Archivi tag: Comunità Capi

Co.Ca. – La catena del bene

Ci sono tanti enti in cui potrei fare volontariato: l’asilo, l’oratorio… ma ho deciso di fare il capo scout inizialmente perché me l’ha chiesto un’amica. Questo è importante perché dimostra che lei ritiene che io possa dare qualcosa al prossimo e ciò mi ha portato a pensare: “perché non lo devo fare se altre persone prima di me l’hanno fatto? Se altri hanno dato a me?”. Voglio restituire quello che ho avuto.
Se avessi scelto di non fare il capo scout avrei stoppato una catena, come quella del film “Un sogno per domani”, in cui un bambino fa opere di bene al prossimo chiedendo in cambio dei favori per altre persone. Tutto nasce dalla domanda chiesta in classe dal suo professore di scienze sociali: “Cosa vuole il mondo da noi?”.
Attraverso questo film mi sono posta anch’io questa domanda: cosa il mondo vuole da me? A questa domanda non ho ancora risposto perché sono appena all’inizio del mio incarico di responsabilità. Ma ciò che so è che devo tramandare un bagaglio che mi è stato donato.
Giraffa Inarrestabile

Vale la pena

Perché non è facile fare i capi scout! È bello, davvero tanto! Ma molto impegnativo, se lo vuoi fare bene. E, sempre se lo vorrai fare bene e a lungo, avrai da soffrire, perché non ti andrà sempre bene con i ragazzi, perché non incontrerai sempre il favore dei genitori, ma soprattutto perché a volte la tua associazione sembrerà non comprenderti. E capiteranno i momenti in cui, di ritorno da un’uscita proprio andata male, ti verrà da domandarti: “Ma perché? Mi ricordate chi me lo ha fatto fare?”.
Non sappiamo dirti quali risposte ti verranno. Forse la prima sarà il ricordo che non ti è sempre andata male: tornerai con la fantasia a quel campo davvero ben riuscito, a quell’impresa dei tuoi esploratori che ti ha sorpreso, a quel punto della strada dove ti è sembrato di vedere i cuori dei tuoi rover e delle tue scolte. E dirai: “Ma sì! Ne vale la pena”. E’vero: ne vale la pena davvero per le tante esperienze belle che hai vissuto, e che speri si ripetano. Ma non basta.
E… sai cosa ti diciamo? Forse una cosa che sembra quasi contrastare con tanti discorsi che abbiamo fatto fino ad ora: non basta nemmeno la fede, o la voglia di cambiare il mondo con la speranza! Una fede cieca si chiama fondamentalismo, e una speranza sbarazzina si chiama illusione. E noi non possiamo vivere di fondamentalismi ed illusioni.
Il Signore ci scampi da capi fondamentalisti, che in nome della fede in Cristo non vedono più le persone in faccia! Conosciamo fin troppi capi clan che, in nome di una fede di cui solo loro si sentono i custodi, cacciano rover e scolte dai clan e dai fuochi, con le più sottili tecniche. Conosciamo fin troppe comunità capi dove “i vecchi” si sentono paladini del Vangelo e accusano i giovani di mancare di scelte di fede autentiche, ma conosciamo anche comunità capi dove i giovani ritengono di essere i depositari “dell’ultimo vangelo”, quello nuovo, quello adatto a questi tempi, e gli altri invece sono rimasti al medioevo. Conosciamo anche comunità capi dove si parla di fede, si dicono le preghiere, ma il vangelo non è poi così rilevante e la fede resta qualcosa sullo sfondo di vago e di non definito. Ma fa onestamente paura una fede cieca, che non vede nulla e non guarda in faccia a nessuno, … forse non è fede, o almeno non quella che ha Gesù Cristo come autore e perfezionatore.
Ma non basta nemmeno la speranza, se non è ben fondata. Conosciamo zone e gruppi dove un po’ di parresia, un minimo di franchezza e la voglia di nuovi inizi potrebbero far bene, e invece si spera che andrà meglio. Conosciamo gruppi che sulla carta non possono riaprire l’anno dopo, non hanno né capi né ragazzi, poi un colpo di fortuna e si andrà avanti così per un po’, fino alla chiusura, di speranza in speranza. Oppure conosciamo gruppi che spendono tantissime energie per essere presenti ad ogni manifestazione del territorio, che non mancano di sottoscrivere mille campagne, di organizzare sensibilizzazioni per mille questioni, perché vogliono lasciare il mondo un po’ migliore di come lo hanno trovato, e poi magari non si accorgono che il lupetto del branco non viene in uscita e inventa mille scuse solo perché non può pagare la quota.
