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Bene e male: una lotta di scelte

Buongiorno a tutti. Sono Carmela e, ormai, è una mia abitudine scrivere su questo bellissimo giornalino. Scrivo molto spesso e trovo sempre i temi molto interessanti e comuni, ma questa volta, inizialmente, non sapevo bene cosa dire… Ma eccomi qua, a scrivere sul Tuttoscout, nonostante questo tema dal nome sconosciuto, ma dall’uso molto frequente: il discernimento.
Discernimento… Non ci capita spesso di sentire questa parola… Eppure esprime un concetto così comune: significa, infatti, scegliere un determinato comportamento da assumere. È quindi la capacità di scegliere. Ed il dover scegliere ci capita spessissimo nella nostra vita, se non ogni giorno.
A partire dal scegliersi i vestiti, ad arrivare allo scegliere che attività fare quest’anno, facciamo ogni giorno delle scelte più o meno importanti.
Spesso si mettono a confronto le due forze più comuni: il bene ed il male, le forze che, come si suol dire, muovono l’umanità… Questo concetto è difficile da capire, perché, come si studia a scuola, il concetto assoluto non esiste, è tutto un concetto relativo. Infatti il bene ed il male sono concetti soggettivi: quello che per me è bene non è detto che sia bene anche per te. Faccio un esempio: per il ladro è bene rubare, ma per la vittima, è male essere stati privati di un proprio bene. Un altro esempio, ispirato a quello che è successo il 13 novembre 2015, è quello dei terroristi. In quella data, infatti, ci furono diversi attentati a Parigi, e la sparatoria più violenta fu quella presso il teatro Bataclan, causa di 90 vittime. Questo perché i terroristi hanno idee diverse dalle nostre. Secondo l’ISIS, infatti, è bene uccidere in nome di Allah, il loro Dio. Noi consideriamo, ovviamente, questa cosa come male verso delle persone.
Questi esempi ci fanno capire che il bene ed il male sono e saranno sempre in lotta fra loro, così come ogni persona ha le proprie idee.
In ogni caso voglio che voi sappiate che solo voi potete scegliere quale è il vostro bene e quale il vostro male, perché ognuno è padrone di se stesso e nel mondo non esistono e non devono esistere burattini.
Voglio ricordarvi, inoltre, che ciò che divide il bene dal male è un filo talmente sottile che risulta quasi invisibile. E, purtroppo, a volte quel filo si spezza tra le tue mani mischiando il bene e il male in un mistero che ti confonde. È proprio allora che devi cominciare a ragionare e a usare il tuo buon senso, per capire cosa è o no bene fare.
Spesso ci capita di trovarci di fronte a scelte difficili, che non riusciamo a fare istantaneamente. E non tutti siamo capaci di scegliere senza rammaricarci poi sulla scelta fatta. Proprio per questo vi ripeto una frase che mi è molto piaciuta: “Un uomo non va giudicato tanto dalle scelte giuste o sbagliate, ma dalla capacità di capire e rimediare ai suoi errori.” Questa frase è molto bella e ci deve insegnare a non giudicare una persona dalle scelte che fa, ma dal modo in cui vuole e si impegna a rimediare ai suoi errori.
Spero di non avervi annoiati, ma di avervi fatto capire che il saper scegliere è una capacità molto importante. Al prossimo tuttoscout!

Canarino Stravagante
-Carmela Scida

Lo scautismo e l’impatto sul contesto in cui agisce

Spesso si vedono gli scout girare per le città, prendere il treno, spostarsi a piedi e in bicicletta, al mare come in montagna, d’estate e d’inverno, ma non tutti sanno bene chi siamo e che facciamo. Possiamo intuire che a volte indossare una divisa non sia il massimo per un ragazzo, potrebbe apparire una barriera per cui vorrei cominciare da qui per descrivere l’impatto dello scautismo sul mondo che ci circonda.
Secondo me l’uniforme esprime delle personalià, indossandola e pronunciando la Promessa si entra a far parte della grande famiglia degli scout, impegnandosi di fronte a Dio ed al mondo nel rispetto della natura, nel piacere di aiutare il prossimo, essere sempre laboriosi senza arrendersi mai, felici anche nelle difficoltà. Sopratuttto noi scout siamo animati dall’amore per Dio, l’obbedienza della sua parola e la guida che la sua vita e le sue azioni imprime a tutte le nostre azioni. Non potrebbe essere altrimenti perché tutte le nostre azioni sono improntate alla bontà ed alla carità per i più bisognosi. L’altro aspetto importante è che essere scout significa soprattutto essere onesti con noi stessi e con gli altri scout.
I nostri principi e le nostre attività hanno lo scopo di avvicinarci agli altri, soprattutto i più deboli e bisognosi ma sono anche formative per il nostro carattere con livelli di impengo sempre crescenti in cui maturità ed esperienza sono le carte vincenti.
Francesco Cacciagrano

