Archivio mensile:novembre 2015

Come Gesù

Qualcuno leggendo questo titolo dirà: «Ma io lo conosco!»
È il titolo, lo slogan dell’anno oratoriano della nostra diocesi.
No, non ho fatto confusione: so bene che questo è l’articolo del Tuttoscout. Eppure mi sono trovato a chiedermi: che augurio posso fare ai fratelli e alle sorelle scout all’inizio di un nuovo anno? Ed ecco che questo slogan mi è salito al cuore.
Come Gesù significa anzitutto sentirsi amati come figli da Dio, sperimentare la gioia di riconoscere in ogni uomo un fratello, sentire nel cuore l’entusiasmo di una missione che ci è affidata. E tutto questo ci dà l’energia, la carica per farci vicini agli altri come Gesù, per prenderci cura dei più piccoli come Gesù, per essere fedeli come Gesù, per farci sempre la domanda, come ci insegna B.-P., “cosa farebbe Gesù?”
Quest’anno vivremo la festa di inizio anno domenica 4 ottobre, il giorno in cui si festeggia san Francesco d’Assisi. Francesco è stato un professionista nel fare “come Gesù”. La gioia, l’entusiasmo, la generosità, il dono di sé, la cura degli altri… Eppure non è sempre stato così: c’è stato un tempo in cui anche Francesco faceva di testa sua, in cui inseguiva le cose belle della vita secondo il suo sentire, in cui tutto quello che aveva non bastava a farlo sentire felice. Finché non si è messo in cammino, ha lasciato i pesi inutili e ha scelto per sé lo “stile” di Gesù. Ha trovato allora una gioia che lo ha portato fino ai confini del mondo.
Ecco l’augurio: che ciascuno di noi, in particolare i partenti, trovi quello stile speciale di camminare, quello stile che ci mette il coraggio nel cuore, l’entusiasmo nei piedi, la gioia sul volto, quello… come Gesù.

Don Matteo

I sentieri dell’educare

In cammino verso Kandersteg
In cammino verso Kandersteg

Capita sempre, quando si organizza un’escursione di qualsiasi tipo, di trovarsi di fronte una grande varietà di percorsi possibili, e spesso può capitare che la mente dell’organizzatore si perda in mezzo a questa moltitudine di possibilità. Meglio provare sentieri aspri e tortuosi, che salgono con pendenze anche non indifferenti, portando l’escursionista sul tetto del mondo, percorsi piacevoli e pianeggianti per chi preferisce perdersi nel verde della natura piuttosto che perdere il fiato, oppure una qualunque delle pressoché infinite possibilità intermedie?
Allo stesso modo, chiunque si ritrovi a svolgere il ruolo dell’educatore, si trova a dover decidere, basandosi sulla propria esperienza, quale tra le ancora più numerose possibilità della vita sia quella giusta verso la quale indirizzare il proprio educando.
All’inizio può capitare di farsi prendere dall’entusiasmo, di decidere di correre su per le salite più impervie, ridendo in faccia alle avversità che si sono già affrontate decine di volte, sicuri della riuscita più che positiva delle nostre azioni.
Eppure ora che finalmente mi avvicino al concetto di educatore, mi rendo conto che questo è il modo sbagliato di affrontare le cose, e ancora una volta mi aiuta a capirlo la metafora dell’escursione.
La prima idea, infatti, può essere sfruttata senza problemi quando a praticarla è una persona ricca d’esperienza, ma inadatta a chiunque si trovi alle prime armi.
Così, come la regola d’oro non scritta della montagna vuole che il percorso debba sempre essere tarato sulla persona meno esperta del gruppo, allo stesso modo mi sto rendendo conto che, se voglio davvero essere un buon educatore, dovrò essere in grado di mettere da parte il mio desiderio di far conoscere loro tutto e subito, per poter invece diventare una guida decisa ma comprensiva, ed essere in grado di accompagnare l’educando nel suo percorso.
Nella paradossale speranza che, un giorno, il suo passo diventi più veloce del nostro, e questo continui il suo sentiero da solo.

Tricheco Birbante

Ma quanti campi da cambusieri ci siamo persi?

