Domenica 21 febbraio, ore 9, Via Pepe.

B.P. e Guglielmo Marconi

B.P. e Guglielmo Marconi

Tra mamme:

-          Mamma A: ‘Cosa fai, ti fermi qui oggi con i ragazzi?’

-          Mamma B: ‘No, mi piacerebbe, ma ho una montagna di panni da stirare… per non parlare della casa…uno strazio…roba in giro dappertutto…’

-          Mamma A: ‘A chi lo dici ?!? Io per oggi non ci voglio pensare… mi fermo qui, poi ti racconterò …’

Inizia così una domenica mattina diversa dal solito, accettando l’invito a condividere il ‘BP day’ con i ragazzi, in un percorso itinerante nella città e dentro di sé.

Il lancio ha a tema le ‘connessioni significative’, a partire da chi delle connessioni ‘moderne’ è stato il capostipite (Marconi).

‘Marconi ha lanciato un messaggio, ma quale? Siamo sicuri che sia arrivato a destinazione?’ – così il lancio.

Il percorso – a piedi, ma usando la testa – si snoda tra le varie possibili connessioni: quella con se stessi (attraverso la conoscenza di sé: Γνῶθι σεαυτόν… è da sempre il cammino dell’uomo), con i propri amici, con il mondo, con il mondo scout.

Il tutto visibilmente ‘tradotto e riassunto’ con la consegna di un cordino colorato e di diversa lunghezza – a seconda del tipo di connessione-, a conclusione di ogni tappa.

L’idea dei cordini, particolarmente originale, mi ha fatto subito pensare: ecco i miei figli si ricorderanno del cammino di oggi, perché metteranno nel quaderno anche questi cimeli…e invece no! I cordini avevano ben altro e più alto scopo.

Una volta concluso il percorso, tutti i gruppi si sono allineati nel quadrato e ciascuno ha unito i propri cordini con quelli del vicino, così da creare un solo filo…

Certamente la scena ha avuto il suo bel impatto, non solo visivo.

Ma cosa ne è stato del messaggio? E’ arrivato?

Certo che è arrivato … ‘connettiti con il tuo vicino’.

Ed infine il cammino, non fine a se stesso e l’unico filo, sono stati offerti sull’altare, nella ricerca di una particolare connessione, quella che salva.

Certamente il cammino non è stato banale, sintomo di una passione educativa che merita di essere condivisa e diffusa.

Anna Ranzani – mamma