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Ri-cominciare

REPARTO PERSEO

Penso che lo scoutismo ci prepari ad abituarci a non avere una vita statica e ci aiuta ad affrontare al meglio i cambiamenti, i quali sono parte integrante del percorso scoutistico di ognuno di noi. Ogni anno si assume una posizione diversa e sempre più rilevante all’interno dell’unità di appartenenza, ogni anno vediamo andar via persone con le quali abbiamo condiviso importanti esperienze per anni e ci prepariamo ad accogliere volti nuovi con i quali sappiamo che condivideremo forti e nuove emozioni. Per quanto possa essere difficile ci riusciamo ogni volta e quest’anno, nonostante tutto, non saremo da meno. Durante la quarantena ci siamo dovuti reinventare, provare a continuare a fare attività tramite la tecnologia e fa strano pensare a come quanto ciò che prima era un oggetto del quale non ne era nemmeno concessa l’accensione in attività, sia diventato, in quel periodo, l’unico metodo che ci permetteva di restare in contatto e per continuare, per quanto possibile, a svolgere le attività.
Mi trovo a scrivere questo articolo alla fine di un percorso durato quattro anni e durante il quale ci sono state più occasioni nel quale è stato necessario “ri-cominciare”. Due anni fa abbiamo affrontato l’unione di due reparti e ci sembrava un ostacolo insormontabile e otto più grande di noi. Ricordo ancora la tristezza e la fatica nell’accettare il fatto che bisognava rimettersi tutti in gioco e creare un Reparto da zero assieme a persone che non conoscevamo. Ricordo ancora meglio, però, la soddisfazione nel vederci al campo di Natale uniti e come se fossimo un Reparto già creato da tempo e questa, secondo me, è stata la dimostrazione che insieme e con le persone giuste dover “ri-cominciare” sia solo una cosa positiva e spronante.
Iniziare un percorso nuovo o affrontare un cambiamento fa paura, iniziamo a metterci in dubbio, ci chiediamo se saremo all’altezza della novità, arriva la paura di non riuscire a rispettare le aspettative o che quello che c’è dall’altra parte non faccia per noi. Tutto ciò lo capisco, le sicurezze pian piano svaniscono e ciò ci destabilizza ma penso che dalle novità si creino delle consapevolezze nuove che ci fanno crescere, maturare e che ci plasmano.
Spero che questa strana ripartenza avverrà con la voglia di rimettersi in gioco, di riscoprirsi pian piano e tutti assieme anche se a un metro di distanza e con le dovute accortezze.

Buona fortuna e Buona strada,

Quokka empatico
Sofia Pendin

Avvento

Reparto Perseo

Inizia domenica 2 dicembre, l’Avvento, il tempo forte dell’Anno liturgico che prepara al Natale. La prima domenica di Avvento apre il nuovo Anno liturgico. L’Avvento inizia con i primi Vespri della prima Domenica di Avvento e termina prima dei primi Vespri di Natale. Il colore dei paramenti liturgici indossati dal sacerdote è il viola; nella terza domenica di Avvento facoltativamente si può usare il rosso, a rappresentare la gioia per la venuta di Cristo. Nella celebrazione eucaristica non viene recitato il Gloria, in maniera che esso risuoni più vivo nella Messa della notte per la venuta del Signore.

Barriere da abbattere

Molto spesso si parla di diversità affermando che essa non debba esistere e che l’uguaglianza debba prevalere. Si parla di diversità in modo negativo, associando spesso questa parola a gesti e parole discriminatorie. “Se non sei come me non puoi…” penso sia una delle frasi più brutte che si possano pronunciare.

È una frase che io ritengo senza significato poiché implicherebbe a significare che c’è una sola persona “diversa” dal resto del mondo il che è assolutamente falso.

Mi chiedo come si possa pensare che siamo tutti uguali mentre non è chiaramente così e abbiamo diverse dimostrazioni: se tutti fossimo uguali nessuno dovrebbe morire a causa di un naufragio solo perché stava cercando una vita migliore e l’unico modo per farlo era imbarcarsi su un barcone non sicuro, nessuno dovrebbe essere escluso ed emarginato solo perché ha il coraggio di dire quello che pensa nonostante vada contro ciò che la maggior parte del gruppo afferma, nessuno dovrebbe soffrire la fame e nessuno dovrebbe sentirsi sbagliato a causa di qualche particolare disabilità o incapacità.

Non siamo tutti uguali e penso sia una fortuna e quindi, al posto di pensare all’ “uguaglianza” e a come trasformare tutti quanti in sosia identici privi di caratteristiche individuali e speciali, dovremmo pensare all’ “equità” che, purtroppo, è ancora troppo rara. Dovremmo provare a fare qualcosa per fornire a tutti gli stessi diritti, aiutare chi è più debole, non costruire delle barriere tra chi ha bisogno e chi, invece, sta bene e continua a fare una vita in cui le difficoltà si riescono ad affrontare anche grazie al fatto di non aver delle particolarità che impediscano alla società di vederlo “normale”.

