Archivio mensile:dicembre 2017

Essere pronti o preparati?

pronti o reparatiIl motto degli scout in inglese (quindi quello originale, potremmo dire) è “Be prepared”, letteralmente “Sii preparato”, che è però stato tradotto in italiano con “Sii pronto”. Forse “pronto”, “ready” in inglese, suona meglio di “preparato”, ma apprezzo che si sia fatta questa scelta. Trovo infatti che il secondo termine sia sottilmente più adatto a rappresentare come uno scout dovrebbe essere. Vorrei farvi subito un paio di esempi utili per capire cosa vorrei dirvi.
Pensiamo al preparare da mangiare, o meglio ancora, a preparare una cena con tanto di ospiti, servizio buono e portate numerose. Diciamo preparare perché in questo caso abbiamo pianificato tutto e sappiamo prima come si svolgerà la cena: sappiamo il menù e quindi che piatto servire in che momento, sappiamo chi abbiamo invitato e quindi chi accogliere e dove farlo sedere a tavola, sappiamo se qualcuno non mangia certi cibi e abbiamo, magari, già messo in fresco il vino giusto da abbinare.
Pensiamo, invece, ad un atleta prima che inizi la sfida: sta aspettando il segnale “pronti, via!”, infatti non può sapere come evolverà la gara e quali saranno le mosse degli avversari; non può aver preparato un piano per ogni evenienza ma, all’occorrenza, dovrà fare affidamento sulle sue capacità per rispondere prontamente.
Cosa c’entra questo con gli scout? Direi che gli esempi ci si tuffano nella mente: uno fra tutti potrebbe essere un hike o una tappa della route. Prima di partire si fa lo zaino e si studia la strada (magari qualcuno l’ha anche già fatta durante un sopralluogo), ma non si potrà mai essere del tutto preparati. Non possiamo prevedere se effettivamente tutti saranno capaci di camminare al passo giusto e se si riuscirà a rispettare la tabella di marcia, se qualcuno si farà male né dove o quanto o se, come è capitato al mio clan un giorno, una pioggia torrenziale farà franare l’unico sentiero percorribile. Un altro esempio potrebbe essere un campo estivo: non potremo preparare prima il calendario del campo prevendendo i giorni in cui pioverà, ma dovremo farci trovare pronti con le canaline attorno alle tende, i teloni sulle cucine e la legna per il fuoco al riparo.
In certi casi, dunque, il “Be prepared” originale di Baden-Powell va sostituito con il detto di un altro noto generale e stratega, Erwin Rommel, che disse: “Nessun piano può resistere all’impatto col nemico”.
Dobbiamo essere pronti, dunque, attenti a capire ciò che la vita ci sta ponendo davanti e a coglierlo al meglio con le nostre doti e capacità; quei talenti che, come le molte lame dei coltellini svizzeri, abbiamo sempre con noi per usarli di volta in volta al meglio. Dopotutto nessuno è mai stato così folle da preparare un naufragio, ma è lì che, secondo B.-P., uno scout deve risultare “indispensabile”.

Siamo in Avvento. Ci stiamo quindi preparando al Natale. Già, perché Natale arriva ogni anno lo stesso giorno e, per quanto rimanga sempre bello e magico, sappiamo già pressappoco cosa succederà: si addobba l’albero, si allestisce il presepe, si comprano i regali, poi c’è la messa, si aprono i regali e si fa il pranzo con i parenti. Si tratta di un rituale, appunto, che vuole celebrare la venuta di Cristo sulla Terra e ci ricorda la Bellezza del suo messaggio. Però Gesù non possiamo incontrarlo solo una volta l’anno. Infatti, Lui può arrivare nella nostra vita ogni giorno, in ogni momento… ma non sappiamo né come né quando. Non possiamo segnarci l’arrivo di Gesù nella nostra vita sul calendario o scrivercelo sull’agenda o creare un evento su Facebook (ed invitarci gli amici, ovvio). Non possiamo prepararci, possiamo solo farci trovare pronti. Quanta bellezza ci passa ogni giorno sotto gli occhi e non siamo pronti a coglierla perché “in altre faccende affaccendati”?
Cogliamo, quindi, la bellezza del Natale per spingerci a cercare quella Bellezza che potrebbe essere dietro ogni angolo che svoltiamo, in ogni persona che incontriamo e in ogni cosa che facciamo. Pronti a coglierla.