Io voto scout forever!

“Domenica ti va di uscire?” “No, scusa, sono agli scout…”
Capita a tutti, prima o poi. E spesso non sappiamo qual è la cosa più importante. Scout o amici? Uscita di squadriglia o festa di compleanno? Campo scout o vacanza? Mah… dipende: ognuno ha la sua. Io voto scout forever, però: il mio reparto sta diventando la mia famiglia. Ovvio, non parlo di legami di sangue, ma di legami d’amicizia. Litighiamo spesso fra di noi, a volte anche duramente, ma alla fine risolviamo tutto e torniamo a ridere insieme. Non dobbiamo vergognarci di essere noi stessi perché nessuno giudica nessuno. Troviamo sempre un motivo per ridere e sorridere, per divertirci e giocare, e stare seri quando serve. Anche se quest’ultima risulta particolarmente difficile a particolari persone, ma alla fine va tutto bene. Per questo adoro essere scout, perché adoro stare con i miei amici, non solo repartisti, ma anche lupi e castorini. Certo, adoro anche uscire con gli altri amici e andare alle feste e non dico che si deve rinunciare a questo per essere scout. Anzi, dico tutt’altro: per essere scout bisogna sapersi organizzare e dare a ogni cosa una priorità. E poi, in questo, ci aiutano anche i capi con le libere, un momento in più per uscire con gli amici, andare a una festa, andare al cinema o fare tutto ciò che volete. Per questo dico che essere scout non è solo un impegno che ci occupa ogni weekend, ma è, invece, uno stile di vita. Perché, a un certo punto, capisci che essere scout è diventato parte di te, del tuo modo di essere; perché hai imparato a conoscere e adorare i tuoi “fratelli” e le tue “sorelle” scout, qualunque sia la loro età. Che sia il tuo (o la tua) capo scout, il tuo rover o la tua scolta, il tuo (o la tua) capo sestiglia o squadriglia, un cucciolo (o una cucciola) appena entrato in branco, un primino o una primina, uno (o una) che non sopporti, capirai presto che non puoi farne a meno perché essere scout comprende tutto quello che esiste, che decidi di vedere, anzi, osservare, con occhi diversi, con occhi puri, limpidi, liberi e gioiosi, che ti aiutano a capire il senso di ogni cosa e a essere una persona migliore ogni giorno che passa. Questo è, per me, essere scout. È essere una persona migliore, che rispetta la natura e che è pronta ad aiutare il prossimo e a passare dei momenti della sua vita con i suoi compagni d’avventura.
Io scelgo di essere scout perché mi sento libera e felice, anche se a volte mi capita di rimpiangere i weekend liberi che avevo prima. Però è stata una mia scelta e allora devo accettare le sfide che mi vengono poste davanti e devo capire che gli amici esistono e, anzi, sono sempre con me. Quelli non scout li potete vedere dopo scuola e, se volete, li potete anche portare agli scout, anzi: in questo modo saremo tutti contenti, capi compresi!
Come però sento spesso dire, e succede anche a me, molte persone giudicano gli scout in modo negativo (o per il modo di vestirsi, o per il comportamento, o per altre ragioni che si discutono al momento). Ora, prima di finire l’articolo voglio dirvi una cosa: quel comportamento, che spesso non ci piace, quelle parole rivolte agli scout, ossia a noi, spesso ci fanno male. Caro lettore, probabilmente scout, non so se ti conosco ma so, invece, una cosa: anche se sei il mio peggior nemico, non ti auguro di essere triste o offeso. Questo perché nessuno se lo merita. E chi pregiudica gli altri sappia che non bisogna mai giudicare un libro dalla copertina quindi, prima di parlare, fateli venire agli scout per far capire loro l’immensa gioia che loro non conoscevano e l’immagine di un mondo visto con nuovi occhi, che prima erano chiusi.
Canarino stravagante

