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Una 2a edizione per il libro del Clan Zenit sulla Freccia Rossa del ’49

FrecciaRossa2In prossima uscita la seconda edizione
rivista ed ampliata !!

Promozione prevendita fino al 31 ottobre 2017

La Freccia Rossa
1949: diario di un’impresa scout attraverso l’Europa

 a cura di Federica Frattini e del clan “Zenit” Busto Arsizio 3 Agesci

fr2prezzi promozione:

1 copia € 18
3 copie € 50
5 copie € 75
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spedizione:

compresa nel prezzo, con Poste Italiane (tariffa “piego di libro”) per gli ordini di una copia, con corriere BRT (24h) per ordini di 3 o più copie

Il 9 ottobre di due anni fa veniva presentato in anteprima il libro a Palazzo Marino, sede prestigiosa del Comune di Milano.

Accogliendo le tante richieste che ci sono pervenute siamo lieti di comunicarvi che sta per uscire la seconda edizione, rivista ed ampliata di ben 24 pagine di ulteriori testimonianze raccolte.

Ai tanti che ci seguono è dedicata questa prevendita a prezzo scontato.

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CARATTERISTICHE:
Curatore:
Federica Frattini
Titolo:
La Freccia Rossa. 1949: diario di un’impresa scout attraverso l’Europa
Formato: cm 22×22, rilegatura in brossura con alette
Pagine: 240
ISBN:
978-88-98639-63-2
Grafica:
Piero Gavinelli
Stampa:
Tipografia Piave
Prezzo di copertina:
€ 22 (iva incl.)
Tipografia Piave Srl
p.za Giorgio Piloni, 11
32100 – Belluno
www.tipografiapiave.it
0437.940184
Copyright © 2017 Tipografia Piave, All rights reserved.

La Freccia Rossa all’Università Cattolica

Freccia Rossa cartolinaLa storia della Freccia Rossa della Bontà, l’impresa scout del 1949 raccontata dal Clan Zenit insieme a Federica Fratini, è arrivata anche all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
È
stata la professoressa Carla Ghizzoni ad invitare, giovedì 12 maggio, Ilaria Scandroglio ed Enrico Gussoni all’interno di una lezione del corso di Storia delle Istituzioni Educative. Gli ex scolta e rover anziani dello Zenit hanno agganciato il loro intervento alla lezione sulla disputa educativa e politica tra la Chiesa Cattolica e il regime fascista culminata nei “fatti del ’31”. Partendo da un doveroso accenno all’attività dello scoutismo clandestino tra il 1926 e 1945 e un riferimento all’attività di soccorso e aiuto a rifugiati e perseguitati politici dell’OSCAR, si è introdotto il discorso della nascita del roverismo italiano e della vocazione al servizio tipica di questa branca.

Da lì all’incontro con Don Gnocchi, una figura che gli allievi delle materie pedagogiche rincontreranno nel proseguo dei loro studi, il salto è guidato dalle condizioni della Milano dell’epoca, in cui “il sindaco Greppi indisse una colletta tra i più agiati per pagare i vaccini contro la tubercolosi” e dove “c’erano bambini che morivano di poliomielite”.

Con un accenno alla scoutismo “Malgrado Tutto” e all’attuale impegno di AGESCI nell’accogliere la disabilità, si è quindi arrivati all’impresa vera e propria: mentre le immagini scorrevano sul proiettore si ripercorreva la strada e gli incontri compiuti da quei rovers e dai loro tre capi, coraggiosi in primis ad accettare e proporre questa sfida educativa.

Non si è trascurato di menzionare l’appoggio istituzionale ed ecclesiastico al “Raid Milano-Oslo”, ne i suoi significati più profondi. Al di la dell’impresa avventurosa e “sportiva”, infatti, centrale rimane la meta del “Moot della riappacificazione”, l’incontro che per primo dopo la guerra riunì rover da tutto il mondo, e la connessa visione pacifica e profetica di un’Europa unita in pace e solidarietà.

