Archivio mensile:agosto 2016

Hanno lasciato una traccia: James Spensley

 James SpensleyJames Spensley, figlio di William Spensley, pastore evangelico, e di Elizabeth Alice Richardson, sbarcò come medico di bordo da una nave inglese nel porto di Genova nel 1896 – quando nel capoluogo ligure era presente una folta colonia britannica, dovuta all’accresciuta importanza dello scalo portuale genovese dopo l’apertura del Canale di Suez. Grande appassionato di calcio, in patria si era cimentato come portiere in una piccola squadra della sua città. Entrato nel club genoano, vista la sua capacità organizzativa, fu nominato capitano della squadra di calcio.
Spensley fu anche uno tra i promotori ad organizzare la prima sfida di calcio tra rappresentanti di diverse città italiane. Questa sfida si tenne il 6 gennaio del 1898 tra il Genoa e una squadra mista di giocatori dell’Internazionale Torino e della Torinese, che vinse la partita, e diventerà per Spensley e altri l’occasione per gettare le basi sulla possibilità di unire, come in Inghilterra, tutte le squadre di calcio italiane in un’unica entità che sarà poi la FIGC.
Nella partita di finale valevole per l’assegnazione del primo titolo italiano di campionato, poi aggiudicato al Genoa, Spensley giocò nel doppio ruolo di difensore/portiere poiché dopo l’infortunio dell’estremo Baird il medico inglese prese il suo posto tra i pali. Benché inglese, il 30 aprile 1899 giocò a Torino presso il Velodromo Umberto I l’incontro amichevole nella Selezione Italiana contro la Selezione Svizzera, terminato due a zero a favore degli elvetici.
Il medico e fervente sportivo inglese prese parte a molte partite come portiere e difensore centrale fino al 1906 all’età di 40 anni con la squadra da lui fondata: le cronache dell’epoca riferiscono che non fu un atleta particolarmente dotato tecnicamente, anche se è pensabile che, all’epoca, certe qualità non fossero enfatizzate come sarebbe accaduto solo che pochi decenni dopo. Non si sottrasse, tuttavia, all’impegno morale di coordinatore del settore Calcio, guidando e dirigendo la squadra, dal suo arrivo in società fino al 1903 e nuovamente nel 1907. Nel 1904 guidò la seconda squadra rossoblu alla vittoria del primo campionato di Seconda Categoria.
Con i rossoblu vinse i campionati del 1898, 1899, 1900, 1902, 1903 e 1904, tutti da titolare pressoché inamovibile. Inoltre nel novembre del 1908 allenò l’Andrea Doria, squadra nata a Genova nel 1900.
Spensley fu anche uno stimato arbitro di calcio, dirigendo partite del campionato italiano sino alla sua partenza per il fronte.
Mentre era in Inghilterra, Spensley aveva conosciuto Robert Baden-Powell e ne aveva anche avuto in dono una copia autografata del libro Scouting for Boys. Nel 1910 l’associazione genovese Juventus Juvat, detta anche “le Gioiose”, fondata da Mario Mazza decise di avvicinarsi alle prime esperienze scout italiane nate da poco a Bagni di Lucca per opera di Sir Francis Vane. Lo stesso Vane suggerì a Mazza di contattare Spensley, e venne a Genova per una conferenza il 13 novembre 1910. In seguito a questa conferenza, due giorni dopo, Mazza e Spensley costituirono la sezione genovese dei Ragazzi Esploratori Italiani (REI). In quegli anni ebbe diversi scambi epistolari con un altro padre dello scautismo italiano Carlo Colombo. Fra i due c’era molta stima e convergenza di vedute sul movimento.
Spensley morì a seguito di una ferita riportata sul campo di battaglia durante lo svolgimento delle sue mansioni mediche, si racconta, infatti, che Spensley stesse portando soccorso ad un nemico ferito. Fatto prigioniero, in quanto ufficiale veniva portato nella fortezza di Magonza, in Germania, dove moriva. La Fortezza di Magonza è stata distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e per molti anni si è pensato che le spoglie del medico inglese fossero andate perdute, tuttavia, dopo alcuni anni di ricerche condotte da Franco Savelli, la sua tomba è stata scoperta nell’agosto 1993, a cento anni dalla fondazione del Genoa, nel cimitero militare britannico di Niederzwehren, vicino a Kassel in Germania, da due tifosi del Genoa, lo stesso Franco Savelli (scout del CNGEI) e Mario Riggio (scout dell’AGESCI).
Spensley, uomo di grande cultura, era un grande appassionato e praticante di diversi sport, fra cui pugilato e il nascente calcio. Appassionato di religioni orientali, conosceva – oltre alle lingue europee – il sanscrito ed il greco; quale medico di bordo aveva avuto possibilità di viaggiare all’estero e di apprendere lingue, usi e costumi di varie località del mondo.
Da grande filantropo qual era, durante la sua permanenza a Genova si dedicò al sostentamento dei trovatelli e degli orfani di strada.