Carmela Scida

Telegrammi da Balmuccia

Come primo campo estivo credo sia andato piuttosto bene, secondo me -STOP-

Il campo si è svolto a Balmuccia in provincia di Vercelli, ovunque essa sia -STOP-

Il territorio era abbastanza simpatico, anche se ho perso una torcia, ma sono dettagli.

In genere io ero sempre addormentato, ma di buon umore -STOP-

Abbiamo fatto molte attività come gite, giochi e il fantastico rafting -STOP-

Ovviamente ci sono state anche alcune attività che non sono state il massimo, ma chi sono io per giudicare? -STOP-

Come ogni campo estivo si fa l’hike, quei due giorni massacranti dove devi solamente camminare per ore, noi durante il percorso abbiamo trovato delle difficoltà, ma siamo riusciti a superarle e ad andare avanti -STOP-

Dato che non so come andare avanti, credo che questa scarsa pagina possa andare bene quindi credo di poter chiudere qui -STOP-

Francesco Cacciagrano

Un campo all’Indiana Jones

E così è passato anche il mio secondo anno… il mio secondo campo… un campo pieno di sorprese, sfide… e camminate! Infatti siamo partiti dalla sede e abbiamo viaggiato in macchina fino a Balmuccia, la cittadina dove ci siamo fermati per poi continuare il nostro cammino a piedi lungo un sentiero di campagna “apparentemente” infinito, ma che, (fortunatamente!) terminò con la visuale di una carrucola, che abbiamo da subito usato per trasportare il materiale di reparto e di squadriglia. Poi abbiamo montato le tende e, FINALMENTE (!), ci siamo goduti un meritato e gustoso pranzo condiviso. Ma questo è stato solo il primo giorno, perché poi il campo ci ha riservato mille e mille sorprese spettacolari e uniche.

Ma ora non sto qui a scrivere per filo e per segno ogni singolo dettaglio, ma vi dirò velocemente che in tutto il campo abbiamo conosciuto Indiana Jones e lo abbiamo aiutato a recuperare il suo taccuino e la tavoletta che gli era stata rubata.

Nel frattempo i capi ci hanno introdotto “Mister Campo”, per farmi capire da eventuali lupetti che stanno leggendo questo articolo, una specie di San Scemo, solo che al posto dei balletti ci sono delle sfide, ma non voglio anticiparvi troppo, visto che lo saprete meglio quando sarete in reparto.

Quindi, come spero abbiate capito, è stato un campo fantastico, ma stancante; pieno di sfide, ma anche di sorprese; pieno di lavori, ma anche di giochi; pieno di silenzi, ma anche di MUSICA! Infatti il nostro carissimo Alessandro Baraldi, che ha sempre a portata di mano la sua chitarra ed i suoi canzonieri, ci ha rallegrato i bivacchi e le sieste.

Finisco con una dedica ai quarto anno, che mancherà moltissimo a tutti noi; anche a tutti i lupetti che fra poco passeranno, che dovranno cominciare un nuovo percorso anche loro; e anche a tutti coloro che stanno per cominciare un nuovo cammino, che sia un passaggio scout, l’inizio di una nuova scuola o un trasferimento…

“il sasso: la persona distratta vi è inciampata; quella violenta l’ha usato come proiettile; l’imprenditore l’ha usato per costruire; il contadino stanco invece come sedia; per i bambini è un giocattolo; Davide uccise Golia e Michelangelo ne fece la più bella scultura. In ogni caso, la differenza non la fa il sasso, ma l’uomo. Non esiste sasso sul tuo cammino che tu non possa sfruttare per la tua propria crescita.”

Spero che questa frase vi possa essere utile nel percorso che state per cominciare e che voi, miei carissimi quarto anno, non vi dimenticherete mai di noi, così come noi non ci scorderemo mai di voi!

