Archivio mensile:ottobre 2017

Kandersteg

Oggi siamo qui per raccontarvi la nostra stratosferica esperienza all’International Scout Centre di Kandersteg. I nostri amatissimi capi (che ruffiani che siamo) hanno offerto questa opportunità al solo 4° anno e noi più che carichi abbiamo deciso di coglierla. Gasatissimi di questa idea, ci siamo “subito” messi all’opera dividendoci in pattuglie e organizzando meglio il tutto. Dopo svariati incontri, finalmente avevamo tutto pronto: cibo, catechesi e persino logistica. Il giorno 26 giugno, esattamente alle 7 di mattina, ci siamo ritrovati in sede carichissimi per partire verso le alpi svizzere! Dopo 5 ore rinchiusi in macchine stracolme di materiale e con un minimo spazio vitale, siamo finalmente giunti alla meta e delle bellissime montagne ci hanno subito accolto.

Finite le attività proposte dall’International Friendship, che erano finalizzate a facilitare la socializzazione con altri gruppi, ci siamo resi conto che l’unico modo efficace per conoscere gli scout presenti era tramite un bel torneo di calcio, organizzato inaspettatamente dai gruppi americani.

Per poter partecipare però a questo torneo, ci servivano altri giocatori e chi meglio degli “spietati” e “terribili” polacchi, un esercito di instancabili carri armati alimentati a pane, burro e cetriolini, con i quali avevano quasi completamente riempito tutti i frigoriferi a disposizione del campo.

Il gemellaggio che si è creato tra polacchi e italiani ha dato i suoi frutti. Ovviamente siamo usciti vincitori e per festeggiare al meglio la vittoria e per stringere nuove amicizie, abbiamo accettato l’invito dei polacchi alla loro meravigliosa e squisita grigliata che è stata accompagnata sia dai nostri canti che dalle loro classiche canzoni polacche. Purtroppo, abbiamo dovuto abbandonare i nostri amici perché il giorno dopo ci avrebbe aspettato un’escursione al bellissimo lago Oschinensee, allora dopo esserci salutati siamo andati nella nostra tenda per riposarci dalla faticosa giornata.

La mattina successiva, dopo aver fatto un’eccellente colazione, siamo partiti più carichi che mai per raggiungere la meta; la durata prevista era di circa 4 ore, ma noi camminando e parlando non ci siamo nemmeno accorti del tempo che passava e una volta arrivati sulla cima, abbiamo potuto ammirare l’immensità e la bellezza del lago. Dopo aver camminato ancora un po’ in un bosco che era decorato da strane statue in legno abbiamo deciso di fermarci perché la fame aveva preso il sopravvento e così subito dopo aver finito di mangiare, abbiamo iniziato ad avvicinarci al lago: inizialmente per lanciare banalmente dei sassi, poi per pucciare i piedi e alla fine per farci un bel bagno nella “caldissima” acqua del lago.

Dopo aver fatto il momento di catechesi sulla riva, siamo ripartiti per ritornare al nostro campo. Essendo la strada tutta in discesa, ci abbiamo impiegato molto meno tempo e una volta arrivati abbiamo deciso di giocare a beach volley prima di farci una doccia rilassante.

La sera, dopo essere sfuggiti ad un altro invito da parte dei polacchi, abbiamo cucinato tutti insieme e dopo aver mangiato, ci siamo dedicati al momento di catechesi che ha previsto un pochino di abilità manuale visto che abbiamo fatto un anti stress. Alla fine ci siamo messi a dormire perché il mercoledì era prevista una camminata al lago Blausee, però ci sarà una sorpresa.

La mattina siamo partiti subito dopo colazione e una volta arrivati in paese, ci siamo divisi in gruppi da 2. Dopo una breve spiegazione su cosa fosse l’azimut e su come utilizzare una cartina, ogni gruppo è partito speranzoso di raggiungere la meta (bella sorpresa vero?). Ovviamente siamo arrivati tutti senza problemi all’ambito lago, dove l’acqua era talmente blu da riuscire a vedere il fondo con dei bei pesci che ci sguazzavano all’interno, inoltre si poteva ammirare anche una statua di una ragazza.

Dopo aver mangiato i nostri panini, abbiamo avuto del tempo libero in cui ognuno di noi ha potuto fare quello che più gli piaceva: per esempio sdraiarsi su un’amaca, usare lo scivolo dei bambini o semplicemente camminare intorno al lago per ammirarne la sua bellezza. Per nostra fortuna ha iniziato a piovere appena abbiamo iniziato ad avviarci; una pioggia che ha persistito per tutta la strada del ritorno. Tuttavia, ci siamo consolati cantando per tutto il tempo.

