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L’ultimo messaggio di B.-P.

GIORNATA DEL PENSIERO 2021

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Cari Scouts,
se avete visto la commedia Peter Pan vi ricorderete che il capo dei pirati ripeteva ad ogni occasione il suo ultimo discorso, per paura di non avere il tempo di farlo quando fosse giunto per lui il momento di morire davvero. Succede press’a poco lo stesso anche a me e, per quanto non sia ancora in punto di morte, quel momento verrà, un giorno o l’altro; così desidero mandarvi un ultimo saluto, prima che ci separiamo per sempre.
Ricordate che sono le ultime parole che udrete da me: meditatele.
Io ho trascorso una vita molto felice e desidero che ciascuno di voi abbia una vita altrettanto felice.
Credo che il Signore ci abbia messo in questo mondo meraviglioso per essere felici e godere la vita. La felicità non dipende dalle ricchezze né dal successo nella carriera, né dal cedere alle nostre voglie.
Un passo verso la felicità lo farete conquistandovi salute e robustezza finché siete ragazzi, per poter essere utili e godere la vita pienamente una volta fatti uomini.
Lo studio della natura vi mostrerà di quante cose belle e meravigliose Dio ha riempito il mondo per la vostra felicità. Contentatevi di quello che avete e cercate di trarne tutto il profitto che potete. Guardate al lato bello delle cose e non al lato brutto.
Ma il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri. Cercate di lasciare questo mondo un pò migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del nostro meglio. “Siate prearati” così, a vivere felici e a morire felici. Mantenete la vostra Promessa di Scouts, anche quando non sarete più ragazzi, e Dio vi aiuti in questo.
Il vostro amico

Baden-Powell

La dinastia dei virus

BRANCO ALBERO DEL DHAK

C’era una volta il coronavirus: antipatico a tutti e che per non farsi vedere, grazie a una strega, diventò invisibile.
Un giorno il coronavirus volle fare un dispetto agli umani e agli animali e infettò prima di tutto un pipistrello che andò in diverse città. In tre mesi il coronavirus infettò praticamente tutto il mondo.
Gli scienziati un giorno, dopo cinque mesi, trovarono il vaccino contro il coronavirus e, quando tutti gli umani presero il vaccino, il coronavirus fu per sempre distrutto.
La cosa brutta che fece il coronavirus prima di morire fu quella di avere un figlio: il virus senza nome (non gli aveva ancora dato il nome prima di morire). Questo virus, per vendicare il padre distrutto, fu più forte di lui e in due mesi infettò nuovamente tutto il mondo.
Gli scienziati erano sfiniti: era stato già difficile trovare il vaccino del coronavirus e adesso dovevano trovarne un altro per il virus senza nome che era anche più forte di suo papà?!

Gli scienziati furono obbligati a trovare il vaccino per il bene dell’umanità e, dopo un anno faticoso, anche il virus senza nome fu distrutto.
La cosa brutta che aveva fatto il virus senza nome, prima di morire, era quella di aver fatto due gemelli-virus: Virusà e Virusè (una femmina e un maschio).
Questa volta però gli scienziati obbligarono le altre persone ad aiutarli nella ricerca del vaccino perché loro da soli non ce l’avrebbero mai fatta.
Grazie all’aiuto delle persone di tutto il mondo trovarono il vaccino in un mese, e distrussero tutti e due i virus. Questa volta, i virus non avevano fatto figli perché erano troppo piccoli per farlo, e vissero per sempre tutti felici e contenti.

Alessandro Gravina
(2° Classificato al concorso letterario CREATIVA-MENTE 2020 – 1 ottobre 2020)

22 febbraio 2021 – Giornata del Pensiero

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Messaggio della Capo Guida e del Capo Scout d’Italia

Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
(2Cor 4, 7-10)

Carissime e carissimi coccinelle e lupetti, guide e esploratori, scolte e rover, capo e capi, genitori e famiglie delle guide e degli scout,
in questo ultimo anno è stato un po’ triste vedere il mondo meno colorato dalle uniformi scout. Nelle città, nei boschi e sulle montagne, al mare e nelle campagne. Ma dove eravamo finiti tutti? Dispersi dalla tempesta? Smarriti e confusi dalle dure prove? Assolutamente no! Tutte le guide e gli scouts sono stati impegnati nel tenere accesa e viva la fiammella delle loro lanterne. Con sacrificio, con passione, con generosità, con creatività e fantasia. Come nel tempo eroico della “Giungla silente”, tesi nello sforzo di resistere “un giorno in più”!
Dal più profondo del cuore: GRAZIE!

