco, se il coraggio viene meno ricordati sempre: puoi contare sui tuoi fratelli. Ma se anche loro ti abbandonassero, se per qualche ragione ti lasciassero solo con le tue paure e le tue difficoltà Dio non lo farà mai. Gesù ne è la prova: non c’è nulla, neppure la morte, capace di fermare l’amore del Padre. E allora buona Pasqua, sii coraggioso… fidati!

Don Matteo Missora
A.E. Busto Arsizio 3

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