Archivio mensile:maggio 2018

Un appuntamento da non perdere

Dimitri era un brav’uomo, un onesto lavoratore e un buon padre di famiglia e una sera, mentre pregava, gli capitò di dire così: “Buon Dio, ti ringrazio di tutto ciò che mi hai donato, delle tante cose che mi rendono felice. Una sola cosa mi manca: vorrei incontrarti faccia a faccia.” Quella notte, in sogno, un angelo gli apparve e gli disse: “Dimitri, Dio ha ascoltato la tua preghiera e ti da appuntamento domani a mezzogiorno al crocevia di San Michele.”
All’alba Dimitri saltò giù dal letto: il crocevia di San Michele distava due ore di cammino dalla sua città ma non sarebbe arrivato in ritardo per nulla al mondo. Si vestì di fretta, salutò la sua famiglia e si mise in cammino. Dopo un po’ che camminava si trovò a passare vicino a un ometto che tirava un carro pieno di fieno. La scena gli parve insieme buffa e strana: “I carri si fanno tirare agli animali… e comunque quest’uomo non andrà molto lontano: il carro è troppo pesante…” Non aveva neanche finito di formulare questo pensiero che l’uomo che tirava il carro lo chiamò e cominciò a pregarlo: “Ti prego, buon’uomo, aiutami a tirare il mio carro. Non te lo chiederei se non fosse proprio necessario. Ho un appuntamento molto importante e non vorrei proprio perdermelo.” “Mi spiace – rispose Dimitri – ma anch’io ho un appuntamento molto importante e non arriverei tardi per nessuna ragione al mondo.” “Ma se mi dai una mano – replicò l’uomo supplicante – magari arriveremo tutti e due in tempo per i nostri appuntamenti.” Ma Dimitri già si stava allontanando con passo spedito nonostante l’uomo continuasse a chiamarlo e a pregarlo: non sarebbe arrivato tardi al suo appuntamento.
Arrivò al crocevia di San Michele con largo anticipo e si mise ad aspettare. Il sole arrivò nel punto più alto del cielo e poi cominciò a scendere. L’eccitazione si trasformò lentamente in cupa rassegnazione: chissà cosa si era immaginato… Verso il tramonto si decise a tornare a casa e, vedendo arrivare il carrettiere, si stupì della determinazione di quell’uomo e si sentì un po’ in colpa per non averlo aiutato: dopotutto aveva speso la sua giornata seduto a un crocevia… Quando lo incrociò sulla strada era deciso a non incrociare il suo sguardo ma… Rimase come fulminato: il volto dell’uomo era una maschera di fatica e di dolore.
Dimitri tornò a casa che era già buio: entrò in casa, salutò a malapena la sua famiglia, rifiutò di mangiare e salì in camera. Si mise in ginocchio vicino al letto e alzando gli occhi rossi per il piantò disse: “Non ho avuto neanche il coraggio di chiederti perdono.” La luce della candela illuminava appena il volto del carrettiere sulla croce.
Non si può scegliere bene se non si tengono gli occhi aperti per riconoscere la verità.
-Don Matteo

Notizie dal passato

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Una nuova rubrica sta per apparire sul nostro amato Tuttoscout e lo farà senza troppi complimenti né remore per gli imbarazzi che potrebbe suscitare in qualche volto noto (anche se difficilmente riconoscibile a causa di qualche “cambio di chioma”). Come dice il saggio Rafiki “Il passato può fare male” ma non dobbiamo smettere di ricordare chi siamo. Ecco perché abbiamo pensato ad una simpatica esplorazione del nostro passato attraverso i notiziari del Bustotre!
Lo sapevate che c’è stato un giornalino del Bustotre prima del Tuttoscout? E che il reparto femminile “Le Betulle” aveva un giornalino proprio? E che mentre voi pensate stupiti al fatto che ci fosse un reparto femminile, qualcuno ha recuperato dall’oblio un dissacrante periodico autostampato dal Clan del Brugo? Il titolo di quest’ultimo potete leggerlo dall’immagine ce c’è qui.
Ma non possiamo farvi aspettare! Iniziamo con una bizzarra pagina da Il Rutto – Speciale Estate del 1996…