Il pomeriggio lo abbiamo passato a pensare cosa avremmo dovuto fare il giorno dopo (l’ultimo giorno) e abbiamo deciso che visto il brutto tempo non sarebbe stato brutto andare in piscina, tanto l’acqua era riscaldata quindi non ci sarebbero stati problemi.

Avendo una giornata tranquilla, ci siamo svegliati relativamente presto e siamo andati subito alla piscina, dove appena entrati ci siamo fiondati in acqua e ci siamo restati per un po’ di ore giocando insieme. Tornati al campo, dopo cena, eravamo abbastanza carichi per poter affrontare una veglia durante la quale ognuno di noi aveva l’opportunità di esprimere i propri dubbi e perplessità riguardo la religione, occasione ben colta da tutti. Essendo l’ultima sera, abbiamo approfittato per stare svegli più a lungo rispetto gli altri giorni per passare insieme il tempo che ci rimaneva prima di tornare a casa.

Il giorno della partenza… durante la mattinata abbiamo preparato gli zaini, smontato la tenda, sistemato materiale e cibo avanzato e caricato tutto quanto sulle due agilissime macchine che ci hanno accompagnato durante il viaggio. Dopo un pranzo leggero e un’interminabile partita a scacchi svoltasi sotto la reception di KISC, siamo partiti verso casa e questa volta tutti noi avevamo più spazio vitale che ha permesso di “addormentarci più comodamente”.

Quest’esperienza ci ha senza dubbio permesso di legare e di conoscerci meglio, perché il tempo non basta mai ed auguriamo di poterla vivere a tutti coloro che hanno voglia di mettersi alla prova per confrontarsi e migliorarsi.

A spasso nel tempo

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Eccolo li, uno dei momenti più attesi da tanti scout: IL CAMPO ESTIVO! Arrivati anche gli ultimi ritardatari, c’eravamo proprio tutti e uno più emozionato dell’altro abbiamo caricato furgone e pullman per poi partire. “Silenziosi e tranquilli” come al solito abbiamo affrontato il viaggio che, con tutta l’attesa che c’era, sembrava non finire mai. Arrivati a destinazione era ora di montare il campo, ma, fra una cosa e l’altra era già sera. È l’ora di cena e poi… IL BIVACCO. Come tanti già sanno, un quarto del bivacco è passato a spostarsi dal fumo del fuoco che va negli occhi a metà reparto, ma il resto… il resto è indescrivibile perché tutti si lasciano andare cantando a squarciagola (chi più chi meno) e giocando (sempre e comunque con un po’ di felicità) e sono proprio quelli i momenti indimenticabili che abbiamo passato tutti insieme con un sorriso a 32 denti stampato in faccia! Poi è il momento del lancio! Ci siamo trovati davanti uno scienziato pazzo (molto, mooolto pazzo) che ci presenta la sua MACCHINA DEL TEMPO! Niente di meno incredibile di quello che sembra. E dopo la teoria, ecco il momento della pratica, ma dopo aver schiacciato vari bottoni, tirato leve e mosso strani aggeggi e dopo i vari controlli di sicurezza non poteva che esserci qualche imprevisto… a causa di qualche guasto, la macchina del tempo ha spedito lo scienziato in chissà quale epoca, ma non è tutto, perché ogni giorno, sia lo scienziato che noi venivamo catapultati in un’altra epoca. Ovviamente dovevamo risolvere questo problema perché avremmo potuto causare dei gravi danni al futuro. Così ogni squadriglia ha costruito una macchina del tempo (una più bella dell’altra) e tutti siamo andati alla ricerca dello scienziato… abbiamo vagato fra le varie ere ogni giorno che passava e abbiamo praticamente conosciuto i contemporanei dei flinstones! Siamo andati A SPASSO NEL TEMPO alla ricerca di quel povero pazzo superando sfide ardue e risolvendo enigmi alquanto strani. Eravamo ad un passo da lui fino a quando… BOOM! Tutte le epoche hanno iniziato a mischiarsi, si sono formati varchi e tutto si è confuso… dovevamo per forza rimettere tutto a posto. Con fatica, abbiamo richiuso i varchi, ricacciato ognuno nella sua epoca e “recuperato” lo scienziato. Così (FINALMENTE) tutto è tornato al suo posto! Purtroppo il sogno sta per finire… certo ci sarebbero milioni di cose da raccontare (ad esempio possiamo parlare di quando abbiamo “epicamente” giocato a palla scout e roverino con un altro reparto) ma… beh… non possiamo mica raccontarvi tutto!