Non mancano capi che lo fanno per una sorta di “accademismo scout”. Ne abbiamo già parlato: sono quelli che sanno regolamenti e statuti a memoria. Perché lo scoutismo ha un aspetto affascinante dal punto di vista metodologico, è una macchina bella da veder funzionare, e può regalarti anche diverse soddisfazioni. Conosciamo degli accademici dello scoutismo, che hanno la soluzione per ogni cosa, e hanno unità impeccabili, nel vederle… poi il problema è che il gioco finisce non appena i ragazzi reclamano di essere uomini, e non soldatini.
Ci lasciamo suggerire da san Paolo un motivo per cui vale la pena fare tutto: “Tre cose rimangono: la fede, la speranza e l’amore. Ma di tutte più grande è l’amore”. Serve la fede, occorre sperare, anche oltre ogni speranza, ed è decisivo il metodo. Non ritrattiamo quello che abbiamo detto fino a qui, ma solo l’amore è credibile. Ci piace pensare allo scoutismo come ad un grande atto d’amore per le giovani generazioni e per il mondo. Occorre volere bene ai nostri ragazzi: solo per questo vale la pena. “Scoutismo” è solo il nome proprio dell’amore che vogliamo ai nostri lupetti e alle nostre coccinelle, ai nostri esploratori e alle nostre guide, ai nostri rover e alle nostre scolte. E loro se ne accorgono! I ragazzi capiscono se loro e lo scoutismo sono solo un mezzo per altri fini, o se gli vogliamo bene.
Ci permettiamo di dare alcuni suggerimenti. Cari capi, non parlate mai male dei vostri ragazzi. Quando fate due chiacchiere prima di addormentarvi ai campi estivi, non prendete in giro il tale per quel suo atteggiamento o il tal altro perché non ce la fa. Parlate sempre bene dei vostri ragazzi: tanti di loro non hanno nessuno che li stimi davvero; che abbiano la fortuna di avere capi scout che li fanno sentire stimati. Siate più portati a sottolineare le cose che sanno fare, e poi magari stimolateli a migliorare, a partire dalla cattedra migliore che avrete: il fatto che loro si sentiranno amati.
Organizzate i campi più belli e complessi di questa terra, ma se capita che vi trovate sdraiati su un prato a chiacchierare con i vostri ragazzi, va bene! Cercate i momenti in cui farvi prossimi, accessibili, amici. Non crediamo nel mito del capo che deve essere quasi inarrivabile e perfetto: non vergognatevi di essere stanchi e di riposare un po’ con loro, di non farcela e di dichiararlo. Non abbiate paura una sera a entrare nella tenda degli esploratori, anche quando è tardi, e a parlare un po’ con loro, a raccontare due idiozie: diventerete amabili, e loro sapranno che li amate.
Quando la tal guida o il tal rover non si fanno vedere da un po’, andate a trovarli! Non mandategli l’SMS, e non scrivetegli su Facebook: lo fanno tutti! Invece voi fategli capire che vi stanno a cuore: offritegli un gelato, perdete tempo con loro. Si, anche quel rover un po’ indisponente! Non mancherete di avere la vostra ricompensa.
Non siate “coccolosi”, ma ricordate che un abbraccio, una carezza, una pacca sulle spalle possono fare molto. Non siate ghiaccioli!
Pregate per i vostri ragazzi, tutti i giorni. Siano un pensiero fisso, un affetto importante. Devono mancarvi un po’, e dovete essere contenti di andare a riunione: non si è mai sentito che si voglia bene davvero a una persona che non si vuole vedere. Non sbuffate prima delle riunioni, non fategli percepire che sono un impegno tra i tanti. Se anche fosse vero, tenete bene in testa e fateglielo capire che loro sono un vostro affetto, non un vostro impegno.
Quando andrete a fare tutta la vostra formazione, ogni tanto passate in rassegna i vostri ragazzi, e ricordate che lo state facendo per loro, non per altro. E il giorno che vi arriverà il Gilwell, ricordate che pesa un sacco: è l’impegno ad amare facendo i capi scout. Non sia qualcosa che vi distacca, ma che vi stringe con ancora più decisione ai vostri ragazzi.
Solo l’amore è credibile. Solo per l’amore ne vale davvero la pena.

 