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Amore VS Amore

Qualunque riferimento a fatti, persone o avvenimenti realmente avvenuti è puramente casuale.
Mi sono divertito un mondo a spiegare il tema di questo Tuttoscout ai ragazzi del mio reparto che scrivono su questo giornalino perché, non appena ho pronunciato loro la parola “Discernimento” hanno strabuzzato gli occhi, alzato le sopracciglia e tirato le guance così tanto da far sembrare che i denti tentassero di fuggire dalla bocca.
Insomma, erano caduti nel panico più totale, per fortuna sopito da una traduzione in italiano del termine e la rassicurazione che, come sempre, potevano gestire il tema come meglio sentivano nelle loro produzioni.
Probabilmente anche io, anni addietro, devo aver reagito così quando ho sentito la parola per la prima volta o forse, con quella gioia spesso scambiata per vilipendio che mi suscitano le cose di chiesa, mi sono messo a ridere. Perché la prima volta che ho incontrato questa parola è stata in compagnia di un’altra parolaccia, per fortuna più comprensibile: “vocazionale”.
Il “discernimento vocazionale”, per quello che ho potuto capire, è l’atto del comprendere se il mettersi o meno al servizio del Signore è la propria strada; se la chiamata che senti è davvero quella di Dio o soltanto un seccante centralinista. Per capire bene questa differenza, esistono anche dei veri e propri seminari, che siete liberi di immaginare come i nostri campi estivi, ai quali partecipano moltissime persone.
Un mio amico è stata una di queste persone.
Alcuni penseranno di aver già intuito in che direzione vuole andare l’articolo ma, mi spiace deludervi, questa non sarà un’agiografia. Il mio amico infatti alla fine ha deciso di rimanere un semplice civile, che evidentemente Dio aveva un altro piano per lui e di cambiare agenzia telefonica.
Naturalmente, il processo decisionale non è stato semplice: non so con precisione cosa possa aver pensato in quei giorni complicati. Posso però immaginare che abbia comparato, soppesato vari aspetti della sua vita presente e futura ed abbia deciso in favore di quelli che riteneva più importanti. Qui finiscono le mie conoscenze da amico ed iniziano le mie fantasie di scrittore. Circola infatti una voce su questo mio amico la quale, benché io ritenga essere frutto di pura invenzione, ho deciso di considerare reale, per continuare più agevolmente la narrazione del mio articolo: si vuole infatti che proprio nel giorno in cui doveva partire per il seminario, questo mio amico avesse dato il suo primo bacio.
Amore di Dio, o amore terreno? Questo, secondo me, è un ottimo esempio di capacità di distinguere. Mentre spiegavo il concetto di discernimento ai miei ragazzi, infatti, ho deciso di puntare su esempi semplici, come il saper distinguere tra il bene ed il male.
La verità però è che nessuno che sappia fare questa distinzione sceglierà mai coscientemente il male e, se anche lo facesse, sarebbe perché è convinto che questo porterà ad un bene più grande in un secondo momento.
Imparare a distinguere, invece, tra due cose buone e che si amano, quale sia quella che fa per noi, è infinitamente più difficile.
E la cosa più interessante è che questo dilemma non è risolvibile. Discernimento infatti significa semplicemente questo: il saper distinguere e quindi, potenzialmente, anche il rendersi conto che entrambe le proposte che abbiamo davanti sono per noi perfette o, quantomeno, allettanti. In che modo, quindi, possiamo uscire da questa situazione?
La risposta, come in realtà immagino abbiate già intuito, è di scegliere una delle possibilità.
Il come operare questa scelta, è un viaggio che sia io che voi, cari lettori, dovremo intraprendere da soli.
Magari, se possibile, baciati da qualcuno ad inizio percorso.
Tricheco birbante

Marcel Callo

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Il 4 ottobre 1987 molti giornali in tutto il mondo portano la fotografia di un giovane in divisa scout. Quel giorno infatti Giovanni Paolo II lo colloca nell’elenco dei Beati. Da quel giorno nelle chiese si possono fare altari dedicati a lui, come si fanno a S. Francesco o a S. Antonio.

Chi era questo capo squadriglia? Si chiamava Marcel Callo ed era francese: fece la sua promessa nel 1934 ed era molto fiero di essere scout. Nello stesso anno Marcel cominciò a lavorare come apprendista tipografo e nel 1936 diventò capo della squadriglia Pantere, che era composta di ragazzi lavoratori come lui.