Colibrì creativo, Leonessa tenace

Ready to go!

“È giunta l’ora, è giunto il momento, di essere protagonisti del nostro tempo, la strada è la stessa anche se siamo lontani…”

Ebbene sì, i 4 anni passati nell’Orione si fanno sentire, lo zaino che ti incurva la schiena, gli scarponi pesanti, i guidoni, nostri temerari compagni d’avventura, i fazzolettoni pieni di ricordi, i canti stonati lungo i sentieri.

Questo ci portiamo nel cuore noi passandi.

Sorrisi, pianti, lamentele, amicizie, bivacchi… tutti con un filo conduttore… NOI, che fin da subito ci siamo visti come una famiglia, NOI che condividiamo tutto, sia nel bene che nel male, NOI compagni d’avventura, NOI che abbiamo pianto alla vista dei nostri fratelli passare su quel ponte.

Da oggi quel NOI diventerà un VOI.

“…servire è la sfida, il futuro è domani affrontiamo con coraggio ogni salita, diritti al futuro sulle strade della nostra vita!”

Prima o poi tutti lasceranno la loro famiglia perché è così che si cresce.

Catapultati in un nuovo mondo, continueremo la nostra vita, passo dopo passo verso nuove mete ed avventure.

Upupa Alacre, Usignolo Radioso

Un campo alimentare

ttscout160 (8)Questa estate a luglio sono andata in vacanza con il mio gruppo scout. Mi trovavo a Peghera in Val Taleggio in una casa su una piccola collinetta; dalla finestra si vedevano le montagne.
Abbiamo fatto delle belle camminate nel bosco e mi è piaciuto molto la sera quando siamo usciti per un gioco sull’alimentazione organizzato nel parco vicino alla casa.
Anche le attività e i giochi di Sestiglia sono stati molto divertenti.
Ricordo bene quando abbiamo dovuto cucinare e preparare la cena per tutti insieme a un cuoco molto famoso… proprio Cannavacciuolo!ttscout160 (18)
Un giorno abbiamo preparato noi anche il formaggio (in effetti, in Val Taleggio…) dopo aver visto un filmato in cui si spiegava come costruivano gli oggetti necessari per conservare il formaggio.
Mi sono divertita molto in quella settimana di vacanza e spero che anche il prossimo campo estivo sia così bello e divertente.
Vera Quintana

Io e il mio branco quest’anno abbiamo trascorso le vdb in Val Taleggio, località Peghera. È stata una settimana indimenticabile perché eravamo in un posto davvero fantastico. I giorni sono passati molto in fretta da quanto ci divertivamo. Il tema del campo erano i cinque sensi. Infatti più o meno ogni giorno arrivavano supereroi o celebrità che in base alla loro qualità speciale persa ci chiedevano di aiutarli a ritrovare il motivo per cui erano celebri o super. I più famosi che c’erano sono: Antonino Cannavaciuolo, Wolferine e Superciro e l’antagonista Dr. Octopus.
ttscout160 (21)Durante le “sieste” potevamo andare al parco giochi vicino al cimitero dove fortunatamente c’era un campo da calcetto. Durante le sieste al campetto trovavamo un ragazzino che aveva 12 anni circa di nome Dennis. Visto che in città non c’era tanta altra gente con cui giocare, lui portava il pallone e noi andavamo lì in 5 o 6 a giocare con lui. Il mercoledì della settimana siamo andati a fare una gita alla fonte del fiume Enna. La strada per arrivarci era metà su strada statale e un’altra metà su un sentiero abbastanza pianeggiante, per un totale di 3 ore di andata e altrettante di ritorno. Alla sorgente però abbiamo avuto un leggero problema. C’era il fiume da attraversare: i Rover hanno costruito una specie di ponte per poter attraversare il fiume, però metà Branco si è bagnato tutti gli scarponi. Per il ritorno però abbiamo trasportato con una catena di montaggio tutti i sassi e poi io, i Rover ed altri ci siamo messi a costruire un altro ponte. Però alla fine, visto che qualcuno non aveva fatto un buco per far defluire l’acqua il ponte è stato sommerso. Quindi 3 ore sprecate.
Da ricordare quando abbiamo fatto la ricotta al museo del taleggio.
L’ultimo giorno i C. d. A. (tra cui io) si sono messi in cammino e dopo un’ora e mezza sono arrivati a destinazione: la casa del prete.
Quest’anno non si è fatto in tenda per motivi tecnici. Arrivati ci siamo lustrati la vista per via di tutto il cibo che c’era. Nella stanza c’erano il calcetto, il ping pong e tanti giochi di società tra cui monopoli con il quale abbiamo giocato fino alle 2 di notte circa. Durante il pernotto i Rover ci hanno spiegato come funziona il Reparto.
Nel complesso queste V. d. B. sono state bellissime.
Giovanni Ghirardelli