Gus

Una presa tira l’altra

Orione arrampicata1Domenica 11 dicembre, dopo il primo fantastico giorno di pernotto, si prosegue la nostra attività in una palestra da arrampicata.
All’inizio, l’attività non ci sembrava tanto entusiasmante, visto che affaticarci non ci entusiasma per niente. Bhè, sta di fatto, che questa attività non è come sembra. Prima di tutto non esiste un solo modo per fare arrampicata, ma ben tre.
Il primo, il più comune, è l’arrampicata su parete in cui, con l’imbragatura e con la corda, si sale sulle pareti, sì quelle con le prese tutte colorate. Lì si seguono i percorsi differenziati per colori. ovviamente ci sono varie difficoltà.
Orione arrampicata2Il secondo, meno conosciuto, è il boulder. Una serie di percorsi bassi che possono essere difficili o facili. Si parte coi quattro arti posizionati sulle prese indicate e ci si arrampica fino all’ultima presa con cui bisogna tenersi con due mani per tre secondi per poi lasciarci cadere nel vuoto, tranquilli c’era un materasso. Le pareti del boulder non sono dritte, anzi, sono molto deformate rendendo i percorsi ancora più difficili.
Orione arrampicata3Il terzo e ultimo è la gara, ovvero ci si arrampica su una parete dritta nel meno tempo possibile contro ad un avversario ed il primo che arriva in cima vince.
La parte di teoria fa sembrare la cosa moooolto noiosa, ma appena abbiamo provato ad arrampicarci ci siamo totalmente innamorati di quei percorsi.
A questo punto vi chiederete cosa può portare ad appassionarsi di uno sport che sembra infondato, noioso e senza senso. In realtà non lo so di preciso neanche io, so solo che appena ti attacchi ad una presa hai tanta paura, poi una presa tira l’altra e ti dimentichi totalmente delle tue paure, pensi solo e solamente alla cima.
Orione arrampicata4Una volta sopra, sei soddisfatta di esserci arrivata. Guardi in basso e pensi come diavolo hai fatto ad arrivare fin lì. Quindi per chiunque pensi che fare fatica per questo sport, ma anche in generale, non serva a niente, che ci pensi due, tre, ma anche quattro volte prima di ripeterlo e ascolti bene queste parole: faticare serve e servirà sempre. Se vuoi fare lo scalza fatiche per tutta la vita sei destinato a vivere male; non pensare che le cose si risolvano da sole.
Mi sto dilungando e vi sto annoiando troppo, quindi vi lascio cari lettori del Tuttoscout e spero abbiate capito le mie parole.

Colibrì Creativo

A Natale con stile e bellezza

diga di coloniaQuest’anno a Natale ci vogliamo arrivare con giusto stile, riscoprendo la bellezza dell’uniforme scout.
La semplicità di quella camicia azzurra come il cielo, di quei pantaloni sempre corti (anche d’inverno), del fazzolettone che ci siamo conquistati.
Ed anche per i  castorini l’uniforme conta, tanto che può trasformarsi pure in un gioco. Per conoscerla meglio!
Un gioco che ci unisce, fino a formare una grande famiglia.
Ed io mi sento così, in famiglia. La bellezza del natale si cela anche dietro questo.
Questo Natale voglio portare tale bellezza con me e mi auguro che durerà anche nel 2018.
La bellezza sana è i bambini che ci sono affidati, la bellezza è sapere che fanno parte della nostra famiglia.