Ecco che, come al mio solito, mi sono dilungata troppo! Spero di non avervi annoiato e vi rivolgo un sincero saluto scout:

Buona strada!

Canarino Stravagante

Carmela Scida

 

Passaggi 2016

È la terza volta consecutiva che scrivo nel libro d’oro!
Per diventare scrittori, ricordatevi di dimenticarvi il libro d’oro di reparto a casa per un periodo e… gratuitamente lo diventerete!

– E’arrivata!
– Che cos’è arrivata?
– Come che cosa, la domenica dei passaggi!
– È vero ci sono i passaggi, chissà se vedremo piangere qualcuno…

Stranamente quest’anno non ho visto piangere tanta gente però ho visto sorridere e commuoversi per la gioia e la felicità di tutti coloro che sono passati.
Non so dirvi precisamente sabato che cosa il reparto abbia fatto… so solo che è costruito il ponte per fare passare i lupetti e gli esploratori. Sono arrivato nell’esatto momento dei cambiamenti delle squadriglie e quindi ad una velocità incredibile mi sono messo subito la camicia e sono corso verso la squadriglia, la squadriglia cavalli!

pontePhoenix
Il sabato sera non abbiamo fatto tante cose faticose, ma abbiamo salutato per bene chi passava e i capi che sarebbero andati via o avrebbero cambiato reparto. Quelli del quarto anno hanno fatto per il reparto un regalo per far sì che ci ricordassimo di loro in futuro. Minuz e Alan hanno fatto insieme un moschettone con attaccato un foglio con una frase:
“Il nodo ben fatto è quello che resisterà ad ogni sforzo e che potrà venire disfatto quando lo si desidera”
Invece Pedra ha fatto un castello di carte dove ogni carta ha il nome di ognuno di noi come dire che noi sosteniamo qualcuno e nello stesso tempo siamo sostenuti da qualcuno.
Alessietto (che tristemente ci lascia) ha dato a ognuno di noi una spilla con un aquilone, simbolo di libertà e speranza. Invece noi e tutto il reparto abbiamo regalato ai passanti una maglietta con l’hit dell’anno: “PIZZA!”
Invece ad Alessietto abbiamo regalato un diario con attaccati dei bigliettini su cui ognuno di noi ha scritto qualcosa.
Dopo una lunga sosta di abbracci e discorsi si va a nanna!
Domenica alle 7 e 20 ci alziamo e andiamo subito a riparare il ponte. Anche se poco prima dei passaggi è crollato…
Dopo la riparazione c’è stato l’issa bandiera e quindi… subito a metterci le camicie. Dopo l’issa sono iniziati i passaggi e tre maschi e due femmine si sono inseriti nel nostro “gruppo”.
Dopo i lunghissimi passaggi dei lupetti ci sono stati quelli degli esploratori e qui siì che abbiamo salutato i nostri quarto anno.
Tutto ciò è durato quattro ore e dopo questi lunghissimi passaggi abbiamo mangiato e subito a fare la siesta. Dopo due ore di libertà è iniziata la Santa Messa durante la quale conosciamo i nuovi preti che ci accompagneranno durante tutto l’anno.
Al termine della funzione e dell’intervento del Sindaco che è venuto a congratularsi con noi c’è stata la chiusura e l’ammaina.
Ecco… è finito tutto e anche quest’anno comincia e io, quarto anno insieme al mio caro reparto Phoenix, farò nuove scoperte e nuove avventure.
Opossum Misterioso