ttscout160 (16)Quest’anno il branco Albero del Dhak a fare il campo è andato in montagna a Peghera (Bergamo): è stato molto emozionante, il campo si è basato molto sulla giungla…
Per le stanze invece ce n’erano due di cui una grande sopra e una più piccola sotto, si dormiva per sestiglia, c’erano i letti a castello; invece per fare colazione, pranzare, cenare c’era un salone grande, per giocare si usciva e sul piazzale della chiesa c’era tutto lo spazio.
Quest’anno non abbiamo fatto in tempo per fare i giochi d’acqua, ma ci siamo divertiti lo stesso.
Il sesto giorno alla sera c’era san Scemo, una festa dove tutti ballano, dicono barzellette e le femmine possono truccarsi; finito san Scemo i capi ci hanno fatto fare due ore di libero e siamo andati a letto all’una di notte: è stato molto divertente ed io parlavo con le mie amiche. La mattina dopo era finito il campo e i genitori ci sono venuti a prendere. Spero che anche il prossimo campo sia così!

Layla Toso

Un talkshow per il Centenario: ecco tutti gli ospiti illustri

unsecoloscoutBAVenerdi prossimo 27 ottobre nella “Sala Tramogge” dei Molini Marzoli si svolgerà il penultimo evento del programma di celebrazioni del Centenario di attività del movimento scout cattolico a Busto Arsizio; le celebrazioni si concluderanno il 17 dicembre con la Messa di Natale nella chiesa di San Giovanni.

L’evento, questa volta rivolto ad un pubblico di adulti (genitori, educatori, insegnanti e amministra-tori) propone testimonianze della validità e attualità del metodo educativo scout da parte di persone che essendo o essendo state, nel movimento scout,  hanno o hanno avuto responsabilità nella Società Civile, sia a Busto Arsizio che altrove.

Lo scoutismo, come è scritto nel volantino di annuncio in modo garbatamente autoironico, oggi non è più quello delle barzellette, non è quello della vecchietta accompagnata dal baldo scout nell’attraversamento della strada o quello della feroce battuta di G.B.Shaw (i bambini vestiti da cretini…); lo scoutismo è diventato “grande”.

Il video che aprirà la serata (opera di uno scout del gruppo Busto A. 5) infatti mostrerà quanti per-sonaggi che hanno fatto la storia recente hanno fatto parte o hanno sostenuto lo scoutismo: l’astronauta Armstrong, il fumettista Hergé, Guglielmo Marconi, Nelson Mandela, De Coubertin, ecc.

Daranno invece testimonianza diretta quali protagonisti dei nostri giorni, la vicesindaco di Milano dott. Anna Scavuzzo e il presidente della Fondazione “mons. Andrea Ghetti-Baden” (dedicata al so-stegno dello scoutismo) e già Capo scout d’Italia, avv. Agostino Migone; in videoconferenza parteciperanno la senatrice e già ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia e l’onorevole Franco Prina, tutti capi scout a vario titolo ancora impegnati nella società civile.

La domanda alla quale saranno invitati a dare una risposta personale sarà: se e come lo scoutismo ha contribuito a formare lo spirito di servizio e a non aver timore delle responsabilità nella vita civile; ci sia aspetta un pubblico di genitori, educatori, insegnanti curiosi di conoscere attraverso esperienze di vita i valori che hanno reso grande questo “grande gioco” che da più di cent’anni, anche a Busto, si offre ai giovani.

Non solo nel mondo molti scout hanno lasciato segni del loro impegno; Busto annovera tra questi il più volte sindaco e senatore GianPiero Rossi, il senatore Franco Speroni, mons. Claudio Livetti assistente ecclesiastico nel gruppo Busto 1, della Zona scout e dei campi di formazione, il dott. Franco Mazzuchelli più volte assessore, i consiglieri comunali Nicola Ruggiero e Massimo Brugnone, la crocerossina Giovanna Bonvicini, partecipante a diverse missioni di pace in Medio Oriente.