Raganella frenetica

Editoriale: La grande bellezza

Non siamo molto originali con i titoli ma il tema scelto per quest’anno dalla pattuglia Fede è la BELLEZZA.
In un momento storico così confuso, contraddittorio, dove tutto è il contrario di tutto parlare di BELLEZZA sembra quasi un paradosso. Eppure già i saggi dichiarano che la Bellezza salverà l’Uomo e che Dio è il Bello in sé.
La deduzione logica di questi pensieri è che forse la Bellezza va cercata, annusata, sentita, vissuta perché ne abbiamo bisogno, a volte più dell’aria che respiriamo.
Ha senso cercare Dio nell’altro e nel creato, ma con un’attitudine condita di entusiasmo e energia.
Questo è quanto l’esperienza scoutistica porta in ognuno di noi che opera come educatore o gode nell’essere scout.
Esperienza di Bellezza è esperienza di Dio e a qualsiasi età delle nostre branche questo assume le caratteristiche del Giusto e del Vero.
I castorini con la Bellezza dello stupore per ogni cosa che smuove l’entusiasmo del cercare; la Bellezza della scoperta nei lupetti che da impeto a proseguire nella ricerca; la Bellezza dell’avventura negli esploratori e nelle guide, che pone sfide che fortificano e coltivano il coraggio; la Bellezza del servire, naturale approdo di un cammino nella Luce affinché si possa lasciare il posto un po’ migliore di quanto lo si sia trovato.
La Bellezza viene dall’Amore, l’Amore viene dall’attenzione.” Christian Bobin ci offre questo teorema che diventa traccia da seguire.
La stessa attenzione “sprecata” dai locandieri di Bethlemme all’arrivo di Giuseppe e Maria nel non comprendere il versetto “e tu Bethlemme non sei la più piccola delle città”, che è profezia.
La stessa attenzione dei pastori nello scorgere quel suono che annunciava come fosse una trovata pubblicitaria, o nel vedere nel cielo quella luce, la stessa che cattura l’attenzione di tre Magi e li convince ad intraprendere un cammino avendo come combustibile la speranza.
La stessa attenzione umile e silenziosa di Giuseppe, ben consapevole del ruolo di comparsa in questo straordinario palcoscenico ma senza il quale nulla sarebbe stato perfetto.
Ognuno ha un ruolo preciso, uno straordinario lavoro di team work dove il Disegno si realizza concretamente e attraverso la tenerezza di un bimbo neonato scatena la potenza dell’Amore.
E tutto alla Luce, perché sebbene la notte è il tempo in cui si svolsero i fatti, una luce apparse nel cielo e si fece giorno, la Luce che permette di vedere la Bellezza e non solo con gli occhi.

La Pattuglia Fede di CoCa

AE: “Siamo all’inizio e ogni inizio è benedetto da Dio.”

“Siamo all’inizio e ogni inizio è benedetto da Dio.”

Fate bene a pensare che questa frase non sia mia, in effetti non sono così geniale…

Diciamo che è del “mio capo”, che in realtà è il “nostro capo”: sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Mario Enrico Delpini, Arcivescovo Metropolita di Milano. Che roba, né? In realtà, don Mario va benissimo anche per lui!

Anche lui quest’anno si trova a “passare”, ad “aprire”, ad “essere accolto”.

Non è un volto del tutto nuovo, per noi ha già fatto tante cose, si è già dato da fare in molti incarichi. Ma ora ha fatto un bel salto di qualità, un grande passaggio. Se immaginassimo di volergli regalare un fazzolettone quadrato, bello pesante, segno della responsabilità, probabilmente dovremmo trovare una sarta che ce lo faccia in filo di piombo, per rendere davvero verità a tutto ciò che questo piccolo uomo si carica sulle spalle! Eppure non sembra avere paura. Ha chiesto a tutti noi una cosa importantissima, che forse lo aiuta proprio a non spaventarsi: ha confidato di “avere bisogno” di tutti noi, per poterlo consigliare, per spingerlo a “fare del suo meglio”: chissà in cosa noi, come scout, potremmo essergli d’aiuto?