Intenational day alla base militare N.A.T.O. di Solbiate

21-2

Tante persone pensano che lo scautismo sia inutile e che serve solo a far fare qualcosa a dei nullafacenti… ma noi scout sappiamo non è così!
Noi aiutiamo chi è in difficoltà, aiutiamo in casi di terremoti, incendi, ecc… Quindi noi al mondo serviamo perchè, anche se in piccolo, contribuiamo a renderlo migliore!
Infatti credo che sia questo il motivo del perché noi scout del reparto Phoenix siamo stati invitati all’International Day dalla N.A.T.O., per rappresentare lo scautismo e l’aiuto che noi diamo alla società. Ovviamente noi non siamo andati all’International Day solo per fare festa e mangiare, considerando che tutto il cibo era GRATIS!
Siamo andati anche per far divertire i bambini e i ragazzi presenti alla festa e… sapete con quali giochi?21
Ovviamente i nostri: stella, palla scout e roverino. Abbiamo anche allestito un tavolo dove si poteva imparare a fare gli origami e dove chi voleva poteva esser truccato. Per fortuna abbiamo anche potuto “esplorare” la base e mangiare. C’erano tanti stand gastronomici di diversi stati dove ognuno proponeva qualcosa di tipico del paese. Tutti gli stati che erano presenti fanno parte della N.A.T.O., la quale non serve per provocare guerre, ma piuttosto per evitarle e aiutare i paesi dove ci sono conflitti in corso. Questa giornata particolare mi è piaciuta molto perché s e di averli rappresentati nel loro meglio.

 
Daniel Bertollo (opossum misterioso)

N.A.T.O. anzi, nati per far giocare

19 Oggi spetta a me raccontarvi l’ultima avventura (se così possiamo chiamarla) che abbiamo passato. Questa è stata un’esperienza nuova e completamente diversa dalle altre.
Sperando di riuscire a rendere l’idea e di trasmettere tutte le emozioni provate, cercherò di raccontarvela. Partiamo con il dire che l’organizzazione di questo evento è iniziata circa un mese e mezzo fa, quando la “Cara famiglia Giovannetti” ci ha proposto di prendere parte a questa giornata in caserma durante la quale avremmo potuto mostrare un po’ il mondo scout alle famiglie dei militari provenienti da molte zone del mondo. Chissà, magari avrebbero deciso di intraprendere a loro volta questo viaggio insieme a noi.
Questa proposta ci ha entusiasmato ed abbiamo deciso di accettarla.
Con il passare delle settimane ci siamo ritrovati in un lampo al fatidico giorno, così, dopo esserci incontrati alla caserma, i capi ci hanno subito spiegato come si sarebbe svolta la giornata: alla mattina ci saremmo dedicati alla costruzione di un portale che avrebbe rappresentato il nostro “stand”, e ci saremmo divisi tra di noi gli altri incarichi.
Nel pomeriggio invece, seguendo ognuno i compiti datici in precedenza, avremmo intrattenuto i visitatori con diverse attività. Queste erano: tipici giochi scout come roverino, palla scout e stella.
Per trasmettere anche delle competenze invece avevamo preparato attività come: insegnamento dei principali nodi, che possono sempre essere utili, e la creazione di carinissimi origami.
Ed infine, l’immancabile trucca bimbi. Perché si sa che tutti i bambini sono più felici con un po’ di colore in faccia.
Una volta decisi i compiti di ognuno abbiamo iniziato la costruzione del portale, il quale ha fatto sentire subito me ed alcune altre persone come se fossimo all’interno del mondo dei popolari libri di “Shadowhunters” e così, sentendoci un po’ degli eroi infallibili, abbiamo iniziato a lavorare. Ma come ben si sa, tra il dire ed il fare…, ed infatti il nostro caro portale, che aveva la forma più o meno di un ponte, ha deciso che non voleva rimanere in piedi e questo ci ha costretto a cambiare il progetto.
Ok, ok, forse non siamo proprio degli eroi invincibili, ma alla fine l’importante è che qualcosa lo abbiamo creato no?

