Archivi tag: branco Tikonderoga

Che ricordi!

BRANCO TIKONDEROGA

Ci ricordiamo ancora il primo anno,
noi piccoli cuccioli sperduti siamo stati “educati” da veri ossi duri.
Grazie a tutti quelli che ci hanno accompagnato nel nostro cammino,
ogni anno un’esperienza diversa ma sempre emozionante.
Ai passaggi ci trovavamo con nuovi elementi unici.
Noi da soli non siamo mai riusciti a combinare niente,
ma con il vostro aiuto abbiamo fatto l’impossibile.
Ci son stati momenti no e momenti wow,
con voi ci siamo sempre rialzati.
Quando un’impresa vi sembra impossibile,
aiutatevi l’un l’altro per riuscire nel vostro obbiettivo.
Cercate di fare sempre
DEL VOSTRO MEGLIO

TRA LACRIME E FELICITA’…
ARRIVEDERCI!
Ciao a tutti fratellini e sorelline, volevamo farvi un ultimo saluto e mettervi al corrente che gli anni insieme a voi sono stati stupendi! Abbiamo sia pianto che riso, ci siamo divertiti molto anche facendoci male e arrabbiandoci spesso.
Sappiate che gli anni con voi sono stati bellissimi e stupendi, ci avete insegnato molto e speriamo che anche noi vi abbiamo insegnato qualcosa.
Grazie Fulvi perché ci avete fatto divertire.
Grazie Grigi perché non vi siete mai fatti scoraggiare del numero ma vi siete fatti valere.
Grazie Rossi perché mi avete insegnato a restare calma e grazie di avermi sempre supportato, vi adoro!
Grazie Bianchi per esservi impegnati nonostante tutto.
Grazie Neri per avermi ascoltato ed esservi impegnati.
Grazie Vecchi Lupi e Rover/Scolte per averci fatto crescere avendoci detto le cose giuste nei momenti giusti, vi vogliamo tanto bene!
Per concludere volevamo dirvi che comunque vi vogliamo bene, ci siete stati accanto nei momenti duri. È stato cospicuo questo ultimo anno anche se faticoso.
Arrivederci e Grazie!
La Gang dei C. d. A.

(Elisa, Giacomo, Marzio, Matteo, Rosa, Silvia e Sveva)

07

Il mio passaggio

passaggio tikonderoga
Sabato 5 ottobre sono finalmente diventata un “lupetto scout”.
Il passaggio da “castorino” a “lupetto” è avvenuto di sera, al parco del Museo del Tessile.
Ero con il mio gruppo di castorini, la “Colonia Stella Azzurra”, era buio e mi sentivo molto emozionata.
Uno alla volta, io e altri quattro “castorini” abbiamo percorso un sentiero illuminato che conduceva ad una misteriosa capanna; sono entrata, ancora più emozionata di prima, e ho incontrato uno dei miei capi, Giulia, che mi ha detto che ero pronta a lasciare la colonia per entrare a far parte di un’altra comunità.
Poi sono passata sotto un lungo telo azzurro, agitato dai genitori, che simboleggiava il fiume dei castorini e al termine sono stata accolta dal mio nuovo gruppo: il “branco Tikonderoga”! Con loro mi aspettano nuove esperienze avventurose!
Ho voluto raccontare questa esperienza perché spero che la mia vita da scout continui e penso che i passaggi come questo siano molto importanti.

