Generzione X- Din-Don: “Avete udito la buona novella”

Buongiorno a tutti cari amici ed amiche e bentornati sulla nostra rubrica di generazione X.
Le giornate ormai si fanno sempre più brevi, buie e freddolose, il peso dell’anno e di tutto quello che in esso è accaduto inizia a farsi sentire e, per via del clima sopra descritto, le uniche distrazioni per affrontare l’inevitabile malinconia consistono nel distrarsi a casa, oppure certo uscire, ma dirigersi il prima possibile verso un nuovo luogo caldo ed asciutto. Nel tragitto, poi, sarà facile imbattersi in qualche vetrina ed ecco allora che veniamo assaliti dal pensiero dei regali natalizi: Abbiamo iniziato abbastanza presto gli acquisti? Riusciremo a trovare tutto? Cosa comprare a QUELLA persona?
In un clima del genere non è difficile trovare una “buona novella”, che possa risollevarci il morale. Ci si potrebbe affidare al concetto classico e cristiano di “buona novella” che, spero non risulti una novità per nessuno, coincide con la nascita di Gesù Cristo. Ma anche questa realizzazione riesce a consolare poco lo spirito, e funziona bene solo durante la giornata del 25 Dicembre (del resto un compleanno si festeggia nel giorno del compleanno, non prima dopo, no?).
Tutti i 12 lettori e ½ abituali di questa rubrica sapranno come a me piaccia molto osservare il periodo natalizio anche attraverso le sue lenti antiche, precisamente attraverso il fatto che la festa originale di cui il cristianesimo si è appropriato si trovava verso la fine di dicembre perché, nell’antichità, già sopravvivere a metà di quel gelido periodo che andava da Novembre a Febbraio era un traguardo che meritava di essere festeggiato. Una festa che insomma non nasceva dal desiderio di lodare una divinità (anche se molte culture lo facevano… e lo fanno ancora, ops!) o di festeggiare qualche raccolto, ma era semplicemente un’occasione per ritrovarsi attorno ad un fuoco nelle tenebre di Dicembre e stare allegramente in compagnia, consapevoli che sia prima che dopo sarebbero stati tempi duri. Una tradizione che in realtà è continuata fino al ’700, fra ubriachissimi monaci amanuensi e giovanotti del New England pronti a sfondarti una finestra a sassate se non ricompensati con dei dolci (per chi se lo stesse chiedendo, sì, originariamente “dolcetto scherzetto” era una tradizione natalizia).
Oggi la situazione in realtà non appare tanto diversa. Per essere un mese di preparazione ad un evento che viene giustamente visto come un’occasione profondamente gioiosa, ci sono infinite motivazioni per arrivare stressati al Natale. Proprio per questo, anziché aspettare una “lieta novella” che potrebbe non arrivare mai, prendiamo spunto da quelle antiche tradizioni ancestrali e cerchiamo di essere noi quella buona novella. Facciamo in modo di essere una persona che porta allegria, o quantomeno un po’ di umano calore a tutti quelli che incontriamo, senza nessun’altro motivo sottostante che non sia il fatto che essere umani ed essere arrivati fino a questo punto della nostra vita, qualunque esso sia, è un evento che merita di essere festeggiato.
Filippo Mairani