Generazione X: Una nuova corsa

Tutti i lettori sono pregati di rimanere seduti e di non sporgere né gambe né braccia fuori dal carrello fino alla fine della corsa. La parte che avete già affrontato potrà esservi sembrata difficile, ma vi assicuriamo che non avete ancora visto nulla.
No cari lettori non temete, non siete stati magicamente trasportati sulla giostra di un parco tematico. State semplicemente facendo esperienza dell’unica cosa esistente con più alti e bassi di un ottovolante: la vita.
Una differenza fondamentale, però, è che se sulla giostra proviamo tutti le stesse sensazioni durante le stesse parti del tracciato con la vita, invece, ognuno è indipendente. Quello che per alcuni è una curva inaspettata e spaventosa, per altri è invece un tranquillissimo rettilineo e a sua volta il rettilineo può portare ad una salita verso qualcosa di più proficuo, o precipitare verso una realtà molto spaventosa.
Eppure, ci sono alcuni momenti della vita che diverse persone vivono alla stessa maniera, e credo che quello in cui ci troviamo proprio ora tutti noi scout sia uno di questi. Certo ci sono comunque i vari modi in cui affrontiamo gli avvenimenti che ci capitano in casa, a scuola, al lavoro o con gli amici ma tutti noi, dal punto di vista scout, siamo ora in trepidante preparazione del campo estivo.
Ed io non posso fare a meno di immaginarmi questa situazione come quando l’ottovolante si incanala in una di quelle salite altissime dove il carrello dev’essere trainato verso l’alto da una catena che scatta ad ogni metro.
Un altro giorno è passato CLANG
Preparare il viaggio CLANG
Preparare il materiale CLANG
Fare lo zaino CLANG
E, dopo tutta questa preparazione, l’inevitabile discesa.
Non una discesa semplice o spensierata, ma una di quelle belle, di quelle che ti riempiono di emozioni contrastanti e che ti costringe a scoprire te stesso, e quali sono i tuoi limiti.
Personalmente, quest’anno spero di riuscire a sfruttare proprio quest’ultimo aspetto. Affrontare finalmente i miei limiti e le mie insicurezze, per poter far vivere a tutti il miglior campo estivo possibile.
E spero, in cuor mio, che la stessa cosa possa valere anche per voi.
Fine della corsa… per quest’anno.
Rincomincia un altro anno.
Tutti i lettori sono pregati di rimanere seduti e di non sporgere né gambe né braccia fuori dal carrello fino alla fine della corsa. La parte che avete già affrontato potrà esservi sembrata difficile, ma vi assicuriamo che non avete ancora visto nulla.

 

Tricheco Birbante

Quando la scuola incontra lo scoutismo… succede un gran bel GIOCO!

