Archivio mensile:febbraio 2021

Tendiamo le nostre mani

BRANCO ALBERO DEL DHAK

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C’erano una volta Rosa e Tempesta.
Tempesta, ovunque andava faceva dispetti, portava caos e faceva litigare le persone.
Rosa, invece, in qualunque luogo scatenava la sua ira funesta contro tutte le persone che non facevano quello che voleva lei.
Tempesta e Rosa erano compagne di banco. Entrambe desideravano un’amica. Non andavano d’accordo, anzi, ogni occasione era buona per litigare…

Un giorno Tempesta insultò Rosa. Rosa non la prese bene, si infuriò con tutta la rabbia che aveva dentro e disse che non avrebbe voluto vederla mai più in vita sua! Allora Rosa voltò le spalle e se ne andò arrabbiata. Da quel giorno qualcosa cambiò, Rosa non solo non urlava più ma aveva anche smesso di parlare. Era offesa e chiusa in sé stessa.
Tempesta cominciò a riflettere sull’accaduto. Pregava in cuor suo, senza essere vista da nessuno, che il litigio potesse risolversi anche se non sapeva come fare.
Cominciarono a riflettere sul perché avevano litigato, ognuna per conto suo.
Il mattino seguente Tempesta aveva in serbo una parola magica, trovò il coraggio di chiedere scusa a Rosa. Rosa si rende conto solo in quel momento che aprire il proprio cuore rende felici perché permette di conoscersi, capirsi e di darsi una mano.

Pietro ed Anita Spoletini

La dinastia dei virus

BRANCO ALBERO DEL DHAK

C’era una volta il coronavirus: antipatico a tutti e che per non farsi vedere, grazie a una strega, diventò invisibile.
Un giorno il coronavirus volle fare un dispetto agli umani e agli animali e infettò prima di tutto un pipistrello che andò in diverse città. In tre mesi il coronavirus infettò praticamente tutto il mondo.
Gli scienziati un giorno, dopo cinque mesi, trovarono il vaccino contro il coronavirus e, quando tutti gli umani presero il vaccino, il coronavirus fu per sempre distrutto.
La cosa brutta che fece il coronavirus prima di morire fu quella di avere un figlio: il virus senza nome (non gli aveva ancora dato il nome prima di morire). Questo virus, per vendicare il padre distrutto, fu più forte di lui e in due mesi infettò nuovamente tutto il mondo.
Gli scienziati erano sfiniti: era stato già difficile trovare il vaccino del coronavirus e adesso dovevano trovarne un altro per il virus senza nome che era anche più forte di suo papà?!

Gli scienziati furono obbligati a trovare il vaccino per il bene dell’umanità e, dopo un anno faticoso, anche il virus senza nome fu distrutto.
La cosa brutta che aveva fatto il virus senza nome, prima di morire, era quella di aver fatto due gemelli-virus: Virusà e Virusè (una femmina e un maschio).
Questa volta però gli scienziati obbligarono le altre persone ad aiutarli nella ricerca del vaccino perché loro da soli non ce l’avrebbero mai fatta.
Grazie all’aiuto delle persone di tutto il mondo trovarono il vaccino in un mese, e distrussero tutti e due i virus. Questa volta, i virus non avevano fatto figli perché erano troppo piccoli per farlo, e vissero per sempre tutti felici e contenti.

Alessandro Gravina
(2° Classificato al concorso letterario CREATIVA-MENTE 2020 – 1 ottobre 2020)

La ricchezza nella diversità

ALBERO DEL DHAK

A volte la pace non esiste nel cuore degli uomini e se ci pensiamo questa cosa porta tanta tristezza nel cuore.

Succede che molte persone e tanti bambini escludono dagli amici gli altri perché sono nati a marzo e non a maggio… perché uno ha la pelle marrone e l’altro rosa…

Quindi noi dobbiamo giocare e parlare con le persone escluse e dobbiamo cercare di risolvere il loro problema!
E dobbiamo fare capire alle persone che escludono “che essere tutti diversi è una ricchezza!’’

Sonia

Finalmente attività in presenza!

BRANCO LUPI DELLA BRUGHIERA

05Ciao a tutti, io sono Giovanni Genoni del Branco dei Lupi Della Brughiera.
Dopo tutto questo tempo chiusi in casa a fare attività tramite Zoom, a causa del COVID, a gennaio siamo riusciti a fare attività in presenza. È come se il mio compleanno avesse portato fortuna, dato che io compio gli anni in questo mese.