Marcel è un ragazzo che mantiene la sua Promessa scout e cerca di lasciare il mondo un po’ migliore di come lo ha trovato, impegnandosi anche nella Gioventù operaia cattolica (JOC), in cui passò allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Nel 1943 Marcel riceve l’ordine di andare a lavorare in Germania, lui ci va seguendo le indicazioni del suo vescovo, perché bisognava tenere alto il morale di tanti ragazzi lavoratori. Per lui si tratta di aiutare il prossimo in una circostanza precisa. Nel primo periodo in terra tedesca si dà da fare per trovare una cappella e far celebrare Messe in francese per i francesi. Anima liturgie, commenta le letture, dirige i canti. Poi organizza un coro, una squadra di calcio, un piccolo gruppo teatrale e alcune sezioni della Joc che visitano i malati e distribuiscono medicine.

Ma malgrado le precauzioni prese, il 19aprile 1944 Marcel e altri 11 vengono arrestati. L’accusa? “Viel Zu Katholsch” (troppo cattolici); viene condannato ed inviato nel lager di Mauthausen, dove muore il 19 marzo 1945.

Dialoghiamo per crescere

Come si diventa un buon capo? Come si capisce se ciò che si sta insegnando ai ragazzi è assolutamente corretto e se le decisioni che si prendono diano i risultati migliori?
Forse è l’esperienza, forse bisogna leggere libri e ascoltare coloro che sono più esperti… forse il modo migliore per capire queste cose, e quindi differenziare un insegnamento corretto da uno sbagliato, è il confronto. Crediamo che il confronto sia lo strumento più adatto per interagire meglio con gli altri. Attraverso il dialogo e l’esperienza comunitaria noi possiamo crescere come persone responsabili, in grado sia di dare, sia di ricevere valori e sani principi.
Dopo aver preso la partenza oltre a tutte le varie componenti che un partente dovrebbe avere, egli sa che è all’inizio di un nuovo cammino, ha già gettato le fondamenta, ma l’edificio è ancora da costruire; e quale strumento migliore possediamo, se non il dialogo? Infatti una recente ricerca ha dimostrato che il più importante elemento che ha permesso all’uomo di sviluppare in modo così sorprendente le proprie capacità mentali e di migliorare le proprie conoscenze è riconducibile alla crescente interazione tra le persone.
È necessario perciò un confronto con i capi per capire, tramite le loro esperienze, quali scelte potrebbero essere le migliori; è indispensabile anche dialogare con i ragazzi per apprendere se dal loro punto di vista siamo dei buoni testimoni dei valori scout; è importante infine effettuare un cammino personale di fede, per poi condividerne l’esperienza con gli altri.
Condividere le proprie idee e pensieri non è facile; qualcuno potrebbe aver paura che quello che si sta per dire sia sbagliato o che per una parola di troppo si possa ricorrere all’ira o allo sdegno di chi ascolta. Bisogna eliminare questi pensieri dalla propria testa e parlare con gli altri senza paura, cominciando magari con le persone con cui ci si trova meglio, per poi riuscire ad aprirsi anche con gli altri. Magari anche quel ragazzo, sì, quello sempre seduto dall’altra parte del cerchio con cui al massimo abbiamo scambiato un timido ciao, anche lui, magari, potrebbero avere molto da dirci e da darci. Basta saper guardare le persone nel profondo, e non solo in superficie.
Bisogna superare la barriera della paura di non farcela, del timore di essere criticati perché troppo rigidi o perché troppo permissivi e riuscire ad essere semplicemente… noi stessi.
Ammettere in primo luogo le nostre imperfezioni, i nostri possibili errori e, di conseguenza, renderci conto che quando gli altri sbagliano non devono essere giudicati e basta, ma guidati a comprendere in che modo superare gli ostacoli e andare avanti.
Barbagianni riflessivo
Lupo selettivo