Guiderà le interviste e disciplinerà le testimonianze la giornalista Rosy Battaglia, nota per il suo impegno ambientale svolto in coraggiose inchieste, anch’essa già attiva nel gruppo Bustotre, e oggi mamma di uno scout. Gli interventi saranno intercalati da estratti di un libro che l’autore Marco Torretta, anch’egli vecchio scout, ha composto raccogliendo documenti e memorie del secolo scout bustese, edito dalla Freeman Editrice, che sarà presentato nella stessa serata.

Busto A, 18 ottobre 2017.

 

Comunità Scout di Busto Arsizio: Gruppi AGESCI  Busto A 1, Bustotre,Busto A.5 e Compagnia Masci.

Un incontro speciale

Da Papa FrancescoSabato 25 marzo di buon’ora siamo andati a Monza per incontrare Papa Francesco.
Abbiamo viaggiato in treno e c’era un sacco di gente, ma il peggio dovevo ancora vederlo: nelle vie di Monza e nel parco c’era un fiume di persone. Penso di non averne mai viste così tante tutte insieme. I nostri capi sono stati bravissimi a tenerci sotto controllo… e un po’ lo siamo stati anche noi ad ascoltarli.
L’attesa per il papa è stata lunga e noi abbiamo pranzato e giocato.
Il parco era diviso in tanti rettangoli e il nostro era il 28.
Quando è finalmente arrivato a Monza, il papa con la papa mobile ha percorso le stradine tra i rettangoli, così ho potuto vederlo da vicino. Avevo già incontrato il papa a Roma, quando ha ricevuto noi scout in piazza San Pietro, ma questa volta non era solo un puntino lontano.
Se proprio devo essere sincera, la Messa è stata un po’ lunga e noiosa, ma ascoltare le parole della predica è stato emozionante.
La vera avventura è stata andarcene dal parco: siamo usciti tutti nello stesso momento e tutti o quasi siamo andati alla stazione. Lì in fila noi lupetti eravamo schiacciati come… lupi in scatola, ma anche in questa occasione non ci siamo scoraggiati, e quando abbiamo incontrato un reparto di Scout di un’altra città abbiamo cantato con loro “Un bravo lupo io voglio diventar…”
Voglio concludere l’articolo ringraziando i miei super capi per averci fatto vivere questa avventura fantastica.

Domenica delle palme con San Francesco

ttscout160 (15)Quest’anno nel giorno della domenica delle palme siamo andati al Sacro Monte d’Orta.
Noi Lupi della Brughiera abbiamo incontrato san Francesco, che è anche il patrono di noi lupetti.
Il santo ci ha detto che lui voleva la pace nel mondo ed è per questo che è andato proprio dove c’era la guerra, per farla cessare. Noi lupetti siamo stati nominati ambasciatori della pace e come segno del nostro incarico ci ha dato un Tao, benedetto da don Matteo il sabato prima insieme agli ulivi.
San Francesco ha intrapreso un lungo viaggio verso una terra lontana in cui il capo era Saladino. Quando finalmente è arrivato in questa terra, san Francesco è entrato in un tempio per poter incontrare questo Saladino di cui parlavano tutti. Per poter entrare in questo luogo sacro, però, si è dovuto togliere i sandali e scoprire la testa. A questo punto si è seduto e Saldino gli ha dato dell’acqua per lavarsi le mani e poi anche uva, datteri, albicocche e prugne secche e pane azzimo. Anche noi lupetti abbiamo bevuto la stessa acqua e mangiato lo stesso cibo.
Saladino ha fatto sedere san Francesco accanto a lui perché ha capito le sue intenzioni e vuole aiutarlo.
Noi lupetti possiamo fare come san Francesco quando non ci picchiamo e non offendiamo anche se siamo arrabbiati o furiosi. Per migliorare noi stessi dobbiamo cercare di non litigare e giocare con tutti senza fare preferenze. Forse sembra poco di fronte a problemi più grossi come la guerra, ma se facciamo noi per primi un piccolo gesto che, magari, sarà seguito da altri e tutti insieme faranno un grande differenza.
Non è facile ma con l’aiuto e l’esempio di san Francesco possiamo fare… del nostro meglio!

