Bontà o pseudo-bontà?

Nell’ultimo periodo ho in mente un pensiero, l’uomo è capace di “fare” bontà?
Mi spiego con una storia:
il Dio che ha creato il mondo un giorno lanciò una maledizione ad un adolescente. Venne condannato a provare dolore, ogni qualvolta avesse visto gente che soffriva. Per evitare di provare dolore, il ragazzo dava una mano alla gente afflitta. Poco dopo il creatore creò una copia fasulla del ragazzo, la copia non aveva una volontà propria, ma avrebbe fatto le stesse azioni del giovane. Anche lui iniziò ad offrire il suo aiuto alla gente sofferente.
Quale dei due personaggi può essere chiamato ’Bontà’ e chi ’Pseudo-Bontà’?
A rigor di logica, si potrebbe dire che il ragazzo è reale, mentre l’imitazione che è una copia del giovane, può essere considerato un falso. Inoltre il ragazzo aiutava la gente sofferente e questo è un atto di bontà, mentre la copia non ha una volontà autonoma, quindi il bene che fa verso gli altri è solo frutto di un’imitazione. Pertanto il ragazzo dovrebbe essere chiamato ’Bontà’ mentre la copia ’Pseudo-Bontà’.
Anche se questa risposta può essere considerata la più logica, non può essere la risposta esatta, perché la bontà che segue una logica non è altro che pseudo-bontà. Sebbene il ragazzo aiutasse chiunque, il motivo che lo spingeva a farlo era la maledizione del creatore. Lo faceva solo per evitare che lui stesso provasse dolore. Anche se stava facendo del bene, lo faceva per se stesso. Quindi è indubbiamente una forma di pseudo- bontà.
Allora qual è la risposta? Il motivo per cui la copia può fare puramente del bene è perché non possiede una volontà propria, non riesce a pensare autonomamente. La differenza tra bontà e pseudo-bontà dipende dal motivo che guida chi compie delle buone azioni, cioè se vanno a suo vantaggio o meno.
Quindi, gli umani che possiedono una volontà possono perseguire il bene puro?
Gli umani non sono macchine. Hanno la loro volontà. Anche se fanno del bene, è ’impossibile che agiscano in maniera disinteressata, andando contro i propri interessi. Questo perché colui che fa del bene ne trae una soddisfazione psicologica e anche questo è un modo per ottenere vantaggi personali.
Quindi, sintetizzando: sacrificio e uno scambio di interessi fisici per interessi psicologici.
Ad esempio, un ragazzo sacrifica la propria vita per salvare cento persone. Perché dovrebbe farlo? Perché nella sua mente ’salvare cento persone’ è un atto più nobile e generoso di salvare la propria vita. Così facendo, non agisce solo in favore delle cento persone, ma anche di se stesso, perché è stato lui a fare quella scelta.
Nella situazione appena descritta, per gli umani è impossibile fare del bene puro perché essi possiedono una volontà autonoma. Gli umani possono fare delle scelte, e la scelta stessa è un atto che va a vantaggio di chi la compie! Di conseguenza, la bontà degli umani non può essere considerata bontà, ma pseudo-bontà.
Quando la pseudo-bontà diventa più grande della bontà, essa viene automaticamente distorta e diventa malvagità.
Per spiegare: immaginate il ragazzo che, a causa della maledizione, aiuta la gente che soffre. Un giorno incontra un uomo sofferente, ma che non può essere salvato o redento; a questo punto il ragazzo dovrebbe patire costantemente il dolore della maledizione. Quindi, non potendo salvare quell’uomo, cosa dovrebbe fare? C’è un’alta probabilità che il giovane potrebbe uccidere l’uomo che soffre, perché quando la pseudo-bontà è spinta all’estremo, può liberamente diventare malvagità!
C’è una piccola probabilità invece che, alla fine, il giovane decida di sopportare il dolore e non smetta di provarci. A quel punto la pseudo-bontà del giovane verrebbe sublimata a pura bontà.
Gli umani hanno la loro volontà, ma contro le tante scelte della vita, possono prendere delle decisioni sulla base del libero arbitrio. Chiaramente, questa è considerata un’azione che soddisfa gli interessi personali. Ma se si è costretti a fare una scelta che va contro ciò che vogliamo davvero, a quel punto la nostra volontà non si realizza come vorremmo e in questo caso si crea un concetto purò di bontà.
Mi scuso per quest’ampia dissertazione, ma spero che questa mia riflessione possa essere usata anche da altri, come spunto di pensiero…

Alessandro Cantù
Barbagianni Riflessivo