E quante cose ha già aperto: in due grandi momenti in Duomo ha “preso possesso” della nostra diocesi (eh, si dice così, ma in realtà ben poche cose sono sue!) e ha iniziato il suo ministero in mezzo a noi. Pensate che emozioni, salire fin su il grande pulpito del Duomo e parlare davanti a tutti! Pensate che nel suo primo discorso, per 15 volte (già, le ho contate…) ci ha chiamato tutti “fratelli, sorelle”. Potente, vero? Facciamo così fatica a ricordarci di essere sempre “fratellini e sorelline” per tutti quanti, senza scegliere chi se lo merita e chi no, chi ci sta simpatico e chi può andare a quel paese. Ma questo uomo, che ha gli occhi piccoli piccoli, se ti guarda fisso ti fa capire subito che sei voluto bene, sei davvero un suo “fratello, sorella”.

E anche lui, come qualcuno di noi, è stato accolto. Anche dalla nostra città, da Busto Arsizio: un sabato sera è arrivato qui, e ci ha consegnato alcuni sentieri, per fare un passo in più! Ma poi in tante parrocchie, in Seminario, in molti santuari, in tanti gruppi di gente comune, in alcun assemblee importanti, in alcuni oratori. Proprio qui, ci ha detto una parola importantissima, che forse potremmo immaginare di consegnare ad ogni ragazzo a ragazza che quest’anno per la prima volta entra a far parte del nostro gruppo: “Siamo tutti all’inizio e l’inizio è pieno di grazie. Rallegriamoci insieme e non perdiamo le occasioni.” Wow! Ogni parola è una piccola bomba, di quelle che esplodono senza fare male, che assomigliano di più ad un fuoco d’artificio che a un missile, che ti lasciano talmente stupefatto da farti pensare a tutto con più positività!

“Siamo all’inizio e ogni inizio è benedetto da Dio.”

Conviene crederci davvero!

don Claudio

Recensione: “La schiera bella, vigorosa e promettente”

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Il secolo scout a Busto Arsizio Non solo un libro sullo scoutismo, il metodo educativo più conosciuto al mondo, non soltanto una declinazione cittadina dell’intuizione del generale britannico Lord Robert Baden Powell, ma anche una serie di primati, se non italiani, certamente lombardi. Un gruppo pilota nel 1915, esperimento di scout cattolici e laici coordinati dall’ing. Carlo Wlassics, poi, nel 1917, il primo gruppo ASCI (Associazione Scaut e Guide Cattolici Italiani) della Arcidiocesi di Milano, creato dal terzetto: don Guglielmo Ballerio, Giuseppe Dal Verme e Alessandro De Simoni (ovvero un sacerdote-escursionista, un patrizio milanese e un ex-atleta e acrobata circense). Un aeropittore futurista, Ivanohe Gambini, maturò la vocazione artistica nel CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani) di Busto Arsizio; il Commissario CNGEI Ettore Bottini cadde sul Campo dell’Onore nel 1917. Poi, all’epoca di don Paolo Cairoli, l’inevitabile resa al regime fascista nel 1928, che coinvolse anche il bustese cardinal Eugenio Tosi. Anni dopo, sulla scia delle ben più note Aquile Randagie milanesi (gli scout clandestini) si ebbe, nel rione S. Michele, un coraggioso esperimento analogo, dal 1944 al 1945, per merito di don Romano Cesana. Il fitto intreccio tra i partigiani cattolici della Divisione Altomilanese ed i rifondatori dell’ASCI Busto Arsizio 1°, ovvero un cappellano militare (don Giuseppe Ravazzani) ed un veterano della Seconda Guerra Mondiale (Ugo Chierichetti), fecero sì che il 26 aprile 1945 lo scoutismo bustese rinacque alla luce del sole, con una rapidità  straordinaria. Il maggio del 1947 Busto fece da sfondo alla visita del Capo Scout mondiale, John S. Wilson, con gli scout bustesi e milanesi. Nei decenni del dopoguerra un’istituzione vivente dello scoutismo lombardo, monsignor Enrico Violi, trascorse a Busto la vecchiaia, praticando scoutismo. Nello stesso anno la morte del sedicenne Giancarlo Brusatori; al cimitero la bellissima statua bronzea dell’esploratore. Tra gli anni ’60 e ’70 nacque a Busto Arsizio anche la controparte femminile: l’AGI (Associazione Guide Italiane) che confluì nel 1974 nell’AGESCI con la parte maschile. Nacque il MASCI cittadino (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). La Politica portò alcuni dei “nostri” esploratori a diventare senatori e ministri; uno di loro ebbe la sorte di incontrare e conoscere John F. Kennedy. Negli ultimi decenni all’AGESCI Busto Arsizio 1° si aggiunsero altri due gruppi, il Busto Arsizio 3° ed il Busto Arsizio 5°, che tutti assieme, rappresentano l’eredità  dei primi ragazzi esploratori di cento anni fa, che, sempre in tutto l’arco del secolo, praticarono nei confronti del prossimo i valori cristiani del servizio ai più deboli, del rispetto dell’ambiente e dell’impegno civico. Qui sotto un estratto scritto nel 2007 sulla fondazione del nostro Gruppo.