Sara

Le cicogne Klepetan e Malena: Un amore che supera la disabilità

Le cicogne Klepetan e Malena

In un piccolo villaggio della Croazia, Brodska Varos, ogni stagione, da 26 anni a questa parte, un maschio di cicogna torna dopo aver percorso 14 mila Km per ritrovare la sua amata, che purtroppo non può più volare. I protagonisti di questa bella storia sono due esemplari di cicogna bianca, Klepetan e Malena (che in croato significa “piccola”).
Malena è stata trovata nel 1993 dal guardiano di una scuola dentro uno stagno con un’ala spezzata, probabilmente da un colpo di fucile di un cacciatore; l’ha curata ma purtroppo non riesce più a volare. Tra queste due cicogne innamorate si trova Stjepan Vokicm, che ora è in pensione e si occupa di Malena durante l’inverno, poiché non è in grado di procurarsi da mangiare in modo autonomo.
Stjepan ha anche costruito una passerella affinché Malena possa raggiungere il nido che si trova sul tetto, poiché non potendo volare, le sarebbe impossibile. L’uomo si assicura che sia tutto pronto per l’arrivo di Klepetan, aiutandoli a procurarsi il cibo durante l’accoppiamento, poiché Klepetan sarebbe normalmente aiutato da Malena nel momento in cui devono cercare gli alimenti per i piccoli.
Malena e il suo salvatore vivono insieme e condividono le stesse passioni come andare a pescare e guardare la televisione. Durante i rigidi inverni croati la cicogna vive all’interno di un magazzino nel quale è stato ricreato un microclima adatto alle sue esigenze, con un sistema di riscaldamento, un acquario e un nido.
In primavera il guardiano inizia a preparare un grosso nido capace di accogliere i due innamorati e la loro futura nidiata. E anche quest’anno Klepetan è ritornato da Malena e rimarrà con lei fino a quando non sarà riuscito ad insegnare a tutti i suoi piccoli a volare cosicché possano migrare con lui.
A Klepetan è stato messo un anello di rilevamento in modo tale da monitorare i suoi lunghi viaggi migratori, ed è così che sono riusciti ad identificare la sua residenza invernale, Città del Capo nella Repubblica Sudafricana.
Le cicogne sono da sempre considerate un simbolo di fertilità, ma da dove ha origine questa storia? Tutto nasce in Europa, e sembra quasi una favola, dove le cicogne erano molto numerose ed erano solite costruire i propri nidi sui tetti delle case. Ma un tempo, a causa della grande povertà, i camini venivano accesi solo quando nasceva un bambino e così le cicogne in primavera, ritornando dall’Africa, erano attirate dal caldo dei comignoli e nidificavano proprio lì. Questo è il motivo per cui le cicogne sono state associate all’arrivo di un neonato.
t. r.

Visita al “binario 21”

Io, i miei capi e i Cda del mio branco, domenica 2 febbraio, siamo andati a vedere il museo della Shoah, a Milano, in stazione centrale. C’ero già stato con la scuola, ed è stato interessante, rivederlo.La guida è stata molto brava e ci ha spiegato tutto quello che è successo in quegli anni. Ho pensato a tutte quelle persone che sono partite dal binari 21 della stazione e che non sono più tornate.

 
Matteo Ranghetti

 

E’stata molto bella, questa uscita coi Cda del mio branco, però avrei voluto che durasse di più. Siamo andati a visitare il museo memoriale della Shoah, e ho scoperto molte cose che non sapevo: quando l’8 settembre del 1943, in Italia, era uscita la notizia che tutti i soldati italiani dovevano stare dalla parte degli americani e dovevano combattere contro i tedeschi. In realtà, l’8 settembre, non è la data giusta, perché il Re Vittorio Emanuele e Mussolini, avevano deciso questa cosa, cinque giorni prima, ma il Re aveva fatto pubblicare la notizia dopo, così lui ha avuto il tempo di scappare in Puglia. Questa notizia mi ha scioccato molto.

Silvia Setti

Memoriale

09

Domenica 2 febbraio, mi preparo lo zaino, andiamo in stazione. Piano piano iniziano ad arrivare i fratelli del branco Tiko, è un’uscita Cda!
Prendiamo i biglietti e saliamo in treno. Sembra un set fotografico, sì, perché le mie amiche hanno preso la macchina fotografica, ed io e Silvia, facciamo le foto.

Parliamo e parliamo, del 27 gennaio, delle donne durante la deportazione.
Scendiamo dal treno e andiamo nella cappella della stazione centrale di Milano, assistiamo alla messa e Don Germano, ci chiede di leggere e fare i chierichetti.

 
È stato bello! Il sacerdote, molto anziano, ci ha riempito di dolci che abbiamo mangiato tutti insieme, vicino ad una fontanella.Acqua fresca, quello che ci vuole!
Arriviamo nei sotterranei della stazione, al Memoriale! Il mio sogno si è avverato!
Vedo la frase del monumento all’entrata, “Indifferenza”, un treno sul binario 21, da dove deportavano le persone, sino ai campi di concentramento.
Abbiamo visitato tutto il museo.
Finisco con questa frase “Ricorda di ricordare”.