Colonia Grande Alce – Il mio campo scout

ttscout160 (7)ttscout160 (22)Questa estate siamo andati a Cavandone per fare il campo dei castorini della colonia Grande Alce.
Il tema era Avatar.
Lì abbiamo anche incontrato gli alieni che vivono su Pandora
E’stato bellissimo fare i lavoretti, giocare, dormire in tenda, mangiare all’aperto.
Dei lavoretti che abbiamo fatto quelli che mi sono piaciuti di più sono stati fare l’arco e giocare con le cerbottane.
Abbiamo fatto anche il bagno al lago Maggiore.
L’ultima sera abbiamo anche visto il film all’aperto di notte.
E’stata veramente una bellissima esperienza!
Giovanni Benaglia – coda nera

ttscout160 (14)ttscout160 (17)I primi giorni abbiamo dormito nella casa ed io ero nel letto a castello in alto con altri due compagni Richi e Guglielmo. Nei giorni successivi abbiamo dormito in tenda ed è stato un’esperienza bella. Poi abbiamo festeggiato il nostro compagno Giovanni che compiva gli anni. Abbiamo costruito con i nostri capi un viaggio immaginario che ci ha portati sul pianeta Pandora abitato dai Navi. Anche noi siamo diventati Avatar riconoscibili dalla faccia blu dipinta dai nostri capi. Una sera i nostri capi ci hanno fatto vedere il film Avatar direttamente sotto le stelle, ma non siamo riusciti a vederlo tutto perché si è fatto molto tardi e avevamo sonno. Per alcuni di noi questo viaggio si è concluso con il passaggio alla coda grigia oppure alla coda nera e per me ha significato tanto. È stata un’esperienza indimenticabile.
Andrea Pedrazzini – coda nera

ttscout160 (12)Mi chiamo Tommaso Tosi castoro coda nera della Colonia Grande Alce e vi scrivo per raccontarvi le cose che mi sono piaciute di più al campo estivo sul pianeta Pandora: mi è piaciuto tanto giocare con i Navi uomini blu alti 4 metri e soprattutto dormire alcune notti in tenda sotto le stelle con i miei amici e i capi… una prima volta molto divertente ed emozionante.
Tommaso Tosi – coda nera

ttscout160 (13) La cosa che mi è piaciuta di più al campo è stata di fare finta di essere un militare. Dormivo in tenda con Patrizia e avrei voluto anche Alice. Zio Malak al mattino ci svegliava in fretta. Mi è piaciuto molto il campo”
Nicolò Ottobrini – coda bianca

Al campo estivo dei castorini mi sono divertito a colorare il drago.
Riccardo Milani – coda fulva

Editoriale – Il segreto per una vita ricca è di avere più inizi che fini

Il nostro editoriale prende il titolo da una citazione di David Weinbaum. Iniziare con BP sarebbe stato scontato non è vero? Invece prendiamo spunto da una perla del consulente motivazionale statunitense di turno che racchiude al suo interno una verità scout: “la ricchezza dell’inizio”.
La gioia dell’inizio che scongiura la tristezza della fine. Il desiderio della scoperta di ciò che deve ancora arrivare che mitiga il senso di allontanamento dal comodo nido che abbiamo imparato a conoscere e ad amare.
Allegoria della vita scout che è un eterno riproporsi di passaggi: dalla famiglia alla Colonia, dalla Colonia al Branco, dal Branco al Reparto, dal Reparto al Clan per concludersi con la “non fine” ovvero un finale che in realtà è una “Partenza”: saper prendere in mano la propria storia scout e tradurla in qualcosa di concreto nel mondo.
Così ogni anno al giungere dell’autunno tutti noi, dal giovane castoro al capo con lunga anzianità di servizio, ci ritroviamo a fare i conti con le novità che ci porterà il nuovo anno scout.
La cerimonia dei Passaggi racchiude in modo simbolico tutti i nostri sentimenti, le paure e le speranze.
Al temine della Grande Nuotata ritroverò il Lupo Keo che mi è stato accanto nel mio ultimo Pernotto da Coda Nera? Akela e Bagheera avranno capito che vorrei passare nel Reparto dove c’è la mia migliore amica? Sarò in grado di mettermi in discussione ed affrontare i grandi temi della vita in Noviziato e poi in Comunità di Clan? Riuscirò a prendere in mano il Branco, a valorizzare ogni fratellino e sorellina e ad essere testimone ogni giorno della mia scelta scout? Riuscirò dopo tanti anni di servizio a dire stop e accontentarmi di essere stata una persona significativa per tanti bambini e ragazzi che mi sono stati affidati?
Quali e quanti altri pensieri possono balenarci nella mente in queste giornate d’autunno dove il sole non vuole cedere al buio e il vento ci accarezza i capelli anche se sa di essere già un po’ troppo freddo.
Ma noi scout continuiamo imperterriti a guardare oltre, a compiere il nostro passo in avanti non dimenticando ciò che siamo stati e che porteremo sempre con noi nel nostro zaino, senza che questo diventi una zavorra ma il giusto peso che nel cammino della nostra vita ci tiene in equilibrio tra fine e inizio.
Buona strada e buon inizio a tutti!