Fondazione del Busto Arsizio 3°, detto “BustoTre”, anno 1980:

L’AGESCI Busto Arsizio 3° muove i suoi primi passi nel 1980 e ben presto si inserisce saldamente nella realtà  cittadina, diventando in poco tempo il gruppo scout più grosso d’Italia con i suoi 500 iscritti. Da allora opera attivamente non solo in città , ma anche nei comuni limitrofi dell’Altomilanese e della Valle Olona, fornendo una proposta educativa importante ed attiva, collaborando fattivamente con le amministrazioni locali e le altre agenzie educative presenti sul territorio. La sua prima sede era nella villa di Via Magenta angolo via Espinasse (dove c’era già  parte dell’R/S del Busto 1°), prima di spostarsi nell’attuale. Con il passare degli anni il “BustoTre” acquisisce, via via, una presenza sempre più vistosa nel panorama cittadino, sia per la vastità  del gruppo (il più numeroso d’Italia, inclusa la presenza, rara nel territorio, dei Castorini, i bambini sotto gli 8 anni), sia al suo bacino di utenza. Il gruppo nacque per volontà  di Agostino Valentini, già  capo gruppo del Busto 1°, che è tuttora il Capogruppo (forse il più longevo d’Italia, con 27 anni di gestione ininterrotta); sempre dal Busto 1°, ma non solo, vennero “arruolati” diversi ex-capi scout, che avevano abbandonato l’attività. Il gruppo ha vinto il concorso dei calendari scout più volte, ed ha promosso con successo diverse iniziative quali: l’intitolazione a Busto Arsizio di una Via Baden Powell. Ecco come Agostino Valentini racconta gli inizi: <<Nel febbraio del 1980 ho fondato il Busto tre perchè nella comunità  capi del Busto 1 di allora c’erano opinioni diverse, ed a un certo punto non mi sono più riconosciuto nelle loro scelte; me ne sono andato da solo quando rivestivo la carica di capo gruppo. Dapprima mi ha aiutato un mio amico: Ettore Carpena, capo del CNGEI di Livorno, e spargendo la voce abbiamo cominciato a formare una piccola comunità  capi di 4-5 persone. Abbiamo iniziato con il branco Khanhiwara, formato solo da maschi. La seconda unità  fu il reparto Oberon, seguita poi dal branco Seeonee formato solo da lupette. Poi arrivarono gli Antares branco maschile seguiti dalle coccinelle. Poco dopo ci furono i mitici Tikonderoga, primo branco misto, con il reparto Sirio, che non era il reparto che oggi ha lo stesso nome. Seguirono il primo Noviziato e quindi il primo Clan. Poi piano piano si formò tutto il resto che oggi vediamo. Infine, nel 1989, fondammo la prima colonia di castori. Il fazzolettone [venne scelto di colore blu - N.d.A.] l’ho scelto per ragioni affettive in quanto è anche il colore del fazzolettone del Busto 1, mentre il viola, più propriamente lilla, l’ho scelto perché è un colore associativo e ben risaltava sul blu. Il leone medioevale èun simbolo che vuole rappresentare le virtù di giustizia, forza e saggezza. Lo stesso Baden-Powell, nei suoi scritti, fece più volte riferimento