Archivio mensile:giugno 2016

Un anno da scout vissuto da lupetto

Lupo della legge Lorenzo dei Tiko a rapporto: ho iniziato tre anni fa come piccolo castoro per volere dei miei genitori ed oggi, che sono lupetto da quasi un anno, mi sento ancora più entusiasta del primo giorno: e adesso vi racconto il perché. Intanto non ho mai trovato un posto dove, nel rispetto di regole ben precise, si vive con grande libertà: ad esempio ho imparato che quando Akela ci chiama dobbiamo correre tutti velocemente per formare il cerchio, ma una volta li tutti insieme, ognuno può esprimere la propria opinione condividendola con gli altri.
Durante un pernotto invernale ho anche imparato che è meglio non svegliarsi troppo presto e chiaccherare con l’amico vicino. Io l’ho fatto e Want-olla mi ha mandato fuori con le calze bagnate in pigiama a camminare sulla neve. Vi giuro che la prossima volta, anche se mi sveglio prima, non disturberò più nessuno… lezione imparata, grazie Want-olla!
In questi miei primi nove mesi da lupetto, ho capito che, nonostante il nostro branco sia numerosissimo (siamo più di 40 bambini!), ciascuno di noi è fondamentale per tutti gli altri: se infatti uno solo di noi interrompe la catena telefonica con la quale abbiamo la responsabilità di avvisare un altro lupo per l’attività del weekend successivo, si rischia di lasciare tutti gli altri a casa danneggiando l’attività del branco. Ringrazio tutti i miei capi per come mi hanno accolto: Akela tanto severo nel far rispettare le regole, quanto buono se le esegui, Bagheera, Chil, Ikki, O-o amorevoli e coccolose come una brava mamma: Kaa, Fratel Bigio, Rama e Jakala per come ci incoraggiano durante le varie attività.
Ed infine non posso dimenticare il nostro mitico Baloo dal quale ho imparato che l’amore verso gli altri significa anche saper sopportare i difetti altrui. Un esempio su tutti il fatto che nonostante Akela sia un tifoso del Torino, io, cuore bianconero, gli voglio bene lo stesso.
Bye bye a tutti i Tiko e… forza Juve!
Lorenzo Tosi

Un Natale accogliente

Ciao a tutti, sono Elena Venegoni ed oggi vi voglio raccontare di quando noi coccinelle siamo andate in una casa d’accoglienza.
Lì si trovava un ragazzo che mi ha colpito molto, perché nonostante la sua “nostalgia di casa” ci ha raccontato la sua storia, ci ha cantato una canzone ed ha ballato insieme a noi: io mi sono divertita molto.
Oltretutto questi ragazzi ci hanno fatto fare il loro albero di Natale, loro sono stati molto accoglienti nei nostri confronti e senza vergogna ci hanno raccontato le loro disavventure, perché non è facile abbandonare il paese dove si è nati, abbandonare la famiglia “per colpa della guerra” e cercare un nuovo paese per ricominciare una nuova vita lontano dalle loro famiglie.
Loro ci hanno fatto molto divertire e ci siamo lasciati con la promessa di una cena da condividere assieme.

 
Elena Venegoni

La mia famiglia scout

CerchioArcobaleno136Ciao, mi chiamo Vittoria ed appartengo al Cerchio Arcobaleno del Bustotre.
Essendo ormai passato tanto tempo da quando sono entrata a far parte di questo gruppo che considero come la mia seconda casa, voglio condividere com’è stata la mia esperienza.
Ricordo quanto ero emozionata, però allo stesso tempo in ansia al pensiero che non ce l’avrei fatta ad intraprendere questa nuova avventura. Però qualcosa mi riempiva il cuore: “volevo essere all’altezza delle aspettative del gruppo.

I primi giorni sono stati un po’ difficili ma col passare del tempo ho preso fiducia di me stessa ed ho conquistato la fiducia di tutti, ricordo con tanta nostalgia quando ho preso il fazzolettone bianco e “la promessa” poi.
Mi sembra sia stato ieri e mi rendo conto di quanto sono cresciuta da allora.

Ho imparato tante cose dal cerchio, gli insegnamenti dei capi (Mamma Scotty e Arcanda) e delle cocci più anziane: la solidarietà, il rispetto, il coraggio e a non vergognarsi, ma quando è arrivato Antonio (Arcanda) ci ha incoraggiate maggiormente a tirare fuori il meglio di noi dimostrando i nostri valori nelle attività organizzate dalla staff.

Al pensiero che quest’anno finisco la scuola elementare mi vengono i brividi, perché significa che devo lasciare tutti voi, però Dio permettendo so che Vi porterò sempre nel mio cuore.

Grazie per aver condiviso con me la Vostra amicizia e il Vostro sapere.

Vittoria Juina

Un anno da scout vissuto da genitore

Un altro anno da scout vissuto da genitore sta per finire, e per me è il quarto.
E se è vero che, da un lato il tempo vola, dall’altro restano indelebili i ricordi, di cui anche questo anno ne è pieno.
Due su tutti: per primo l’emozione provata in quella serata piovosa di fine settembre durante il passaggio di Lorenzo dai “mitici” castorini ai Tiko. In famiglia se ne parlava già dall’estate con Lorenzo, combattuto come noi tra l’entusiasmo di vivere questo cambiamento, e la paura di lasciare per sempre il “fantastico mondo dei castori” condiviso intensamente per due anni con il fratellino Tommaso: dunque un doppio distacco con io e Federica a chiederci “chissà come la vivranno i due fratellini”?