 
Sara Romano

Inclusione

10

Inclusione, una parola usata la maggior parte delle volte, senza sapere il suo significato. Ecco come la spiego io. Immaginate di essere un bambino, ragazzo, appena arrivato in una nuova scuola o in un nuovo sport, come vi sentireste se nessuno vi salutasse e se nessuno giocasse con voi. Ecco, le persone che ti sono amiche, ti includono. Vi consiglio di essere come loro e di pensare se ci foste voi dall’altra parte.
Sveva Simone

Branco Tikonderoga – Il mitico campetto dei cda a Trieste

09 b    C’è troppo treno!
Sono Nicola e con altri 11 ragazzi sono stato a Trieste per il nostro campetto dei cda.
Poema scritto con Akela, in un momento di ispirazione… ferroviaria:
C’è troppo treno! Scendere!
Troppi alberi! Tagliare! Come? Con la motosega.
Ci sono troppe nuvole! E quindi? Piove!
Nicola

09Siamo 12 cda del branco Tikonderoga, e il 23 aprile siamo partiti molto presto dalla stazione per raggiungere Trieste. Eravamo assonnati ed agitati e pure felici di stare insieme 3 giorni. Abbiamo preso il treno che ha occupato 4 ore della nostra vita! Appena arrivati ci siamo stabiliti all’oratorio Santa Rita e pranzato con i nostri panini. Il pomeriggio è stato faticoso, abbiamo raggiunto il castello di San Giusto e visitato le rovine romane e la cattedrale del 1300. E poi è arrivato il diluvio e noi coi capi e Mang a svolazzare con le nostre mantelle per le piazze di Trieste. La chiesa Ortodossa aveva delle meravigliose sculture al soffitto, rose di una bellezza esagerata! Akela al molo audace ci ha spiegato la rosa dei venti e raccontato la storia della prima nave approdata ad una Trieste libera, nel 1918, per la fine della prima guerra mondiale. Al rientro in oratorio abbiamo preparato tramezzini per l’escursione del giorno dopo. Cena calda e gustosa e poi visione del film ‘Invictus’, storia di Nelson Mandela e della squadra nazionale di rugby del Sud Africa.
Anche noi vogliamo essere padroni del nostro destino!
11 bLa mattina dopo abbiamo fatto la colazione migliore del mondo, con pankache, nutella e marmellata. Spettacolo! Zaini in spalla, abbiamo raggiunto il castello di Miramare, chiuso per le riprese cinematografiche di un film. E finalmente il sole ed il mare, raggiungendo in pullman, Sistiana. Telo mare, via uniforme e fazzolettone e… primo tentativo di entrare in acqua: gelata e con cavalloni bellissimi! Abbiamo fatto delle piccole zattere che poi affondavamo coi sassi. Per rientrare a Santa Rita, abbiamo preso il treno. Dopo cena, mentre Baghee, Nicola e Chil, preparavano del tiramisù in cucina, abbiamo cantato “mani” e poi tutti insieme giocato a twister. Quella notte non riuscivamo a dormire, neppure Nicola che di solito ronfa appena tocca il saccoapelo. Eravamo strafelici di stare insieme! La mattina del 25 aprile ci siamo alzati molto presto per raggiungere un posto chiamato Risiera di San Sabba e che poi abbiamo scoperto esser stato un campo di concentramento. Ci siamo fermati lì per assistere alla cerimonia cittadina per la festa della liberazione ed una signora commossa, ci ha raccontato la sua storia e 10quella del suo papà deportato nel 1943. Tornati in oratorio abbiamo mangiato le ultime leccornie di Chil e Bagheera, compreso il tiramisù fatto da Nicola la sera prima. Dopo una mega siesta con torneo di calcetto e pulizie, visita alla chiesetta vicino all’oratorio, abbiamo raggiunto la stazione dei treni. Mitici il marzianito con animali di Mang e le ban fatte tutti insieme durante il viaggio. E… dopo la cena in cerchio sul marciapiede tra i binari della stazione di Mestre… c’è troppo freccia rossa… veloce! E tutti a casa!