Il 10 gennaio ci siamo ritrovati alla chiesa di Santa Croce a Busto Arsizio, e lì abbiamo iniziato la nostra attività partecipando alla S. Messa.
Poi ci siamo spostati al Parco Alto Milanese. Lì abbiamo svolto il resto dell’attività.
Mentre stavamo facendo la siesta dopo mangiato, è entrato un fuori programma: stavamo giocando a “mago ghiaccio” quando un cane sguinzagliato è entrato nel nostro “campo” ed ha cominciato a girare intorno a noi.
Poi abbiamo giocato a “castellone”, seguendo le regole del D.P.C.M.: per “bloccare” gli altri si dovevano segnare gli avversari con un pennarello. Alla fine eravamo tutti colorati sulle gambe.
Dopo ci siamo spostati in un boschetto. Abbiamo costruito una capanna per sestiglia con quello che la natura ci offriva; la nostra capanna era un po’ bassa, ma ci si stava bene all’interno.
Infine siamo ritornati a Santa Croce, dove lì abbiamo concluso la nostra bellissima attività.

Giovanni Genoni

 

La mia promessa

BRANCO LUPI DELLA BRUGHIERA

La prima volta che sono stata con quello che oggi è diventato il mio branco ero davvero emozionata: era tutto così nuovo! Dopo poco, mi sono sentita più a mio agio ed è cominciato il mio percorso. Quando mi è stato consegnato il primo fazzolettone mi sono sentita accolta e sono stata davvero felice.
Il giorno in cui i nostri capi ci hanno detto che potevamo chiedere di fare la promessa, ho deciso di impararla quanto prima e quando ho chiesto di poterla recitare di fronte al branco, ho capito che ero pronta a fare ciò che era necessario per diventare un lupetto a tutti gli effetti.
Dopo qualche mese di attesa, dovuto anche al Corona Virus, quel giorno è arrivato. Ora mi sento una vera lupetta, ansiosa di continuare il proprio percorso negli Scout.

Noemi Rebecca Manca

L’attività digitale

BRANCO ALBERO DEL DHAK

L’isolamento causato dal Covid e la soluzione trovata dai capi

All’inizio del 2020 l’emergenza da COVID-19 ci ha costretti ognuno nella propria casa.
Il virus ha portato morte e paura.
Io ero preoccupato che qualche persona a me cara si ammalasse e questo mi ha spinto a mantenere le norme di sicurezza per proteggerle.
È anche una parte della nostra Legge del Branco: “Il lupetto pensa agli altri come a sé stesso”.
Ho intervistato telefonicamente un lupetto per ogni anno per raccogliere informazioni su come è stato vissuto il periodo di isolamento.
Dei quattro lupetti intervistati la metà si sono sentiti sereni nonostante l’isolamento in casa, uno si è sentito annoiato per la mancanza di movimento ed un altro preoccupato. Tre su quattro hanno sofferto la solitudine perché non potevano più giocare con i propri amici. La solitudine vissuta ha permesso di conoscersi meglio alla metà dei lupetti. Anch’io ho sofferto la solitudine soprattutto per la mancanza di amici, poi per la mancanza di sport e movimento e di poter decidere a mio piacere quando uscire. La solitudine, però, mi ha permesso di passare più tempo con me stesso.
In questo tempo ho riflettuto e ho pregato.

Sono stato felice quando i Capi hanno annunciato che avremmo fatto attività a distanza tramite zoom.
L’attività digitale proposta dai Capi mi è piaciuta e sono riuscito a seguirla bene anche attraverso lo schermo. Dal vivo ci si diverte di più, ma dato che non era possibile, apprezzo molto l’impegno per non interrompere il nostro percorso e farci sentire così di poter andare avanti… nonostante tutto!
Concordano con me tre lupetti. Ad un lupetto, invece, non è piaciuta l’attività per il tempo passato davanti allo schermo. Lo stesso lupetto però, insieme ad altri due riconosce di aver imparato a divertirsi insieme anche a distanza.
Dall’attività ho imparato che anche se sei in una situazione difficile non devi arrenderti o disperarti ma trovare una soluzione. C’è sempre una soluzione ad un problema ma per trovarla bisogna sforzarsi e i Capi, come sempre, l’hanno trovata.
Cosa dovremmo fare, quindi, per uscire da questa difficile situazione?
Non dobbiamo aspettare che qualcuno risolva i nostri problemi, ma cominciare noi di nostra iniziativa a trovare soluzioni.
Secondo me dobbiamo imparare a non pensare solo a noi stessi ma anche a quello che noi possiamo fare per gli altri, per i fratellini e le sorelline, per i compagni di classe, per la nostra famiglia. Pensare di appartenere ad un unico gruppo, “pensare agli altri come a noi stessi” perché come dice il Papa “peggio di questa pandemia c’è solo il dramma di sprecarla” e noi non lo vogliamo.