Un mezzogiorno qualsiasi, arriva un messaggio. Mi si chiede di andare a fare da cambusiere al campo Pegaso… per il giorno seguente! Armi e bagagli, non c’è tempo da perdere, via verso un’esperienza di servizio un po’ alternativa!
Sono rimasto in cambusa per un paio di giorni soltanto, col fido Guss, compagno di mille avventure, al mio fianco. Ora, che cosa ho tratto da questa breve (ma intensa) esperienza da cambusiere? Innanzitutto, il servizio è sporcarsi le mani – e non solo – con la gioia di farlo, anche lavorando dietro le quinte, e quindi posso affermare che sia stata una delle più belle esperienze di servizio nella mia “carriera” da rover.

E qui arriviamo al perché del titolo: quanti campi da cambusieri ci siamo persi? I rover e le scolte che si occupano della cambusa ad un campo sono abbastanza una rarità. Perché non proporre questo tipo di servizio? Trovo che ricoprire questo ruolo possa essere un’ottima esperienza da portare nel proprio bagaglio, utile a conoscere un aspetto fondamentale di un campo, a mio avviso troppo spesso sottovalutato o delegato ad altri (spessi ai genitori…). La mia esortazione quindi è: proponetevi come cambusieri, vi assicuro che quando ci avrete provato anche voi non potrete fare a meno di chiedervi: “ma quanti campi da cambusieri ci siamo persi?”

Tricheco Critico  (Lollo)

Costruire ponti

Per chi si fosse perso la puntata precedente eccone un breve riassunto: il Noviziato, quest’anno, ha deciso di impostare la sua impresa sulla propria e altrui sensibilizzazione al tema dell’immigrazione che, in questo periodo, è quanto mai vicino alla nostra realtà. Nella prima fase del nostro progetto abbiamo “studiato” il fenomeno, testato la nostra ignoranza in merito e anche quella delle persone che ci circondano, toccato con mano la realtà dei migranti: li abbiamo incontrati, conosciuti e capiti. I limiti della lingua non li hanno fermati, hanno raccontato con coraggio la loro storia: la difficoltà del viaggio, il dolore nell’allontanarsi da casa, ma anche la speranza che fosse in serbo per loro un futuro migliore. Perché, penso di parlare a nome di tutto il noviziato, è questo che più di ogni cosa ci ha colpiti: la voglia di riscatto e la gratitudine verso il Paese che li ha accolti. Accoglienza è stata la parola chiave che ha dato una nuova direzione al nostro progetto: volevamo portare al Gruppo una testimonianza della nostra esperienza per far riflettere sul tema e dare, purtroppo solo idealmente, una casa a queste persone. Insomma, fare qualcosa di concreto.

L’occasione ci fu data quando abbiamo appreso che ora il Gruppo aveva bisogno di una nuova cappelletta, dal momento che quella realizzata in precedenza era stata smantellata. Carichi di buoni propositi e idee niente male ci siamo divisi i compiti e abbiamo cominciato i lavori. Come ogni impresa che si rispetti ci sono stati diversi imprevisti e contrattempi, l’entusiasmo è venuto meno, ma è proprio in quei momenti che è stato necessario stringere i denti e portare a termine i nostri progetti. E così abbiamo fatto. All’alba del 20 settembre i lavori si sono conclusi. Il risultato è, obiettivamente, ottimo.

L’ambiente ha un messaggio chiaro: rappresenta il viaggio per mare che ogni giorno migliaia di uomini, donne e bambini affrontano sfidando la sorte, le orme sulla sabbia portano alla croce; la sofferenza che il viaggio comporta è accomunata alla passione di Cristo. Cercavamo una frase che potesse chiarire a tutti il messaggio della cappelletta e Papa Francesco ci è venuto in aiuto. Si era, infatti, appena tenuta l’udienza degli scout in piazza dal papa. Il messaggio che ha lanciato a milioni di scout era di unione, fratellanza, accoglienza. «Fare ponti, fare ponti, in una società dove c’è l’abitudine di fare muri.» L’augurio che ci facciamo è che chiunque possa entrarci per raccogliersi, rilassarsi, pregare e riflettere.