LogoRNOvviamente, parlando a giovani coetanei di coloro che quest’impresa l’hanno vissuta e di cloro che l’hanno poi raccontata nel volume “La Freccia Rossa – 1949: diario di un’impresa scout attraverso l’Europa” non si è potuto dimenticare di menzionare il significato presente di questa impresa e l’ottica di “diritti al futuro” con cui si è deciso di raccontarla durante il Capitolo e Route Nazionale 2014: il fatto che questi ragazzi non aspettarono di essere “adulti” per essere cittadini, ma si misero in gioco appena possibile per un obbiettivo grande.

L’intervento, come il libro, ha destato stupore e interesse tra gli studenti e i complimenti della professoressa Ghizzoni per la “ricerca storica svolta fuori dell’ambito universitario […] analizzando tutti i tipi di fonti: iconografiche, stampate e orali…”

La prossima occasione per raccontare della Freccia Rossa sarà a Marnate il 2 luglio, nella sera di una due giorni che unirà scoutismo e volontariato presso la Casa di Alice.

Branca, branca, branca… (leon, leon, leon)

Udite, udite, signori, vassalli e messeri. Oggi, qui vi narro una storia singolare, di un’armata Brancaleone dai componenti più disparati, riunitisi per partire alla volta del ridente feudo di Kandersteg.
Suona strano? Ebbene, garantisco che è accaduto, proprio l’agosto scorso, quando non due, ma ben tre comunità diverse: clan Zenit, clan Nadir e noviziato Gnothi Seauton (o forse dovrei dire 40 persone diverse), si sono messe in cammino, insieme, per diventare una.
Alcuni visi sono nuovi, altri conosciuti molto superficialmente, ma soprattutto sono davvero tanti. Una moltitudine che fa quasi paura.
Non mancano le esitazioni e anche un po’ di iniziale diffidenza, ma ormai siamo sulla strada e passo dopo passo, si avvia un discorso, si scoprono cose in comune, ci si conosce, oppure ci si ritrova come vecchi compagni di avventure e il clima si fa già più disteso.
È risaputo come la strada, ma soprattutto le difficoltà che essa comporta, temprino e uniscano gli animi.
Può sembrare paradossale, ma ritrovarsi a cantare sguaiatamente su un sentiero buio di montagna, alle undici di sera, con lo stomaco vuoto, il viso scottato, le spalle dolenti, i piedi consumati dagli infiniti chilometri, le salite e le discese, lega molto di più di cento serate alla discoteca Minimal (senza nulla togliere ai nostri PR).
E poi l’esperienza di Kandersteg: un’altra marmellata di culture, lingue, uniformi colorate. È il nostro piccolo Jamboree, la nostra esperienza internazionale, con un pensiero rivolto a chi invece è davvero in Giappone. Ci sono scout dall’Inghilterra, dal Portogallo, dal Belgio, dalla Spagna; qualche stereotipato lupetto dagli Stati Uniti e persino un’Islandese! Qui scopriamo che a migliaia di chilometri di distanza, facciamo le stesse bans e molto simile è anche lo spirito attorno al fuoco di bivacco. Tutti abbiamo un fazzolettone al collo; tutti, seppur in modalità e associazioni differenti, facciamo scoutismo.
Gli incontri, gli scontri, la condivisione del dividere la tenda e il cibo, ma soprattutto del fare insieme, generano appartenenza.
È fondamentale che i membri di una comunità non appartengano semplicemente alla comunità in se stessa, ma che essi si appartengano gli uni con gli altri.
Gaber, interpellato dalla mitica pattuglia fede, ci insegna: L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene: l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. L’appartenenza non è un insieme casuale di persone, non è il consenso a un’apparente aggregazione: l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé.
Chi c’era due anni fa, ricorderà che non erano passati molti giorni da quando il clan Zenit e il clan Nadir avevano imboccato i due rami diversi di quel bivio importante in val d’Ossola, ma al rientro in stazione c’erano già due clan, con due, seppur brevi, storie vissute: chi aveva modificato il suo itinerario e aveva trovato ospitalità presso il guardiano di una diga, chi era salito e aveva camminato tra la neve, chi aveva sguazzato in una fontana avendo prova di bizzarre reazioni allergiche ai prodotti bio e chi aveva avuto incontri ravvicinati con un elicottero di soccorso.
Da lì, le nostre strade si sono progressivamente distanziate: diverse dinamiche, diverse esigenze, scelte diverse, che quasi senza che ce ne accorgessimo, andavano a costruire la nostra tanto ricercata identità comunitaria.
L’esperienza ci suggerisce dunque, che è tutta questione di strada, di mettersi in moto, di partire.
E come sa chi cammina, il difficile è cominciare, fare la prima salita, misurare il passo e adattare il fiato. Ma questo non basta: bisogna poi proseguire con costanza e determinazione, senza correre, che esaurirebbe tutte le energie in partenza, evitando le scorciatoie, che possono essere pericolose e senza mai fermarsi e restare seduti troppo a lungo, che è una grande trappola.
Diventare “tiepidi” può rischiare di affondare un clan. In Zenit lo abbiamo imparato e forse anche in Nadir.
Un clan vive di passione, fiducia, servizio e coraggio e il clan Kypsele ha l’irrefrenabile metodica operosità delle api nel suo nome e l’unione nel servizio come urlo.
Non più un’armata Brancaleone dunque, ma un Clan: un Clan che cammina.
Erica, Lince Riservata