E non avviene solo nelle scuole dell’infanzia o in quella primaria… oppure “solo” negli anni della scuola dell’obbligo. A febbraio 2016 si è rinnovato il protocollo d’intesa tra MIUR e AGESCI e così vi racconto dell’esperienza fatta a riguardo.
Mercoledì 18 e giovedì 19 qualcosa di sorprendente, perché piuttosto raro, è accaduto in una scuola secondaria di secondo grado: la Scuola ha incontrato lo Scoutismo.
E’necessario ammettere qualche punto di una casualità fortuita che però, per chi come me crede, non sa di fortuna ma è piuttosto parte di un disegno ben preciso.
Insomma… una quarta del turistico ha problemi di comunità: si insultano, si infamano, non riescono a stare insieme e continuano a esprimere un comportamento poco conforme all’ambiente scuola, trasgredendo anche la minima regola stabilita dall’istituto, in linea con il ministero.
E chi meglio del dipartimento di Scienze Motorie può intervenire per proporre delle attività adeguate ad instaurare una scintilla di cambiamento?
Così la mia collega, loro prof, mi chiede: “ma tu che sei una scout, non ci sono attività che facciano da botta in testa a queste scostumate e cercare di prepararle ad una quinta superiore efficace alla maturità?
Detto, fatto: attività in modalità pernottamento in quel posto magnifico che è Maccagno.
Così, tra un percorso hebert tra la burrocrazia (scritto proprio con due “r” perché rende l’idea del suo essere impastante) scolastica e lo scetticismo generale dei colleghi di consiglio di classe e delle stesse ragazze, che non volevano cogliere la sfida, ci siamo assestati su un gruppo di 18 allieve di quarta superiore, due insegnanti e due scout (Giorgia e Giorgio) in cammino di partenza.
Il primo ostacolo risolto… la presentazione dell’attività ha dato un ulteriore stop: attività caratterizzata dal concetto di essenzialità, quindi nulla di più del necessario e ingrediente essenziale: la fatica.
Le domande e le obiezioni si potrebbero raccogliere farne un copione teatrale: “posso portare il trolley?” oppure… “prof., ma usciremo la sera? Avremo il tempo di truccarci?”. Ed alla proposta di “abbandonare” il cellulare e le sigarette per meno di 24 ore, si è levata la sommossa popolare.
Ma… Ma pronti via; con qualche riluttanza, il gruppo ha accettato la proposta e di impegnarsi ad attuarla… quindi ore 7.30, in stazione a Saronno per il treno, direzione Maccagno.
Ferrovie Nord… incubo dei pendolari e a questo punto dico dei gruppi che vogliono fare un’esperienza scoutistica… in stazione c’impediscono di prendere il treno per Maccagno, via Busto Nord perché avevamo biglietti di sola seconda classe e il treno, a detta della biglietteria di Saronno, era di sola prima. Cerchiamo di risolvere… c’è tempo per fare l’integrazione all’ufficio per il pubblico… ma… non si è calcolato il solo dipendente allo sportello con la velocità del tipico bradipo zoppo, specie in incremento esponenziale negli uffici di utilità pubblica e…
Tu tuuuuuu… Il treno è andato!
Prendiamo il successivo, senza fare l’integrazione perché anche di seconda classe, ma a Busto Arsizio la coincidenza per Maccagno era partita 3 minuti prima.
Prossimo treno ore 14.07 dalla Stazione Centrale… Che fare?
Ma un simpaticissimo tour nella Città degli Scout a soli pochi minuti dalla stazione FNM!
E ringraziando il cielo per avere le chiavi della sede in tasca, ho guidato il gruppo di profughi cittadini in sede, interpretando il ruolo di cicerone in spiegazione della riconversione di area industriale d’inizio 1900…
Ma vuoi mettere? E così si spiega la storia del Busto3, delle attività che fanno gli scout, di quali pilastri siano la formazione del carattere, la scelta di Credere, la salute e la forza fisica, il servizio per auspicare la cittadinanza attiva, … insomma, Promotion!
La mattinata era ancora lunga e l’imprevisto ferroviario ci ha obbligato a fare a Busto quanto avremmo dovuto fare a Maccagno: divisione in sottogruppi (pattuglie) per fare la spesa e scegliere il menù, con un budget preciso; per ideare un piccolo bivacco per la sera, dopo il gioco serale/notturno. Le altre pattuglie (logistica, servizio, …) avrebbero avuto realizzo solo a Maccagno.
Il supermercato vicino alla sede è stato provvidenziale perché la pattuglia spesa (di ben 8 ragazze) ha risolto la fatica dei sacchetti, trasportando la spesa direttamente nel carrello… Che poi ho obbligato a riportare!
Ore 13.00… si parte dalla sede per la stazione FS! Ovviamente passando dal centro! Quindi se sentirete parlare di una comitiva di ragazze improbabili escursioniste con borse e zaini glitterati, sapete chi erano!
Alla stazione si chiede conferma allo sportello e un bigliettaio gentilissimo, e impietosito dal nostro viaggio della speranza, ci ha certificato che l’addetto a Saronno ci aveva dato informazioni false e tendenziose: avremmo potuto prendere il treno programmato senza alcun problema… ARGH!
Finalmente si arriva a Maccagno… Si arriva alla casa… non vi dico le imprecazioni… ore 16.00 circa: si apre la casa, si esplora il territorio, ma senza uscire dal cancelletto, … il panorama, … Sessione di topografia tenuto da Giorgia e Giorgio… la bussola: cosa serve la bussola? “ma si… è come il GPS!
La pattuglia cibo s’avvia al loro compito… sembravano tante api nell’alveare; la collega era incredula nel vederle lavorare insieme e con armonia.
E questo è stato l’avvio dell’attività: un gioco notturno concretizzatosi in una mini gara di orienteering con due stazioni con ciascuna il suo compito: in una dovevano trovare una chiave con il colore della loro squadra in un catino pieno di terra, nell’altra dovevano montare e smontare una tenda in al massimo 7 minuti.
L’indomani ci sarebbe stato un piccolo trekking fino al lago Delio, ma ahimè il tempo è stato inclemente e ci ha permesso solo un giro sul lungolago di Maccagno.
Prima di ritornare a Saronno abbiamo fatto la “verifica” tanto cara agli scout e così improbabile nell’ambiente scuola per le attività proposte e per i docenti. Giorgia e Giorgio hanno passato a pieni voti l’attività: le ragazze hanno acquisito la capacità di leggere una cartina e di calcolare l’azimut anche alla sola vista. La competenza, verrà… se vorranno esercitarsi.
Il gioco è piaciuto ed è soprattutto piaciuto il clima di armonia che regnava in queste 24 ore di “respiro”.
Le note negative, consapevolizzate dalle ragazze, sono state sulle sfide di non utilizzare il cellulare e le sigarette: si sono rese conto della loro dipendenza.
Mah… che dire… condivido con la collega la certezza che importante è seminare: ci abbiamo provato ed è forse stata una goccia nell’oceano. Ma senza quella goccia, l’oceano sarebbe diverso!
Per quanto riguarda me, continuo a credere che almeno i quattro anni di reparto dovrebbero essere obbligatori per legge… sono diversi, gli scout sono diversi: sorridono di più!