Sara Michela Lualdi
Zanzara Intransigente

Sabato 14 ottobre “accoglienza”! Ma chi sono gli scout?

Questo sabato sarà un giorno speciale dedicato a quanti volessero iniziare la loro avventura scout (qui tutti i dettagli). Per raccontarvi, in modo un po’ insolito, chi sono e cosa fanno questi scout vi proponiamo uno scritto di Pierluigi Biondi:
 
Inchiodati alla fulminante ma ingenerosa definizione che di loro diede George Bernard Shaw – “bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino” – gli scout, oltre che al sarcasmo dei più, sono sopravvissuti a due guerre mondiali, al boom dei ’60, all’impegno dei ’70, al riflusso degli ’80, alla prima e alla seconda repubblica, al passaggio del millennio e alla crisi del sistema, al crollo dei miti e alla new age. Come la Dc o il Festival di Sanremo, di cui difficilmente si trovava qualcuno disposto pubblicamente a parlarne bene ma che poi – nel segreto dell’urna e dei dati Auditel – mietevano consensi, così gli scout hanno risposto alle ironie e alle raffigurazioni caricaturali riempiendo le loro sedi di lupetti, coccinelle, esploratori, guide e rover.
Le stime parlano chiaro: nei cento anni e passa di attività, almeno mezzo miliardo di uomini e donne hanno pronunciato la promessa scout, impegnandosi a compiere il proprio dovere “verso Dio, la Patria e la Famiglia”, ad “agire sempre con disinteresse e lealtà” e ad “aiutare gli altri in ogni circostanza”, dando sempre “il meglio di sé”.
Tra loro molti i nomi celebri: dai coniugi Clinton al colonnello Muammar Gheddafi, dall’astronauta Neil Armstrong all’icona pop-rock Jim Morrison e – per restare in Italia – i politici Ignazio La Russa e Giovanna Melandri, i cantanti Gino Paoli e Jovanotti, il capo della Protezione civile Guido Bertolaso e il dirigente del Sismi Nicola Calipari, morto a Baghdad durante la liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena. Anche Georges Prosper Remi – in arte Hergé, creatore di Tintin (foto a sinistra) – ha calzato il bizzarro cappello a larghe tese e un suo murale, dipinto sul corridoio di una scuola dismessa in cui sono riprodotti degli scout, è diventato un oggetto di culto per gli appassionati delle opere del disegnatore belga.
L’atto di nascita dello scoutismo è del 1907, quando l’ufficiale dell’esercito inglese Lord Robert Baden Powell portò una ventina di giovanotti nell’isola di Brownsea, nella Manica, per dar vita al primo campo – jamboree in gergo scout – della storia. L’idea, a B. P. (come affettuosamente viene chiamato dai suoi seguaci), venne dopo aver verificato il successo che il manuale Aids to Scouting – scritto originariamente per i suoi soldati – aveva tra i ragazzi, a tal punto da essere adottato come libro di testo nelle scuole. Da lì la pubblicazione, nei primi mesi del 1908, del manuale di formazione Scouting for boys che diventerà la Bibbia di intere generazioni con i pantaloncini corti e il fazzolettone al collo.
Alla figura del fondatore, recentemente, la Lizard Edizioni – la casa editrice fondata da Hugo Pratt – ha dedicato il volume a fumetti di Ivo Milazzo e Paolo Fizzarotti intitolato Impeesa (p. 72 a colori, € 19,50) come il soprannome con cui gli zulù africani chiamavano Baden Powell.
Attualmente gli scout presenti nel mondo sono quaranta milioni, di cui almeno duecentomila iscritti in una delle tre associazioni della penisola: Agesci, Fse e Cngei, le prime due di ispirazione cattolica, la terza laica. Un esercito che marcia zaino in spalla e sacco a pelo, ordinato in squadriglia o in pattuglia, a far esperienza di vita comunitaria all’aria aperta. Non esistono problemi insormontabili: un fuoco da accendere in condizioni precarie, un accampamento da allestire all’improvviso o un ferito da curare, per ogni cosa c’è una soluzione. Una solida formazione, tanta buona volontà e inesauribile inventiva, questo è il segreto.