“La Freccia Rossa della Bontà”, un’impresa di ieri e di oggi: un libro dal Capitolo Nazionale

Un anno è passato, ormai, da quel mare di tende a San Rossore, quasi due da quando abbiamo iniziato a camminare sulle “Strade di Coraggio” del Capitolo Nazionale.

Ebbene questa storia recente si è incrociata con un’altra, una storia di 66 anni fa raccolta, come un seme dimenticato, dal mio clan, lo Zenit del Busto Arsizio 3. Questo seme è prima germogliato, mentre soffiava il vento di cambiamento della Route Nazionale, poi cresciuto fino a dare frutto: un libro ricco di volti e racconti, immagini e testimonianze di un’impresa scout che ha dell’incredibile.

Si tratta della Freccia Rossa della Bontà, un “raid” di 8600 km che nel 1949 collegò Milano ad Oslo attraverso Italia, Svizzera, Francia, Belgio, Lussemburgo, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia. Protagonisti furono rover di tutta la Lombardia, radunati intorno al Clan La Rocchetta dell’ASCI Milano 1, che, a bordo di 25 Moto Guzzi da 65 cc. (soprannominate “Guzzini”), raggiunsero il 4° World Rover Moot a Skjak, in Norvegia, il primo dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Tutto nacque dall’amicizia di due personaggi che, viste le sfide superate in precedenza, non si sarebbero più fermati davanti a nulla: don Andrea Ghetti, “Baden”, aquila randagia e uno dei più grandi e importanti educatori dello scoutismo italiano, e don Carlo Gnocchi, che, superstite della ritirata di Russia, aveva votato la sua vita all’assistenza dei bambini orfani e mutilati di guerra.

I due intuirono come l’occasione del Moot, un’incontro di pace e fratellanza in cui molti scout avrebbero incontrato quelli che fino a quattro anni prima erano “i nemici”, andasse colta per portare in giro per l’Europa ancora segnata dal conflitto il messaggio dei mutilatini: “Noi ci vogliamo bene, anche se i nostri padri si sono odiati. Vogliamo che tutti si amino e in nome del nostro dolore chiediamo pace fra gli uomini.”

Fu una storia di coraggio, la loro, che ben si sposava con la nostra strada del “Coraggio di essere cittadini”, la scelta di raccontarla ha dato il via ad un lavoro che non è terminato con la Route Nazionale ma continua tutt’ora. Infatti le interviste, le foto, i giornali dell’epoca, le lettere e tutto ciò che siamo riusciti a raccogliere ha dato vita ad un libro, che abbiamo scritto con l’aiuto degli amici Federica e Andrea, ben più esperti di noi ma che hanno cercato di lasciare quest’impresa quanto più nostra possibile.

Il libro verrà presentato a Milano venerdì 9 ottobre alla presenza dei rover della Freccia Rossa e di quanti vorranno condividere questo momento così importante.

Ulteriori informazioni su: https://www.facebook.com/frecciarossascout

http://rs.agesci.it/2015/09/18/la-freccia-rossa-della-bonta-unimpresa-di-ieri-e-di-oggi-un-libro-dal-capitolo-nazionale/