Penso che lo scoutismo aiuti ad aprire la mente e a trasmettere questi valori permettendo l’inclusione all’interno dei vari gruppi di chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e a entrare a far parte di una comunità che cambia la vita di chi vi partecipa. Ciò che viene insegnato sin dalle prime attività nei castorini, sono delle abilità personali che poi entrano a far parte della nostra quotidianità senza nemmeno rendercene conto e penso sia nostro compito trasmettere tutto quello che impariamo a chi non ha l’opportunità e la fortuna di partecipare ad un progetto grande e importante come quello che B.P. ci ha offerto, così da restituire un po’ di umanità a questo mondo che, troppo spesso, è tremendamente crudele.

Quokka Empatico

La Promessa è un’accoglienza

reparto perseo

Non ho molti amici negli scout. E’una considerazione che ho fatto recentemente pensando al rapporto tra me e le altre persone che mi circondano nella vita di Gruppo e il verdetto non mi ha entusiasmato, ma lo sapevo: non sono mai stato troppo bravo sotto questo punto di vista, non penso sia colpa degli altri. Eppure, mentre indagavo questo aspetto, non riuscivo a dare un nome a quella cosa tra me e i miei pari negli scout. Non sono semplici conoscenti (andiamo! “conoscente” è il panettiere sotto casa…) ma anche la parola “colleghi” stonava decisamente così come molti altri appellativi in cui cercavo di incasellare quello strano legame. Ad un certo punto una voce saggia mi ha suggerito la risposta, così ovvia da essermela dimenticata: siamo fratelli scout.
Quante volte ce la siamo detta questa cosa? Probabilmente troppo poche, forse la sua sacralità, avvolta nelle parole della Promessa, l’ha resa troppo poetica, filosofica, astratta… Probabilmente i nostri fratellini e sorelline del branco sono più fortunati perché se lo sentono ripetere più spesso e si sentono chiamare davvero così. Mi sono sorpreso nello scoprire come per me questa risposta non fosse stata così automatica o, forse, lo era ma nascosta nelle certezze segrete che conserviamo dentro di noi.
I figli minori nascono fratelli, i maggiori lo diventano, ma negli scout lo si sceglie: quando si pronuncia la Promessa si decide di voler accogliere gli altri scout come fratelli e sorelle, non come amici d’infanzia o compagni di classe e, allo stesso tempo, si viene accolti da tutti gli altri scout (anche quelli che non ci conoscono). Quest’accoglienza dev’essere fatta con gioia! Se non si è felici nel momento della promessa, non si è pronti.

Si è fratelli nonostante tutto. Essere fratelli e sorelle non rende automatico l’amarsi, l’andare d’accordo, l’aiutarsi, ma lo si è a prescindere da quelle che possono essere le mancanze di una relazione, gli incidenti, le divergenze. Accogliere con gioia è difficile, pesante a volte, ma è una scelta molto potente che ci consegna ad una certezza, come detto prima, più grande. Dobbiamo farci carico di questa grandezza, coltivarla nelle relazioni che formiamo nello scoutismo e ricordarcene, nelle difficoltà come nelle gioie, per vivere appieno la nostra Promessa che è, innanzitutto, un’accoglienza reciproca e gioiosa nella grande famiglia degli scout.

Geco Coinvolgente

Accogliere con gioia

Il mondo dello scoutismo ha sempre aiutato tutti noi che ne facciamo parte ad accettare e ad accogliere chi ci sta attorno indipendentemente da chi esso sia.
Il mondo in cui io personalmente sono cresciuta e che mi ha plasmata, mi ha fatto crescere molto e mi ha fatto capire che bisogna andare sempre oltre alle apparenze e che la frase “non giudicare un libro dalla copertina” non è una frase che qualcuno ha detto per puro caso ma che sia una frase assolutamente mirata e che andrebbe ascoltata molto di più soprattuto da noi e da i nostri coetanei che spesso giudichiamo ed evitiamo chi prova a far parte di noi e chi vuole provare a partecipare alla nostra quotidianità.
Amo il modo in cui essere una scout mi ha aiutato a accogliere chi mi veniva incontro o, in qualche modo, mi ha aiutato a provarci.
Penso che la condivisione di esperienze uniche nel loro genere che possono essere considerate inusuali da chi ci circonda e che non ha mai provato ad entrare in un mondo così diverso ma stupendo come quello dello scoutismo, aiuti tutti noi scout ad essere sempre più uniti e pronti ad accogliere chi vuole condividere nuove avventure che possono essere campi, osservare panorami favolosi alla fine di una faticosa salita che maledici passo dopo passo ma che alla fine sei felice di aver fatto, dormire in tenda con la propria squadriglia e cantare a squarciagola davanti al fuoco canzoni che tutti sappiamo e che tutti, costantemente, stoniamo.
Accogliere è un’azione meravigliosa che ti permette di conoscere sempre più persone che entreranno nella tua vita e che, forse, riusciranno a farti diventare una persona migliore e che faranno parte della tua felicità. È per questo che bisognerebbe accogliere con gioia e felicità. Spesso il piccolo sforzo che si fa per andare oltre ai pregiudizi e all’apparenza per riuscire ad accogliere qualcuno viene ripagato e ci regala qualcosa di unico.
Quokka Empatico
Sofia Pendin