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Dopo la stancante costruzione del portale ci siamo riposati ed abbiamo mangiato, sapendo che il pomeriggio sarebbe stato ancora più impegnativo della mattina. Infatti, dopo esserci rimpinzati, ci siamo di nuovo suddivisi in gruppetti ed ognuno si è separato per l’attività che avrebbe dovuto seguire. Ad esempio io e le altre ragazze che si sarebbero dovute occupare del trucca bimbi ci siamo sbizzarrite nel provare su noi stesse i trucchi disegnandoci l’un l’altra tigri, fiori, cani, farfalle, arcobaleni e… un’intera maschera di teschio in stile “dia de los muertos”. Dopo tutta la fase di preparazione iniziale la gente ha cominciato ad arrivare. Nei primi momenti non era molta ma col passare del tempo ha iniziato a diventare davvero numerosa. Io personalmente ho iniziato ad essere un po’ nervosa ed in ansia nel vedere tutte quelle persone che arrivavano ed io continuavo a domandarmi come avrebbero reagito i bambini se il loro trucco non fosse venuto bene e cosa avrebbero detto i loro genitori. Fortunatamente, con il tempo, la pressione e l’ansia se ne sono andate ed il pomeriggio è passato in un batter d’occhio.
Durante le attività, inoltre, una squadriglia alla volta, avevamo il tempo per girare e guardare gli stand degli altri stati e la cosa che è piaciuta a molti di noi è stata la presenza dello zucchero filato.
Verso le nove e mezzo, quando ha iniziato a farsi buio, abbiamo smesso le attività ed abbiamo avuto il tempo di cenare e svagarci un po’ facendo gli ultimi giri per gli stand. La fine dell’evento è stata contrassegnata da un bellissimo spettacolo di fuochi d’artificio, dopo il quale è iniziata la parte peggiore: la fase in cui bisogna smontare tutto.
Terminato anche questo ci siamo avviati alle macchine e la nostra giornata si è conclusa. A parer mio questa è stata veramente un’esperienza bellissima e da ricordare, se ne avessi la possibilità credo che la rifarei molto volentieri anche perché, tra l’altro, credo di aver appena scoperto un’inattesa passione per truccare i bambini.
Alla prossima!

 
Cerbiatto loquace

Campo estivo in Svizzera 2016

OLYMPUS DIGITAL CAMERACiao a tutti amici lettori, sono Alessandro, il vostro cronista incaricato di raccontare a voi e alle generazioni future le avventure del reparto Phoenix.
Come al solito incomincerò dal principio: dopo un’agognata preparazione all’altezza di un reparto coi fiocchi, eccoci finalmente arrivati alla prova del nove: mettere in pratica quello che fino a pochi mesi fa era un’idea lontana. Era la prima volta nel reparto che facevo un campo all’estero e, se devo dirla tutta, l’idea non mi emozionava più di tanto dato che fino alla fine mi sono schierato nell’opposizione, ma mi sono dovuto ricredere.
Era un 9 Luglio di quelli afosi e soleggiati. Appena arrivato in sede venni sommerso da richieste e richieste d’aiuto fatte dagli altri repartisti che nel frattempo, come tante piccole formiche all’opera, avevano incominciato a spostare fuori tutto il materiale necessario per il campo. Dopo aver aspettato il resto del Reparto, caricammo tutto il materiale su di un pullman e partimmo verso la Svizzera. Ovviamente nulla è perfetto e, una volta superato il confine svizzero, dovemmo scendere in un parcheggio semideserto dato che il largo pullman non passava per le strette vie del centro abitato. Dopo una mezzoretta di cammino arrivammo al campo base dove dei capi ci stavano già aspettando impazientemente. La prima cosa da fare era quindi montare le tende, che sarebbero stati i nostri alloggi per il resto del campo, la nostra, con vista campo base, era però sopra la collinetta più alta quindi ogni volta che ci eravamo fatti la doccia, una volta arrivati in cima eravamo già sudati e sporchi.
Ben presto il lancio del tema ci fece intuire che la trama del campo estivo era incentrata su “Ritorno al futuro”, film leggendario che vede protagonisti Marty ed il suo inseparabile amico Doc.
Il pomeriggio passò velocemente sotto il cocente sole svizzero, anche la notte passò rapida e il giorno dopo eravamo alle prese con qualche altro gioco organizzato a giorni alterni dai capi o dalla pattuglia animazione, di cui io facevo parte. Le mie attività preferite si sono svolte nei giorni centrali del campo: uno è la progettazione e la fabbricazione della mitica DeLorean, che permise a Marty di viaggiare indietro nel tempo, che ci eravamo trascinati dalla sera prima.
Una volta costruita la macchina andava alimentata, ma non col Diesel bensì con l’uranio, che ci siamo guadagnati in una staffetta su e giù per le colline.
Ora le De Lorean erano pronte per il salto… ma non c’era un solo modello, bensì 4, quindi spettava a noi decretare la vincitrice scoppiando i palloncini attaccati nelle portiere delle macchine avversarie. Alla fine i modelli migliori si dimostrarono il nostro e quello dei Giaguari.