Il nostro primo e più grande ringraziamento va a voi tutti, coccinelle e lupetti, guide e esploratori, rover e scolte. Senza i vostri “eccomi!”, “del nostro meglio!”, “estote parati!”, “servire!”, non sarebbe stato possibile continuare a vivere il nostro entusiasmante Grande Gioco. Se lo scautismo continuerà a percorrere la sua pista, il suo sentiero e la sua strada per rendere il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, lo dovremo soprattutto a voi.
Ringraziamo di cuore tutte le capo e tutti i capi, per aver tenuta viva, con audacia e creatività, la relazione educativa con i ragazzi, per non aver mollato mai lo sguardo su di loro, per aver vissuto lo scouting, nella sua essenza e profondità, per aver testimoniato la bellezza del mettersi a servizio degli altri secondo le scelte delle Comunità capi e le possibilità consentite nei diversi territori. Fare l’educatore è oggi stare nell’Esodo, essere profeti e sentinelle, accogliere, dare senso, camminare insieme, cercare segni di futuro e speranza insieme alla Comunità! È questo a cui siamo chiamati oggi: a testimoniare il coraggio della presenza e della speranza, nonostante tutto! Oggi il capo educatore ha proprio il ruolo di “garante della speranza”, con la consapevolezza che “siamo in una notte che già contiene l’albore del giorno”.
Quali sono le sfide che ci stanno davanti? Come Associazione siamo chiamati oggi a fare “resistenza educativa”:
- essere accanto alle ragazze e ai ragazzi, rimettendo al centro la relazione educativa, ciò che, più di ogni altra cosa, ci rende “una parte preziosa della società italiana”;
- difendere la socialità delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle ragazze e dei ragazzi, da tutto ciò che la ostacola e ritornando ad offrire esperienze di vita all’aperto;
- affermare il valore e la forza rivoluzionaria dell’educazione, unica realtà che può produrre cambiamenti, in un tempo generativo come quello che stiamo vivendo;
- assumersi la responsabilità della cura e della custodia di ognuno e soprattutto di coloro che sono più fragili e più deboli, nella fedeltà al mandato di “Fratelli tutti”;
- costruire coesione sociale, cercando tutte le opportunità possibili, insieme agli altri;
- annunciare che l’amore non è una proposta, ma è un mandato; non è una strada possibile, ma è l’unica Via (dal documento “Chiamati ad annunciare” del Consiglio generale 2020).

Cerchiamo di testimoniare, tutti insieme, che ci siamo e che siamo sempre pronti a servire il nostro Paese. Sentiamoci sempre uniti e sostenuti da tutti gli altri: sarà più facile affrontare le sfide che ci stanno davanti.

Buon volo, buona caccia e buona strada!
Daniela Ferrara
La Capo Guida d’Italia
Fabrizio Coccetti
Il Capo Scout d’Italia

Scoutismo scoperto

EDITORIALE

Cari fratelli e sorelle scout,
ci siamo sentiti l’ultima volta su queste pagine a fine febbraio in occasione del Thinking Day 2020 quando, tutti insieme, pulimmo le strade e i parchi della nostra città. Era il 23 febbraio e quella giornata fu “tagliata” dall’arrivo delle ordinanze che intimavano la chiusura delle attività. Da quel giorno, scorrendo il diario della nostra pagina Facebook Agesci – Gruppo Scout Busto Arsizio 3 @bustotre si può ripercorrere alcune tappe di quello che è successo da allora: capi e fratellini si sono fatti in quattro per restare uniti in quei mesi in cui per strada si sentivano solo le sirene delle ambulanze. Riunioni telematiche, filmati, iniziative benefiche, perfino fazzolettoni consegnati a casa per celebrare la crescita associativa di qualche castorino.04a
In questo tempo di emergenza che, sebbene smorzato, non è ancora finito, noi scout siamo stati chiamati, insieme a tutto il resto della popolazione, a fare ciò che meglio dovremmo saper fare: esplorare. Esplorare nuovi modi, nuovi metodi, nuovi strumenti per essere lì dove dovevamo senza però muoverci da casa. Purtroppo questa emergenza è stata tale, sia come dimensione che come forma, che ci ha trovato come degli scout non dovrebbero mai essere: non pronti. A livello di regolamenti e di competenze. Questo ha causato una grande fatica: la fatica del “non-poter-fare”, del non potersi spendere come avremmo voluto. Sebbene stare a casa e rispettare le regole sia stato già un servizio molto importante verso la nostra comunità civica, la volontà di formarsi e prepararsi è stata grande in tutta Italia. Sono stati tenuti dei corsi telematici sia da parte del Settore Protezione Civile che, tramite AGESCI Lombardia, con la Croce Rossa Italiana.
Con la “Fase 2” abbiamo ripreso, con sicurezza e coraggio, a rivederci dal vivo: quanto è stato bello quel pomeriggio in quel boschetto ombroso a lanciarci la palla e a spiaccicare zanzare? E vedere un’Alta Squadriglia che riusciva, con distanziamento e procedure, a riaccendere i fuochi di bivacco in una radura di montagna e prestare servizio con le proprie mani? Infine, vedere un clan che, partendo dall’idea di vedersi qualche giorno in sede tornando a dormire a casa, è arrivato a mettere in piedi un campo di più giorni con quaranta tende (una a testa, ovviamente) nella bellissima base di Le Biuse?
Ora che già da qualche settimana stiamo ripartendo a tutti gli effetti, sappiamo che anche quest’anno non sarà “normale”. Sappiamo che dovremo ancora valutare con cautela le nostre attività, misurarci con attenzione e responsabilità, lavorando per farci trovare pronti nel momento del bisogno. Non potrà essere una corsa “alla ricerca del tempo perduto” in cui si vuole a tutti i costi recuperare le cose che non abbiamo potuto fare nell’anno che si conclude, ma dovremo avere la fame di ricomprendere quanto accaduto, quanto accade e quanto accadrà, il nostro vissuto e i nostri sogni per proiettarli con coraggio verso il futuro.
Enrico G. IZPC Ticino-Olona

 

Iniziativa "PuliAmo Busto Arsizio"
B-P Day 23 febbraio 2020 Iniziativa “PuliAmo Busto Arsizio”

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