alla simbologia medioevale per descrivere i valori che ispiravano il movimento scout. Si può notare che molti nomi di unità  (ad eccezione di Oberon, il shakespeariano re delle fate, e Tikonderoga, legata alla Rivoluzione Americana) sono identici alle intitolazioni del Busto 1, un segno affettivo come il fazzolettone. La perfetta corrispondenza tra gli anni dimostra che il Busto Arsizio 1° cancellò quelle intitolazioni (“Khanhiwara” e “Antares”) esattamente nel momento in cui il Busto Arsizio 3° le aprì. I 2 branchi divennero rispettivamente “Altair” e “Sirio” Nel 1983 il BustoTre fonda l’AGESCOUT, l’associazione dei genitori e degli amici degli scout, che collabora con il gruppo nella gestione della sede e nella realizzazione degli eventi di gruppo. Tali eventi hanno lo scopo di mantenere “in forma”l’associazione, cioè aumentare la partecipazione, il coinvolgimento e la reciproca conoscenza dei genitori. Alcuni eventi sono anche l’occasione per “fare un po’ di cassa”. Le attività  rappresentano l’aiuto pratico, concreto, visibile e continuativo da parte dei genitori alla vita del gruppo BustoTre. L’Agescout si fa carico di alcune attività  altrimenti demandate alle varie unità  (es. manutenzione e pulizia del parco, montaggio e smontaggio del tendone, gestione della segreteria ecc.) in modo da lasciare più tempo, ai capi e ai ragazzi di concentrarsi, sulla realizzazione dei progetti educativi e sui giochi. In genere la maggiore richiesta di attività  coincide con gli eventi ricorrenti del Gruppo. Un esempio di attività ? La riunione mensile genitori Agescout” commenti, incarichi e programmazione ogni primo mercoledì del mese, ore 21 in Villa Comerio;  ritrovi operativi settimanali sabato pomeriggio;  lavoretti secondo il tempo e la disponibilità  di ciascuno. Aspettando i figli, con un impegno da 15 minuti a due ore;  Informazioni, accoglienza e grande incoraggiamento per i più timidi Al BIVACCO. Ogni sabato pomeriggio. La voce del gruppo è poi diffusa dalTUTTOSCOUT, il periodico redatto attraverso la collaborazione di capi, genitori e ragazzi, che ormai ha oltrepassato il n° 100, facendo conoscere temi scout, di spiritualità , interviste con personaggi cittadini o con ex-scout, riflessioni, ricette, ecc.


	

Hanno lasciato una traccia: Guglielmo Marconi

20In questa rubrica raccontiamo di scout che hanno lasciato un segno nella società e nella storia con il loro impegno e le loro azioni. Ci sono però stati personaggi illustri che hanno lasciato una traccia nello scoutismo. Un esempio è lo scienziato Guglielmo Marconi.

Nato a Bologna il 25 aprile 1874, già quando era ventenne iniziò i primi esperimenti da autodidatta e nel 1894 costruì un “segnalatore di fulmini”. Quello fu l’inizio dei suoi studi sulle trasmissioni. Nel 1895 il suo congegno era in grado di ricevere e inviare segnali a distanza tra due antenne anche superando colline.