Le nostre preoccupazioni sono state fugate in un attimo. Lorenzo si è inserito nei Tiko alla grande, e Tommaso si è responsabilizzato di più senza il fratello maggiore con il risultato finale che oggi entrambi sono ancora più maturati e convinti nel proseguire le loro attività scoutistiche.
L’altro momento che ricordo con grande piacere è stata l’organizzazione a gennaio della “cena medioevale” per raccogliere i fondi necessari per poter realizzare al meglio la trasferta dei nostri bambini ad Ostia e Roma di marzo. Ma al di là del piacere di condividere con gli altri genitori ed i capi l’organizzazione dell’evento, volevo sottolineare lo spirito di solidarietà interno che si vive in queste occasioni, dove si ricorre ad opere di autofinanziamento a supporto delle varie attività il cui principio ispiratore è quello di “cavarsela da sé e tra sé”, donando poi ciò che avanza anche agli altri. Ritengo questa un’esperienza di grande crescita sia a livello personale che sociale.
Infine concludo ringraziando, penso a nome di tutti i genitori, i nostri “angeli capi”, che di generazione in generazione ci ripropongono, attualizzandolo all’epoca in cui si vive, quello stile di vita tipico degli scout, fatto e permeato da principi fondamentali quali la solidarietà, la condivisione, la fiducia nell’altro, il rispetto dell’ambiente, la carità. Io posso garantire tutto ciò perché sono stato lupetto 40 anni fa: era un’altro mondo ma quegli “angeli” di allora sono gli stessi di oggi con un nome diverso.
Grazie di cuore

 
Emanuele

Prendersi la colpa: il castorino che voleva essere capo

«Erica, lo sai? Ho deciso che da grande voglio fare il capo scout!»
È il mio castorino preferito a parlare. Mi guarda dal basso in alto, con un larghissimo sorriso sdentato non proprio pronto a rosicchiare.
Lo so, lo so! Non si dovrebbe avere un castorino preferito, ma se può essere un’attenuante, confesso che in effetti ho moltissimi castorini preferiti: praticamente tutti quelli che ho incontrato.
Ad ogni modo, non faccio in tempo ad aprire bocca che lui è già scomparso. Chiaramente stava parlando a decisione già presa, dirlo ad alta voce era puramente a titolo informativo.
Il giorno dopo, si ripresenta con un’espressione più seria: «Erica, sai, ho deciso che non voglio più fare il capo scout.»
Sono colta alla sprovvista, di nuovo. Ogni tanto dimentico che i castorini sono bestioline complicate.
Mi guarda dal basso in alto e questa volta si aspetta una risposta.
«E come mai?» chiedo.
«Beh, perché se un bambino va a giocare nel bosco e si perde o si rompe la testa è tutta colpa tua.»
La sensazione è quella di trovarmi di fronte alla sintesi di un sofisticato studio di fattibilità, con una chiara definizione dei pro e dei contro. Pare che a questa storia del capo scout abbia pensato davvero per bene, così cerco di ribattere in modo altrettanto intelligente, ma mi trovo subito in difficoltà.
Parlare con i castorini è estremamente bello e al contempo tremendamente complicato, perché ti costringono a quella linearità che arriva direttamente all’essenza delle cose, districandoti dal groviglio dei giri di parole tipici dei discorsi eruditi, nei quali è facile perdere il filo. Tutto questo senza però scadere nella banalità o camuffarsi dietro a fuorvianti diminutivi e vezzeggiativi. Vogliono risposte vere, risposte semplici. Veloci, anche. Quelli più tosti ti intrappolano con una lunghissima catena di rapporti causa-effetto, che procede indefinitamente attraverso una raffica di “perché” che sembrano dover portare alla comprensione dell’origine del mondo o alle prove dell’esistenza di Dio.
Come dei piccoli Socrate, ti interrogano spronandoti a snocciolare fino all’osso qualsivoglia argomento, fino a farti concludere da te, che in effetti non sai proprio niente di niente.
Ci provo:
«Sì, è vero, ma se i capi avessero paura di prendersi le colpe non potremmo giocare insieme, né fare i pernotti, né i campi… e poi i castorini lo sanno che non si devono mettere nei pericoli. Al massimo ti può capitare che ti sbucci un ginocchio.»
«Io me lo sono sbucciato il ginocchio!»
Mi mostra con una punta di fierezza le pellicine miste a sangue coagulato, quasi fossero ferite di guerra.
«Lo so, ma va bene ogni tanto sbucciarsi le ginocchia.»
Ci pensa su, non l’ho convinto.
«Va beh, tu fa’ come vuoi!» conclude pacifico. Mi abbraccia frettoloso e se ne va con il solito sorriso sdentato. È così poco, ma anche ripensandoci adesso non ci trovo nulla da aggiungere.
Erica

Programma della Festa di Chiusura 2016

Il tema proposto quest’anno è “ I giochi senza frontiere che abbattono le frontiere”.

La festa si terrà presso la sede del Gruppo domenica 12 giugno, eccone il programma:

·         9:00 – Issabandiera

·         10:00 – Attività di unità in preparazione agli stand del pomeriggio.

           12:30 – S. Messa con Don Matteo

·         13:30 – Pranzo per Unità e pranzo per i genitori organizzato dal Gruppo genitori

14:   14:30 – Inizio dei Giochi senza Frontiere

·         16:30 – Ammainabandiera

·         17:00 – Termine attività