Pronti a dare una mano dove serve, gli scout si distinguono per la loro concezione di una solidarietà fatta “di prossimità” (quasi una versione attualizzata del comandamento evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso”), lontana anni luce dal professionismo del buonismo internazionale che corre in soccorso dei terremotati dell’ultimo anfratto del pianeta o che fa barricate contro l’estinzione di un rarissimo insetto della foresta amazzonica ma che si accorge dell’anziana dirimpettaia morta da una settimana solamente all’arrivo dei vigili del fuoco. Abituati al rispetto e alla fatica, tipi così difficilmente diventano bulli: ecco perché, in occasioni quali il concerto di qualche giorno fa di Fiorello e Baglioni contro la violenza degli adolescenti nei confronti dei loro coetanei, è più facile scoprirli dall’altra parte delle transenne a distribuire acqua o a prestare soccorso piuttosto che ad agitarsi a ritmo di musica. Così come si possono trovare, durante i sabati sera degli happy hour portati fino al mattino e delle corse in automobile, a spiegare ai ventenni i rischi dell’alcool o dentro qualche carcere a fare volontariato tra i detenuti o a dare assistenza tra i pellegrini del Giubileo romano. Oltre che prendersi cura degli altri, però, sono anche capaci di pensare a se stessi, sviluppando una spiccata propensione all’adattamento nelle situazioni più difficili e alla pianificazione del lavoro di squadra. Non è un caso, quindi, che l’Università Bocconi mandi i suoi allievi a studiare il modello scout a Ginevra o che l’agenzia di lavoro interinale Adecco suggerisca ai candidati di inserire nel curriculum le esperienze da esploratore o da rover. Perché una volta scout lo si è per sempre, come recita il loro motto: semel scout, semper scout.
Ha detto bene Edoardo Missoni (foto a sinistra), segretario generale uscente dell’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout: «Lo scoutismo è l’unica scuola di management al mondo ad avere 100 anni di tradizione, e l’unica che si può frequentare a partire dagli 8 anni di età».
E allora perché di loro rimane lo stereotipo del “fregnone”, quello – per intenderci – descritto con l’attempato Nuvolone da Carlo Verdone nel suo ultimo film Grande, grosso e… Verdone? Chissà se per la loro somiglianza a dei novelli Balilla (analogia fin troppo spiccata se il regime decise che di milizia giovanile ne bastava una e decretò lo scioglimento del movimento scout e lo condannò alla clandestinità del periodo detto della “Giungla silente”). Oppure per la rappresentazione che Clark Barks ne diede, a partire dal 1951, con le Giovani Marmotte disneyniane interpretate da Qui, Quo e Qua – nipotini dello sfaccendato e sfigato zio Paperino – che si mostrano tronfi sull’attenti petto-in-fuori-pancia-in-dentro al cospetto del loro capo, quel trombone del Gran Mogol, smaniosi di ricevere la milionesima medaglia per l’ennesima prova di capacità e di coraggio. O forse ancora, la risposta potrebbe fornirla lo storico John Springhall che, in un articolo pubblicato nel 1972 sulla rivista International Review of Social History, così definiva – con pomposissima retorica progressista – il movimento scout: «Una versione personalizzata (del fondatore Baden Powell, ndr) di socio-imperialismo, onnipresente darwinismo sociale e culto edoardiano dell’efficienza nazionale».
Una macchietta, in pratica. E sì, perché le uniformi, l’organizzazione gerarchica, la disciplina, la “buona azione quotidiana” – da che mondo è mondo – stimolano lo sghignazzo negli invidiosi che camuffano il proprio conformismo, ideale o sociale che sia, con il ribellismo dei costumi. Gli stessi che non ci spiegano perché debba apparire più ridicolo un ragazzino beneducato con i pantaloni alla zuava che dorme in tenda piuttosto che un adulto (?) con le treccine rasta che si sballa rinchiuso dentro un centro sociale.
 
Pierluigi Biondi (L’Aquila, 1974), giornalista, scrive per il quotidiano Secolo d’Italia e la rivista Senzatitolo, trimestrale di teatro e cultura. Ha collaborato, in qualità di editor, al libro Tre punti e una linea. La storia attraverso la radio (ed. Teatroimmagine, 2007). Dal 2004 è sindaco di Villa Sant’Angelo (Aq).
 
L’articolo è stato ripubblicato dall’originale sull’archivio-blog di Roberto Alfatti Appetiti