In quegli anni anche Nikola Tesla negli USA e Aleksandr Popov in Russia stavano sperimentando simili apparecchi.

Il vero successo lo trovò in Inghilterra, dove iniziarono le prime applicazioni pratiche della sua invenzione (soprattutto per comunicare con le navi). Il 12 dicembre 1901 il primo segnale radio transoceanico viaggiava per 3000 km, gettando le basi del sistema di soccorso in mare che già nel 1909 permise di salvare i 1700 passeggeri del transatlantico “Republic” e nel 1912 i 705 del famoso “Titanic”. In quell’occasione disse «Vale la pena di aver vissuto per aver dato a questa gente la possibilità di essere salvata».

Sempre nel 1909 ricevette il premio Nobel per la fisica “… a riconoscimento del contributo dato allo sviluppo della telegrafia senza fili”.

Il suo impegno, non solo scientifico ma anche a livello imprenditoriale, nella diffusione della radio fu una costante della sua vita spesa anche nella politica (fu Senatore del Regno d’Italia dal 1914 al 1937), nelle accademie (fu, tra l’altro, presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche) e nell’esercito.

Nel 1914 “divenne scout”, in quanto fu il primo presidente della neonata Sezione di Bologna Del Corpo Nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani (CNGEI) di cui poi fu Presidente Onorario.

Nel 1933 presentò un apparato radio che era, di fatto, un primo abbozzo del radar e nel 1936 la BBC trasmise il primo regolare servizio di televisione basandosi sul sistema della Marconi-EMI, una delle compagnie fondate da Marconi.

Sarebbe davvero lungo enumerare le onorificenze, lauree honoris causa e cariche che gli vennero conferite. Basti dire che a lui fu dedicata la banconota da 2000 lire e che al suo funerale presenziarono circa 500.000 persone.

Geco Coinvolgente

Ringraziando la Sezione di Bologna del CNGEI

Lo Scoutismo: un cocktail che sa di vita

Ciao a tutti,

Da un anno a questa parte mi sono ritrovato a prendere la decisione, forse, più difficile che ci sia nell’ambiente scautistico. Prendere la famosa partenza associativa o salutare il clan? Ebbene, dopo un lungo percorso, il 7 ottobre, ho preso la partenza. Ho lasciato il clan, e quindi messo un punto a un capitolo della mia strada scautistica personale durato ben 5 anni. Ho lasciato il clan per tuffarmi in una nuova avventura, l’entrare in CoCa e mettermi al servizio dei più piccoli. Più che dei festeggiamenti, però, vorrei parlare del mio percorso scautistico che mi ha portato alla fatidica decisione. Il mio primo ricordo legato al mondo scout risale circa a 17 anni fa: dove un signore tuttobaffi mi si avvicina e, prendendomi per mano, mi porta all’interno della colonia e da lì cominciai a imparare ban, canzoni e iniziai a cambiare coda e a fare tante altre cose. Qui imparai soprattutto ad essere autonomo nelle piccole cose come per esempio fare il sacco a pelo. Da lì passarono 4 anni e mi ritrovai nei lupetti: tante litigate e tanti sorrisi, ma soprattutto tanti insegnamenti. Qui imparai ad essere cortese e, in prevalenza verso la fine, ad essere al servizio dei fratellini lupetti più bisognosi o con problematiche. Venne il tempo del reparto e mi vennero trasmesse svariate nozioni (dalla pioneristica, alla sopravvivenza, all’essenzialità ). Diventai competente in più campi, ma un elemento essenziale di quegli anni furono gli amici e la solidarietà  fraterna all’interno del reparto. E qui, arrivai ai 5 anni di noviziato/clan: svariati i temi trattati, tante le ore passate a dialogare e scambiarsi opinioni ma molte le prese di posizioni come comunità  che ci plasmarono anche come singoli. Potrei dirvi molte cose riguardo questi indimenticabili 5 anni fatti anche di zaino che ti sega le spalle, pioggia giorno e notte in route, cibo in busta cucinato sul fornellino e canoa o bici difettosa, ma anche di fuochi di bivacchi unici, comunità  e fratellanza. Sono stati 5 anni di coraggio, come ripetevo durante il momento del partente (un’attività  organizzata da chi lascia il clan): coraggio di amare, coraggio di fare la cosa giusta, coraggio di pregare, coraggio di rialzarsi e ripartire con lo zaino in spalla sono solo alcuni esempi. Bisogna avere il coraggio, che come scout ci è richiesto, durante le nostre attività ma anche nella quotidianità . Questo mi ha insegnato la vita di clan. In questi 5 anni di clan (Brugo, Kypsele, Nadir o Zenit che sia) le emozioni sono state tante, e tutte hanno creato un lato del mio carattere contribuendo a creare il cocktail che oggi tutti conoscete come Michi. La strada percorsa assieme è stata lunga e con molte salite, ma in fondo si sa, continuo citando la lettera che scrissi: alla fine la strada verso mete lontane è solo il modo più efficace per avvicinare le persone. Lo scoutismo è un cocktail. Un cocktail composto da: essenzialità , amicizie vere e durature, freschezza, competenza, dinamicità, giovanilità, odori e profumi (nessun profumo vale l’odore di quel fuoco), fede, divertimento e CORAGGIO.