 

Marisa

Un anno speciale in Noviziato

Al termine di un anno scout particolarmente intenso e unico (in tutti i sensi) mi sembra giusto trarre qualche conclusione e condividerla con voi lettori.
Non sono abituato a tracciare dei bilanci, nonostante sia abituato a guardare il presente tramite passato, ma proverò comunque a capire ciò che per me ha reso questo anno così speciale.
Se penso ai primordi, ossia quando ancora il noviziato era solo un’idea che a poco a poco si avvicinava e che si sarebbe concretizzata dopo aver varcato il ponte, devo dire che tutti i miei pensieri relativi a un futuro ignoto che mi faceva paura sono crollati.
Temevo più di ogni altra cosa che l’ambiente caldo e accogliente che aveva il reparto sarebbe svanito per sempre, poiché non sapevo come avrei vissuto questo anno, ma soprattutto non sapevo con chi lo avrei vissuto (non ignoravo chi fossero gli altri suoi membri, ma non avevo con loro un rapporto così stretto come l’ho adesso).
Dopo poco tempo questo timore è svanito: ho imparato da questo che l’ignoto non deve fare paura, ma che semplicemente deve essere scoperto.
Un’altra caratteristica particolare che ha contraddistinto questo anno è stato l’approccio al servizio. Devo dire che forse questa era la parte che più aspettavo prima di passare.
Ho fatto le cose più diverse, dallo smistare mutande a giocare a calcetto con dei ragazzi, ma la cosa che sempre mi ha trasmesso l’aiutare gli altri è stato capire che attraverso il servizio che davo a qualcuno o per qualcosa rendevo felice qualcuno che magari felice non lo è mai stato.
Attraverso il servizio sono riuscito, come B.-P. e il mio prof di filosofia dicono, a rendere il mondo un po’ migliore di come l’ho trovato, e questo è stato molto gratificante, perché fino a poco tempo fa lo credevo impossibile.
Ripensando inoltre a quello di cui avevo paura, cioè non trovarmi particolarmente bene con i membri della comunità nella quale sarei malauguratamente finito, posso con tranquillità affermare che tutti i dubbi e i pregiudizi che nutrivo nei loro confronti sono stati sciolti nei primi 10 minuti di vita del noviziato.
Temevo di risultare arrogante, antipatico, altezzoso e mille più pregiudizi che affibbiavo anche agli altri.
Purtroppo mi sbagliavo.
Sarà perché il reparto non era più la forma di comunità adatta alla mia età e alla mia mentalità, sarà perché ho trovato persone particolarmente amichevoli (sto sopravvalutando il contenuto di questa parola), ma ora posso senza dubbio dire che le amicizie che si sono create in questo anno sono molto profonde e saranno parecchio durature.
Non è facile arrivare all’alba dei diciassette anni ed essere legati alle persone così fortemente: credo che sia l’ambiente scout in sé, sia la comunanza di interessi e idee che ho con loro abbiano giocato un ruolo fondamentale nel creare questi legami così forti.
Questo anno è stato per me anche un passaggio fondamentale per capire chi sono e che cosa voglio dalla mia vita scautistica (per la mia vita in generale ci sto ancora lavorando, ma siamo a buon punto!).
Per la prima volta, libero dagli affanni dei giochi e dall’avventura, ho potuto affrontare serie riflessioni su chi sono, cosa penso e perché.
Questo è stato davvero importante per me, abituato ad analizzare problemi e situazioni, ma mai ad indagare con serietà colui che indaga, che alla fine si rivela essere qualcuno che non si aspettava di essere quello che è.
In più occasioni ho sperimentato, oltre al servire, anche il buona strada: ne abbiamo fatta davvero molta in molti modi diversi, e credo che sia stato un modo per confrontarmi e condividere aspetti positivi e negativi del cammino, metaforico e non.
Una delle parti più belle (per me, meno per coloro che mi circondavano) è stata concretizzare una delle frasi a me più care: canta e cammina.
Non dimenticherò facilmente questo cantare, né dimenticherò questi momenti.
Difficilmente dimenticherò il mio anno in Noviziato.

Dromedario esilarante