Da Caro Veritatis Cardo

La grande bellezza

Rieccoci! Siamo ripartiti verso un anno che sarà pieno di gioco, avventura e servizio!
Tutto ha avuto inizio con la bella giornata d’apertura che abbiamo vissuto insieme. Vedete, riflettendo sulla giornata come attorno ad un fuoco di bivacco dopo un bel pezzo di strada, ci siamo accorti che la nostra festa d’apertura può essere definita come una grande bellezza. La bellezza di essere stati insieme nella nostra casa che abbiamo custodito e reso calda ed accogliente, nonostante il tempo, grazie alla gioia, allo stupore, all’attesa e all’emozione che traspirava negli occhi di ogni fratellino e sorellina in attesa della grande nuotata, del volo o del ritorno al villaggio degli uomini.
La bellezza insita in ogni esploratore/guida che inizia la propria strada con lo zaino sulle spalle salutando il proprio reparto con cui si sono condivisi momenti “indimenticabili” ed affrontando il nuovo cammino con l’aiuto di ogni rover e scolta sempre pronti ad aiutarti. La bellezza che risiede negli occhi dei capi che salutano i ragazzi/e che gli sono stati affidati ricordandosi, nella propria mente, quando li hanno accolti per la prima volta con vero senso di accoglienza trasmesso con pochi gesti ed a volte solo con l’esserci da veri testimoni. La bellezza di vedere tanti genitori che si emozionano con noi e che credono nella nostra azione educativa e nei valori della nostra associazione. La bellezza di fare rete sul territorio con la presenza del MASCI (movimento adulti scout cattolici italiani) e di aver allietato il palato ed allenato la mente grazie alle storie dietro i prodotti alimentari, e non, esposti dalla bottega equo solidale Migrando.
La bellezza di aver accolto all’interno della Comunità Capi Giulia, Enrico e Filippo che hanno appena iniziato il loro cammino di adulti chiamati ad essere capi. La bellezza di aver condiviso la giornata con l’assessore Paola Reguzzoni per conto dell’amministrazione comunale con cui abbiamo una forte e reciproca collaborazione, nel nostro essere associazione di frontiera, che contiamo di mantenere viva e feconda.
Per ultima, nel senso evangelico del termine, la bellezza del gruppo genitori che con il loro prezioso aiuto fattivo ed incondizionato ci sostiene ed aiuta a crescere. Tutte queste bellezze formano la nostra grande bellezza. Ad ogni singolo capo l’augurio di essere custodi della Vera grande bellezza accompagnando ogni ragazzo/a ad essere protagonisti delle proprie scelte e dei buoni cittadini andando a cercare strade nuove e fare ponti così come una piccola cocci, incontrando un’aquila di nome Arcanda sulla cima della montagna, e volando sulle sue ali vide la grande bellezza dell’orizzonte sconfinato comprendendo di non aver terminato il suo viaggio, ma di averne iniziato ancora uno più grande.

Buona strada!
I capigruppo

I sentieri dell’educare

In cammino verso Kandersteg
In cammino verso Kandersteg

Capita sempre, quando si organizza un’escursione di qualsiasi tipo, di trovarsi di fronte una grande varietà di percorsi possibili, e spesso può capitare che la mente dell’organizzatore si perda in mezzo a questa moltitudine di possibilità. Meglio provare sentieri aspri e tortuosi, che salgono con pendenze anche non indifferenti, portando l’escursionista sul tetto del mondo, percorsi piacevoli e pianeggianti per chi preferisce perdersi nel verde della natura piuttosto che perdere il fiato, oppure una qualunque delle pressoché infinite possibilità intermedie?
Allo stesso modo, chiunque si ritrovi a svolgere il ruolo dell’educatore, si trova a dover decidere, basandosi sulla propria esperienza, quale tra le ancora più numerose possibilità della vita sia quella giusta verso la quale indirizzare il proprio educando.
All’inizio può capitare di farsi prendere dall’entusiasmo, di decidere di correre su per le salite più impervie, ridendo in faccia alle avversità che si sono già affrontate decine di volte, sicuri della riuscita più che positiva delle nostre azioni.
Eppure ora che finalmente mi avvicino al concetto di educatore, mi rendo conto che questo è il modo sbagliato di affrontare le cose, e ancora una volta mi aiuta a capirlo la metafora dell’escursione.
La prima idea, infatti, può essere sfruttata senza problemi quando a praticarla è una persona ricca d’esperienza, ma inadatta a chiunque si trovi alle prime armi.
Così, come la regola d’oro non scritta della montagna vuole che il percorso debba sempre essere tarato sulla persona meno esperta del gruppo, allo stesso modo mi sto rendendo conto che, se voglio davvero essere un buon educatore, dovrò essere in grado di mettere da parte il mio desiderio di far conoscere loro tutto e subito, per poter invece diventare una guida decisa ma comprensiva, ed essere in grado di accompagnare l’educando nel suo percorso.
Nella paradossale speranza che, un giorno, il suo passo diventi più veloce del nostro, e questo continui il suo sentiero da solo.

Tricheco Birbante

assemblea

Assemblea di Zona Ticino-Olona AGESCI

assembleaConvocazione per la prossima Assemblea della Zona Ticino-Olona a cui parteciperanno tutti i capi censiti nei 12 Gruppi AGESCI della Regione Lombardia appartenenti alla zona.

Per permettere ai membri della Comunità Capi del Gruppo di partecipare a questo importante momento di confronto e di democrazia associativa, nella giornata di Domenica 26 Ottobre il Gruppo Busto Arsizio 3 non farà attività.