Reparto Perseo – Linci: un’uscita fantastica

169 Dicembre 2018: sapete a cosa corrispondeva? Ad un’uscita di squadriglia, finalmente! Ma anche allo sciopero dei treni purtroppo…
Probabilmente i capi ci hanno voluto mettere alla prova se hanno programmato per questo giorno sfortunato una delle attività più amate! Così gran parte del Perseo è andata un po’ in panico avendo scoperto ciò solo il giorno precedente.
A noi Linci però, che siamo sempre fortunate -non proprio sempre-, il treno non è stato cancellato, e a differenza di altre squadriglie non abbiamo dovuto aspettare due ore in stazione!
Tirato un sospiro di sollievo siamo partite per Milano, ma non per vedere il solito Duomo, bensì la parte più moderna e meno conosciuta. Il treno era pieno di gente a causa dell’Artigianato in fiera, ma siamo riuscite a non perderci nella folla e ad arrivare a destinazione al completo.
La prima tappa è stata piazza Gae Aulenti, che era già addobbata per bene in tema natalizio; lì abbiamo scattato un sacco di foto stupende e Polaroid, ed è stato molto difficile resistere al profumo di dolci che arrivava dalle bancarelle! Per risolvere questo dramma abbiamo scelto di spostarci alla Bibioteca degli alberi, quindi alla chiesa di Santa Maria Incoronata, dove abbiamo partecipato alla messa.
Ormai devastate dalla fame, ci siamo sedute su delle panchine in prima classe con vista Bosco Verticale per pranzare. Poi, presa la metro Linea Lilla, siamo arrivate a City Life, dove abbiamo fatto visita al piccolo Leone in casa Ferragnez -non ricordo se sia andata proprio così… – e ci siamo spaparanzate davanti ad una fontana a prendere il sole, ma nonostante l’impegno, siamo più bianche di prima…
Siccome abbiamo finito il programma gentilmente realizzato dalla nostra capo sq. almeno due ore prima -Schumacher può solo invidiarci- abbiamo deciso di anticipare un po’ il rientro, e anche questa volta Trenord è stata dalla nostra parte!
Così si è conclusa la nostra uscita di squadriglia in modo perfetto, e devo dire che non vedo l’ora della prossima!

Fennec Elegante (Marta Ruggeri)

Reparto Perseo – L’unione

23La notte tra sabato 11 e domenica 12 agosto è successa una cosa che alcuni si potevano aspettare ma altri no, ed è proprio per loro che sto scrivendo questo articolo che racconterà di un fatto riguardante due reparti: l’unione tra i due reparti Pegaso e Orione che all’apparenza potrebbe per alcuni essere una cosa molto triste ma per altri (come i capi) molto positiva. Ma non perdiamoci in chiacchiere e incominciamo, dunque, era sera e ogni reparto stava facendo le proprie cerimonie conclusive come l’assegnazione della vittoria dell’ultimo campo ecc… erano circa le undici e mezza di sera e la cerimonia era alle cinque del mattino e quindi tutti erano indecisi su cosa fare in tutto quel tempo ma alla fine c’era chi stava davanti al fuoco a cantare, a far due chiacchiere o a riscaldarsi visto la temperatura invernale, c’era anche chi è andato in tenda a dormire per la stanchezza… c’erano tante cose che si potevano fare. Scoccate le cinque ci siamo messi tutti in camicia e diretti davanti alla tenda della cambusa ogni reparto con le varie squadriglie ha urlato il proprio urlo per l’ultima volta, abbiamo tutti quanti attraversato il passaggio di lumini creato dai capi: c’era chi piangeva disperato e chi invece era felice di conoscere nuove persone e arrivati nel cerchio più grosso rispetto agli altri ci siamo ritrovati a essere un reparto unico e gigante. 22È stata una cosa incredibile passare da una normalità di un reparto qualunque ad essere in un’altra molto più grossa e forse anche più bella… ma non si sa mai perché di solito l’apparenza inganna e nessuno vuole questo. Però mancano delle cose perché un reparto non si forma soltanto prendendo delle persone ma mancano ad esempio il nome, l’urlo… questo ancora non è ancora un reparto completo ma non vi svelerò né il nome né l’urlo. Si potrà scoprire alla festa di apertura con tutti i vari passaggi.
Quindi questo è il racconto dell’unione tra Reparto Pegaso e Reparto Orione.
Alessandro Branda,
squadriglia Albatros del Reparto Pegaso