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Come al solito non potevano mancare i Libici. L’obbiettivo era quello di sparare dell’acqua colorata sugli avversari, ogni squadra ha abbinato un colore, alla fine una persona con un colore dominante valeva un punto per la squadra abbinata al colore.
Alla fine sembravamo delle tavolozze dipinte da Picasso!
Ovviamente il campo non fu sempre soleggiato e un giorno cadde sulle nostre teste un acquazzone che rischiava di soffiarci via le tende, alla fine con 3 picchetti per tirante riuscimmo a sconfiggere il maltempo.
Il nostro secondo nome è avventura, quindi, in occasione del sopralluogo dei dintorni Alan ci intrattenne con una sfida al medico migliore: dovevamo curare i nostri capo che si erano provocati delle fratture multiple, scomposte ed esposte ma alla fine con la nostra buona volontà riuscimmo a salvarli.
In un campo in tema anni ’50 non poteva mancare il ballo di gala, che comprendeva cena a buffet e balli più o meno stile anni ’50, insomma ci divertimmo come dei matti e andammo avanti a ballare fino a quando la fievole fiamma del braciere non si spense del tutto lasciandoci spazio per la veglia alle stelle dove riflettemmo su tutto ciò che era accaduto nel corso del campo.
Anche l’Hike passò senza difficoltà e anche se affaticati tornammo al campo base. I capi ci ritennero anche pronti per la cerimonia dei nomi totem, dove io venni battezzato: Turaco temerario.
Finalmente il campo era finito, ma una cosa ci aspettava ancora: la premiazione della squadriglia migliore del campo e con molta sorpresa la nostra squadriglia vinse il campo! Finite le premiazioni in cui alla fine mi avvolse un senso di gioia e compimento, tutti riabbracciammo i nostri cari e l’Estate che non era ancora finita!
Alessandro Baraldi
Turaco temerario

Il mio primo anno in reparto… che emozione!

Mi raccontavano che il reparto non è tutto un gioco, che c’è bisogno di molta serietà, ma quando me lo dicevano fraintendevo e capivo che sarebbe stato difficile stare in reparto, quindi non mi sentivo pronta per passare.

Invece eccomi qui: allegra e pimpante, pronta a vivere avventure da repartista, ma il reparto non è solo gioco, è anche imparare a conoscere, a rispettare, a stare in compagnia. È saper condividere esperienze, giochi, conoscenze… insomma, è diverso dalle idee che mi ero fatta.
Mi sento felice in reparto e, anche se quando sono passata non conoscevo nessuno oltre agli ex CDA, ora conosco tante nuove persone.
Tutti insieme abbiamo fatto numerose attività, annotate con precisione sul nostro Libro d’Oro. Anche io ho scritto degli articoli. Ne ho scritto uno anche durante il campo di Pasqua.
A proposito di campi… io non c’ero a quello invernale, che mi hanno raccontato come un incubo a occhi aperti. Però ho avuto modo di imparare molte cose durante il campo di Pasqua, che è stato bellissimo, secondo me. È vero che abbiamo faticato molto, ma alla fine ci siamo divertiti: è questo l’importante.
Non so se lo sapevate, ma il 16 e il 17 di aprile abbiamo partecipato al… San Giorgio!
Un incontro fra vari reparti di vari gruppi scout, come Busto 3, Busto 5, Legnano 9… è stato bellissimo! Abbiamo dormito in tenda e ci siamo divisi in sotto campi, con ognuno una meta precisa. Io ero in trapper e cucina e la meta era cucinare una pizza kebab.

Non so se mi sono spiegata bene, ma io ADORO stare in reparto! Chissà poi cosa mi aspetta per il campo estivo! Non vedo l’ora di scoprirlo! Una cosa è certa: si va in Svizzera. L’ho deciso insieme alla mia pattuglia d’impresa. Forse avrò occasione di concludere le mie mete e di chiedere in affido la seconda tappa. Magari chiederò anche qualche specialità, dopo aver concluso quella di scrittrice.
Carmela Scida