Pietro Spoletini

22 febbraio 2021 – Giornata del Pensiero

04

Messaggio della Capo Guida e del Capo Scout d’Italia

Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
(2Cor 4, 7-10)

Carissime e carissimi coccinelle e lupetti, guide e esploratori, scolte e rover, capo e capi, genitori e famiglie delle guide e degli scout,
in questo ultimo anno è stato un po’ triste vedere il mondo meno colorato dalle uniformi scout. Nelle città, nei boschi e sulle montagne, al mare e nelle campagne. Ma dove eravamo finiti tutti? Dispersi dalla tempesta? Smarriti e confusi dalle dure prove? Assolutamente no! Tutte le guide e gli scouts sono stati impegnati nel tenere accesa e viva la fiammella delle loro lanterne. Con sacrificio, con passione, con generosità, con creatività e fantasia. Come nel tempo eroico della “Giungla silente”, tesi nello sforzo di resistere “un giorno in più”!
Dal più profondo del cuore: GRAZIE!

Il nostro primo e più grande ringraziamento va a voi tutti, coccinelle e lupetti, guide e esploratori, rover e scolte. Senza i vostri “eccomi!”, “del nostro meglio!”, “estote parati!”, “servire!”, non sarebbe stato possibile continuare a vivere il nostro entusiasmante Grande Gioco. Se lo scautismo continuerà a percorrere la sua pista, il suo sentiero e la sua strada per rendere il mondo migliore di come lo abbiamo trovato, lo dovremo soprattutto a voi.
Ringraziamo di cuore tutte le capo e tutti i capi, per aver tenuta viva, con audacia e creatività, la relazione educativa con i ragazzi, per non aver mollato mai lo sguardo su di loro, per aver vissuto lo scouting, nella sua essenza e profondità, per aver testimoniato la bellezza del mettersi a servizio degli altri secondo le scelte delle Comunità capi e le possibilità consentite nei diversi territori. Fare l’educatore è oggi stare nell’Esodo, essere profeti e sentinelle, accogliere, dare senso, camminare insieme, cercare segni di futuro e speranza insieme alla Comunità! È questo a cui siamo chiamati oggi: a testimoniare il coraggio della presenza e della speranza, nonostante tutto! Oggi il capo educatore ha proprio il ruolo di “garante della speranza”, con la consapevolezza che “siamo in una notte che già contiene l’albore del giorno”.
Quali sono le sfide che ci stanno davanti? Come Associazione siamo chiamati oggi a fare “resistenza educativa”:
- essere accanto alle ragazze e ai ragazzi, rimettendo al centro la relazione educativa, ciò che, più di ogni altra cosa, ci rende “una parte preziosa della società italiana”;
- difendere la socialità delle nostre bambine e dei nostri bambini, delle ragazze e dei ragazzi, da tutto ciò che la ostacola e ritornando ad offrire esperienze di vita all’aperto;
- affermare il valore e la forza rivoluzionaria dell’educazione, unica realtà che può produrre cambiamenti, in un tempo generativo come quello che stiamo vivendo;
- assumersi la responsabilità della cura e della custodia di ognuno e soprattutto di coloro che sono più fragili e più deboli, nella fedeltà al mandato di “Fratelli tutti”;
- costruire coesione sociale, cercando tutte le opportunità possibili, insieme agli altri;
- annunciare che l’amore non è una proposta, ma è un mandato; non è una strada possibile, ma è l’unica Via (dal documento “Chiamati ad annunciare” del Consiglio generale 2020).

Cerchiamo di testimoniare, tutti insieme, che ci siamo e che siamo sempre pronti a servire il nostro Paese. Sentiamoci sempre uniti e sostenuti da tutti gli altri: sarà più facile affrontare le sfide che ci stanno davanti.

Buon volo, buona caccia e buona strada!
Daniela Ferrara
La Capo Guida d’Italia
Fabrizio Coccetti
Il Capo Scout d’Italia