Ogni giorno siamo bombardati da servizi dei tg, testate giornalistiche che riportano cifre esorbitanti ma non ci soffermiamo sul valore umano di quei numeri, forse perché è più comodo fermarsi a questi, evitare che la nostra tranquillità venga perturbata anche solo dal pensiero della sofferenza che vi sta dietro, delle tragedie che si consumano ogni giorno. Chiudiamo semplicemente gli occhi. Noi con questa impresa abbiamo provato ad aprirli: speriamo che chiunque entri nella cappelletta provi a fare altrettanto.

Elena Banda

Canzone per la “Nota d’oro”

Volano i punti
quando prendi un passaggio all’hike
sembra che, non interessino
a chi vuole solamente riposar
eccoci attorno al fuoco
a cantare la nostra realtà
eccoci siam tutti uniti, ehi
passano tutti passano
ma quando salgono il ponte tremerà
sembrano esplosioni inutili
ma in certi cuori qualche cosa resterà
non si sa come si creano
queste atmosfere di felicità
vivono con la speranza di cambiare questa società

Siamo solo stasera davanti a chi
ci trasmette ancora ingenuità
e san sorridere, ci fan sorridere
li riconosci han gli occhi pieni di spazi
siamo ancora stasera davanti a chi
ha iniziato il sentiero prima di noi
non sanno perdere li noti subito
li riconosci, han le menti piene di sogni
la voglia di nuovi passi, il cuore colmo di battiti e gli occhi pieni di sé

Crescono, talenti crescono
e danno tutto quel che hanno in libertà
donano, non si interessano di ricompense e tutto quello che verrà
brilla, il cavallo brilla
ci guida nelle notti di magia
cantano, i grilli cantano
ascoltali creando l’armonia

Siamo solo stasera davanti a chi
ci ha dato la giusta energia
per partire, e per giocare
li riconosci, han i piedi pieni di passi
siamo ancora stasera davanti a voi
che ci avete dato l’opportunità
sapete prenderci, proprio da subito
li riconosci, hanno le tasche piene di sassi
i volti soddisfatti
il cuore pieno di battiti
e gli occhi pieni di sé

Noemi, Giorgia, Giulia

Il campo (f)estivo

È difficile scrivere
un articolo in rima
ma sono stati giorni da vivere
come poesia.
Sette giorni son pochi
come campo estivo
ma se son pieni di giochi
e divertimento attivo
sarà come nell’anno
un giorno festivo.
Poca strada dal pullman
certe cose rubate
il vigile sordo
per terra dalle risate.
Matilde sei mitica!
Sta in ascensore
con il solito uomo
che vuol vender le rose.
Con il lago alle spalle,
le gambe in salita
comunque sia la strada
non sarà mai infinita.
Tuffi dal molo
anche per Mister Campo:
“Non darmi la spinta!”
“preferisco il salto”.
E tra amori rappati
per capi rasati,
alcuni impiccati
altri dall’albero cadono.
C’è chi ha paura dell’acqua,
chi delle api
tanti dolci
per compleanni festeggiati.
E poi le cose che fan piangere
“se non fossi scout”
“con gli occhi pieni di sè”.
Per noi secondini
ci sono anche i Totem
nelle tende, vicini
ad aspettare.
Al ritorno si dorme
si scattano foto,
un po’ di occhi aperti
o stravaccati sugli altri.

Questo campo mi ha fatto capire che, comunque sia la strada, qualsiasi fatica da sopportare, ogni tuffo da fare, sarò sempre con qualcuno che avrà sempre la forza di farmi sorridere.
Grazie per le bellissime esperienze, saluto anche il nostro quarto anno che purtroppo tra poco passerà.

Ghiandaia Estrosa  (Irene Pendin)

Synod15 – Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015), 24.10.2015

Ti invitiamo a leggere il Synod15 , documento che rappresenta un momento di riflessione e confronto importante per la Chiesa sul tema della famiglia. Il link riporta il testo completo per avere un informazione concreta ed oggettiva.

https://press.vatican.va/content/salastampa/de/bollettino/pubblico/2015/10/24/0816/01825.html