11
Nicola, Sara, Diana, Chiara, Angelica, Matilde, Yvonne, Mattia, Leonardo, Matteo, Lorenzo e Riccardo detto Il Mayer

Branco Tikonderoga – Il giorno della memoria

Accade facilmente a chi ha perso tutto di perdere sé stesso

Primo Levi

Il significato di questa frase è che è facile perdersi d’animo e perdere la ragione di sopravvivere dopo che si è vissuto un periodo dove ti hanno strappato il diritto di avere una vita normale.
Tutto questo è accaduto nei campi di concentramento lontano da tutto e lontano dai tuoi cari. In questi posti le persone venivano maltrattate ed uccise ingiustamente.
Per questo motivo il 27 gennaio viene ricordato il giorno della memoria, perché nessuno dimentichi ciò che è successo. Ci sono molti film e libri sui campi di concentramento in cui si può veramente sentire il dolore delle persone che sono morte.

Sveva Simone, Rosa Lampugnani

Branco Tikonderoga – Le Beatitudini

È sempre lui… Dio!

È sempre lui che mi accompagna in giro, è sempre lui che sorveglia su di me!
Lo so che molti di voi non credono molto, ma vi consiglio di leggerlo comunque.
Non voglio dirvi che dovete assolutamente credere a Dio, ma vi consiglio di pensarci, perché così Lui sa che voi state pensando a Dio e Lui cercherà di “parlarvi”.
A me ha fatto capire che non devo sprecare la mia vita a divertirmi, perché in questi giorni mi stanno parlando delle beatitudini.
Un santo ha detto: “beato chi è nel pianto, perché verrà consolato!”, non so se sia una cosa molto bella, ma Gesù ha detto così!
Un altro santo ha detto: “beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Non sono cose che si dicono in giro, ma sono cose belle.
In tutti voi c’è qualcosa di beato. In poche parole siete tutti beati, sia io che voi.

Elisa

Branco Tikonderoga – Il falco pigro

Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato. «E l’altro?» chiese il re.
«Mi dispiace, sire, ma l’altro falco si comporta stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare. Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell’albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo».
Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco.
Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno poté schiodare il falco dal suo ramo. Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull’albero, giorno e notte.
Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema. Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino. «Portatemi l’autore di questo miracolo», ordinò.
Poco dopo gli presentarono un giovane contadino. «Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?», gli chiese il re.
Intimidito e felice, il giovane spiegò: «Non è stato difficile, maestà. Io ho
semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare».

Talvolta, Dio permette a qualcuno di tagliare il ramo a cui siamo tenacemente attaccati, affinché ci rendiamo conto di avere le ali.
Siamo tutti nati per volare, per sprigionare l’incredibile potenziale che
possediamo come esseri umani. Ma a volte ci sediamo sui nostri comodi rami casalinghi, abbarbicati alle cose che per noi sono familiari. Le possibilità sono infinite, ma per molti di noi, rimangono inesplorate. Ci conformiamo alla familiarità, al comfort e all’ordinario.
Quello che è successo al pennuto di questa bellissima storia è ciò che ci succede quando riusciamo ad allontanarci dalla nostra cosiddetta “zona di comfort”, superando le paure e i limiti che spesso ci tengono bloccati.

Dagli scritti di B.P.: Quando ero giovane c’era in voga una canzone popolare: «Guida la tua canoa» con il ritornello» «Non startene inerte, triste o adirato. Da solo tu devi guidar la tua canoa». Questo era davvero un buon consiglio per la vita… sei tu che stai spingendo con la pagaia la canoa, non stai remando in una barca. La differenza è che nel primo caso tu guardi dinnanzi a te, e vai sempre avanti, mentre nel secondo non puoi guardare dove vai e ti affidi al timone tenuto da altri e perciò puoi cozzare contro qualche scoglio, prima di rendertene conto. Molta gente tenta di remare attraverso la vita in questo modo. Altri ancora preferiscono imbarcarsi passivamente, veleggiando trasportati dal vento della fortuna o dalla corrente del caso: è più facile che remare, ma ugualmente pericoloso. Preferisco uno che guardi innanzi a sé e sappia condurre la sua canoa, cioè si apra da solo la propria strada. Guida tu la tua canoa!
…cos’altro aggiungere… affidarsi e condividere gioie e fatiche!
Buona caccia!

Chil