Procione Brioso

“Il Michi”

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Una lettera a cuore aperto

Caro quarto anno ,

vi ho scritto questa lettera , per dirvi GRAZIE …

- Del vostro aiuto

- Di avermi sostenuto

- Di avermi consolata,

- Di avermi fatto sorridere quando ne avevo bisogno

- Di avermi insegnato cose nuove

- Grazie di questi tre anni sono stati bellissimi ed è grazie a voi se sono cosi

A te ZANA ,

grazie davvero di tutto ,

sei stato sia per me e per il pegaso uno dei migliori capi che un reparto possa desiderare , sei stato un capo che a seconda dei momenti o scherzava o rimaneva serio .. ed e grazie a te ceh il reparto pegaso è cosi in “alto”.

Grazie di tutto, mi mancherete tantissimo .

Da

Civetta perseverante

Klaudia15

In vendita il libro sui 100 anni di scoutismo bustocco:

Libro Marco TorrettaDa novembre 2017 saranno in vendita, nelle segreterie dei gruppi scout di Busto Arsizio, e quindi incluso il nostro, il recentissimo libro sui nostri 100 anni di Storia!

“La schiera bella, vigorosa e promettente…”

Perché acquistarlo?

Perché è “il” libro che parla di noi!!!

Ma di quali gruppi scout?

Di tutti, e di tutto il secolo: CNGEI, ASCI, AGI, MASCI, AGESCI (Busto 1, 3 e 5) e FEDERSCOUT (compatibilmente con la loro storia più o meno lunga)

Ma ci interessa ciò che accaduto prima di noi?

Sì, perché già allora dei ragazzi, nostri predecessori, svolgevano del servizio a favore di qualcuno! Volete conoscerlo? Leggetelo!

Erano accadute cose banali in questo secolo?

Tutt’altro. I nostri fratelli scout hanno affrontato due guerre mondiali, la dittatura, la clandestinità e le difficoltà economiche della rinascita…

E’ adatto a tutti? Lupetti, cocci, guide, esploratori?

Non proprio, è da grandi; sicuramente per rover, scolte, novizi, capi, A.E., ma sicuramente anche per i genitori associativi. E un “domani” anche i piccoli di oggi lo capiranno.

100 anni fa nascevano i Giovani Esploratori Cattolici di Busto Arsizio, e noi “deriviamo” tutti quanti da quei ragazzi del 1917!!!

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