Lista Alveare

In occasione delle elezioni politiche, tenutesi domenica 4 marzo, la neo-formata Pattuglia Contenuti ha dato voce a quella che sentiva essere un’esigenza del Clan Kypsele (in greco “alveare” ndA), organizzando due attività ricche di informazioni. È sicuramente risaputo quanta rilevanza abbia per il clan la scelta politica (non a caso ha uno spazio tutto per sè sulla CartadiClan e tra le scelte della partenza); per questa ragione, armati di curiosità e pazienza, abbiamo cercato di far luce sulla situazione politica italiana. In primis, come sempre, ci siamo impegnati per raccogliere quante più informazioni possibili – impresa questa, tutt’altro che semplice dal momento che le “nozioni base” non si possono trascurare e bisogna, necessariamente, fare attenzione a trarre informazioni da siti attendibili. Insomma il rischio di imbattersi in fake news era elevato, ma tutto sommato, avvalendoci del nostro spirito critico, abbiamo svolto un buon lavoro, pur avendo riscontrato una certa difficoltà nel valutare le spese economiche e la realizzabilità di ciascun programma (menomale che tra noi ci sono i Ragionieri!). Quindi, spronati dalla Pattuglia Contenuti, abbiamo provato a stilare un nostro programma di Clan, per poi renderci conto, quasi immediatamente, di quanto fosse difficile pensare e programmare progetti in ambiti così importanti e, ancora, quanto fosse difficile che tutti lo condividessero. Insomma, al di là del pensiero politico di ciascuno e al di là di chi abbiamo votato, tutti noi che prima guardavamo con diffidenza ad ogni proposta, mettendoci in gioco in prima persona, abbiamo riconosciuto le difficoltà di fare politica ed essere autorità. C’è, inoltre, da sottolineare l’entusiasmo che necessariamente va ricercato quando ci si approccia ad una materia di questo tipo, complessa e, purtroppo, vissuta come lontana da molti. Le notizie che spingono alla rassegnazione non mancano certamente (politici di dubbio valore, programmi di dubbia realizzazione); abbiamo, però, capito che è necessario sforzarsi di rimanere aggiornati per fare scelte consapevoli, così da poter muovere critiche valide e motivate sul sistema, non fondate sul sentito dire e, in qualche modo, di metterci del nostro, per cambiare ciò che non funziona.
Chiara Sidoti, Elena Banda

Il saper distinguere

Il saper distinguere è importante per conoscere e comprendere il mondo che ci circonda ed è un aspetto fondamentale per crescere e diventare grandi.
Infatti, ritengo molto importante questo concetto del saper distingure soprattutto quando parlo con le persone, riuscire a capirle e comprendere le loro intenzioni e atteggiamenti.
A volte una persona è burbera e scontrosa solo perché timida o timorosa di ciò che la circonda, come me, anche se spesso non lo faccio notare.
Saper distinguere significa non cedere alle facili promesse, una vita facile e di successo deve essere costruita da impegno e molta volontà per poi poterne raccogliere i frutti.
Alla base di tutto c’è sempre la conoscenza, un insegnante severo e che certamente non ci piace è un insegnante che non solo ci trasmette la sua conoscenza ma ci prepara ad affrontare le difficoltà della vita.
Saper distinguere non è mai facile e comporta spesso di commettere errori, l’esperienza ci aiuterà a semplificare questo “processo” con il tempo e l’età le persone si capiscono al volo, a volte basta un’occhiata o farci una chiacchierata per capire che tipo sono.
Per me saper distinguere è sempre stato un problema ma di recente ho fatto alcune scelte che si sono rivelate, stranamente, giuste.
Francesco Cacciagrano

Un’attività speciale

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E rieccomi qui, a raccontarvi questa nuova esperienza, bene iniziamo subito, la giornata è iniziata con Max, un mio capo reparto era vicino ai capi, del reparto dei Phoenix; e stavo pensando: “no cavolo, perché è assieme a loro?, ci vuole mollare”.
Invece, non era così perché, poi si sono avvicinati gli altri capi, e hanno fatto attenzione, e poi chiamata. Da quel momento, abbiamo capito che avremmo passato, una giornata all’insegna del divertimento.
Una volta presentato, i capi hanno introdotto il tema facendo una scenetta, il tema era Masterchef, e dopo ci hanno diviso in sei gruppi, però se volevamo cucinare, prima si dovevano prendere gli ingredienti. A ogni gruppo, hanno indicato un ingrediente, che doveva essere servito o nel primo, o nel secondo, dopo ciò siamo andati a comperare il cibo, e dopo abbiamo preso il treno verso Caslino al piano. Verso le 11 siamo arrivati, eee…  accendiamo i fuochi e da là in poi è partita la gara, io e la mia squadra, siamo partiti bene e come menù abbiamo fatto:
1-Tagliatelle ai broccoli e bacon (erano molto buoni, sospratutto senza il sale, perché dalla fretta ce lo siamo scordato).
2-Purea di broccoli e mini crocette e pane tostato.
Secondo noi, è stato il piatto migliore perché in quel momento eravamo più uniti.
Come gran finale… BANANA SPLIT,
che tra l’altro dovevamo presentarne tre ma una si era bruciata e dopo era caduta.
Grazie alla nostra bravura, e al lavoro di squadra, siamo riusciti a qualificarci, sul podio, al secondo posto.
È stata una giornata bellissima, da rifare assolutamente, spero che ci risaranno altre occasioni di questo genere. Un grazie speciale ai capi e alla loro organizzazione.
Grazie capi!
Klaudia
Civetta perseverante