Hanno lasciato una traccia: John Fitzgerald Kennedy

18È stato il 35° presidente degli Stati Uniti d’America, l’unico cattolico e l’ultimo ad essere stato assassinato.
Classe 1917 appartenne alla “generazione d’acciaio” nata durante la Grande Guerra, “temprata” dalla Crisi del ’29 e che combatté la II Guerra Mondiale. Proprio durante la guerra si guadagnò la Marine Corps Medal per aver tratto in salvo l’equipaggio della sua motovedetta che era stata speronata da un cacciatorpediniere giapponese. In questo restò fedele al principio che uno scout “è mediocre in un salotto ma indispensabile in un naufragio”.
JFK, come è rimasto noto, fu uno scout della Troop 2 di Bronxville (New York) dal 1929 al 1931 e capo nel Consiglio di Boston.
Come presidente affrontò alcuni dei momenti più cruciali della Guerra Fredda con errori, come il tentativo di abbattere il governo castrista con lo sbarco nella baia dei Porci o l’inizio dell’impegno americano in Vietnam, e successi storici, come il programma spaziale che portò l’uomo sulla Luna, il supporto ai diritti civili degli afroamericani e la risoluzione della “crisi dei missili di Cuba”. Quest’ultimo è da molti considerato il momento più “caldo” della Guerra Fredda, in cui USA e URSS furono quanto mai vicine al conflitto atomico. Le capacità di Kennedy, la sua fermezza e il desiderio di trovare una soluzione pacifica (in un ambiente politico in cui molti spingevano verso le “maniere forti”) fece sì che l’olocausto nucleare fosse scongiurato.
19Come capo scout sono contento di avere un esempio simile da mostrare ai miei ragazzi e ragazze: il giovane John si sarà seduto anche lui in cerchio con il suo reparto a parlare della fratellanza tra i popoli e di come gli scout siano cittadini del mondo. Molti anni più tardi, con “il dito sul pulsante”, si sarà ricordato di quell’idea di pace?
In patria la sua lotta alla povertà e alla disoccupazione, così come leggi a favore dell’istruzione e dei cittadini di colore (all’epoca ancora inferiori ai bianchi secondo la legge) gli procurarono potenti opposizioni. Da questa situazione altamente polarizzata tra chi lo amò e chi lo considerò un nemico nascono le molte teorie sulla sua morte, avvenuta il 22 novembre 1963 per mano di Lee Harvey Oswald che gli sparò alla testa con un fucile di precisione. Dopo molti anni ancora sembra non si sia fatta piena chiarezza su quello che è uno degli omicidi più noti della storia.
JFK lasciò sicuramente molte tracce indelebili nella politica americana e mondiale, ma ne vogliamo ricordare anche una più piccola che però si trova proprio a Busto Arsizio.
Gian Pietro Rossi, sindaco e scout bustocco, ama ricordare così il suo incontro con JFK:
«Nel giugno del 1963, quando ero sindaco, mi trovai, assieme ad altri rappresentanti delle Istituzioni, a presenziare l’arrivo del Presidente John Fitzgerald Kennedy, in visita ufficiale in Italia. Ci recammo tutti quanti all’ “Aeroporto Intercontinentale di Busto Arsizio”, così era chiamato allora la Malpensa. Quando atterrò l’ “Air Force One” scese questo bellissimo ragazzo dai capelli quasi rossi e dall’aspetto atletico; solo che, invece di venire incontro a noi sindaci, impettiti come pinguini dal Tricolore, lui, con un balzo, sorpassò il cordone di sicurezza e si diresse verso la gente comune, che era lì numerosa ad aspettarlo. Strinse mani e salutò molti.
Successivamente, ritornando alle Autorità, John Kennedy chiese se a Busto Arsizio c’era un posto dove consumare una breve colazione (si riferì a Busto Arsizio per via del nome dell’aeroporto) ed io, che a quell’epoca ero uno dei pochi che masticava un po’ di inglese, gli dissi: Signor Presidente, guardi che Busto Arsizio è distante sette chilometri! Lui disse che andava benissimo, ed allora lo accompagnai in una locanda dalle parti dei Tre Ponti dove mangiammo un panino o poco più. Era un ragazzo molto alla mano e fu molto piacevole parlare con lui».
Nel luglio del 1964 ci fu il “Campo Kennedy”. Sette mesi dopo l’assassinio del popolarissimo presidente USA, il Riparto Ikakaniza impostò il campo estivo sulla figura di John Fitzgerald Kennedy.